Forever Young
I bamboccioni non hanno età. Anzi, ad essere onesti ne hanno una sola e si tratta di una inossidabile e costante adolescenza determinata a non abbandonare il campo nonostante i soggetti in questione non soffrano più di acne giovanile da un bel po'. Ma quali sono i sintomi di questa condizione apparentemente irreversibile? Prima fra tutte la tendenza ad andare in giro con un fedele gruppo di amici, possibilmente risalenti ai tempi della scuola, lasciarsi coinvolgere in attività ludiche piuttosto discutibili e salutare con entusiasmo qualsiasi espressione corporale, come se fosse prova di un talento misterioso di cui farsi belli con una certa vanagloria. Accanto a questi soggetti, orgogliosi di sfoggiare un look da nerd dodicenni, si affiancano donne più mature e inspiegabilmente attraenti pronte a costruite una vita e una famiglia con loro o nonostante loro. Di questa categoria fa parte Lenny Felder che, facendo sfoggio delle sue maxi t-shirt e di pantaloncini oversize, con l'innocenza di un ragazzino torna a vivere nelle sua cittadina natale nel Cunnecticut. All'attivo ha molti successi ad Hollywood, una moglie dalle forme sensuali come Roxanne, tre figli ed una rendita che gli permette di vivere senza lavorare. Tutto questo, però, non ha minimamente scalfito la sua natura infantile tanto che, dopo aver svolto le sue funzioni mattutine di padre, passa l'intera giornata a cacciarsi nei guai con la sua cricca di amici quarantenni decisi a non abbandonare le atmosfere del liceo.
Così, tra saggi di danza, compagne convertite al pilates, il ritorno di vecchi bulli troppo cresciuti e la voglia di confrontarsi in antiche prove di coraggio, Lenny, Eric, Kurt e Marcus si trovano faccia a faccia con i ragazzi del college, ossia una nuova forma di bamboccioni in cui l'immaturità del passato lascia il posto all'ottusità del branco. Un confronto che non poteva finire se non con una scazzottata generale a ritmo dei fantastici anni ottanta. Il tutto, naturalmente, ha il sapore un po' nostalgico della giovinezza o della spensieratezza che proprio non si riesce a lasciar andare del tutto. Però, nonostante questo sentimento condiviso e perfino condivisibile, la coppia Dennis Dugan e Adam Sandler non riesce a mettere in piedi uno spettacolo in cui la comicità, per quanto demenziale, coinvolga lo spettatore fino alla risata. Tutti e due, il primo come regista e il secondo nella triplice veste di attore/produttore/sceneggiatore, tornano a lavorare insieme dopo l'esperienza di Jack e Jill, ma in questo caso la collaborazione appare stanca e poco stimolante. Un risultato deludente che molto dipende dalla rappresentazione di situazioni viste fin troppo spesso e da una struttura narrativa tanto elementare da essere quasi nulla. Indubbiamente non è semplice affrontare un sequel, il primo nella carriera di Sandler, ma più di un secondo capitolo Un weekend da bamboccioni 2 è un vero e proprio mix di sketch classici che non caratterizzano in nessun modo la storia e non interpretano in modo più moderno il genere e la sua leggerezza. A nulla valgono tuffi mortali completamente nudi, discese sfrenate all'interno di uno pneumatico o incontri ravvicinati con confraternite capeggiate dall'ex lupo mannaro Taylor Lautner per dare ritmo e allegria al film. Dunque, un'occasione che non realizza le sue possibilità e che non da giustizia ai suoi stessi interpreti. Primo tra tutti un Sandler che, nonostante i molti anni trascorsi all'interno della commedia demenziale, riesce ancora ad attribuire ai suoi protagonisti un'innocenza tanto goffa quanto autentica. Per non parlare di un gruppo di amici tutt'altro che sfigati capeggiati da una morbida Salma Hayek in versione Tina Turner e da uno Steve Buscemi in perfetta tenuta da rapper, pronti a mettersi in gioco e ridere di se stessi nonostante tutto.
Movieplayer.it
2.0/5