Trilussa e la sua poesia
Non conosceva filtri né falsi pudori: Trilussa decantava la verità in pubblico e a qualunque costo. Quel messaggio così moderno e irriverente ritorna attuale nella fiction omonima di Rai Uno (in onda lunedì 11 e martedì 12 marzo) interpretata da Michele Placido. Per omaggiare l'evento la casa editrice Mondadori ha ristampato una raccolta delle sue poesie con l'attore in copertina.
Il ritratto TV sfugge dalla retorica celebrativa per esplorare il lato più privato del "poeta dei romani", una delle figure più splendenti della letteratura italiana, soprattutto in un periodo oscuro come quello fascista. Non a caso l'arco narrativo del racconto si svolge proprio nel 1937, tra accorati discorsi del Duce e principi di dissidenza.
Carlo Alberto Salustri - questo il suo vero nome - ha condotto un'esistenza tormentata dai problemi economici e ai margini della scena letteraria della Penisola, monopolizzata dai colleghi votati al regime, tra cui Gabriele D'Annunzio (interpretato da Alfredo Pea) che, parole sue, "sa vendersi e coltivare le amicizie giuste". Il Vate risponde con altrettanto sarcasmo: "Come potrebbe comprendere i miei versi un rimatore vernacolare?".
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Nonostante le ristrettezze, il poeta non è mai ricorso a stratagemmi o scorciatoie e ha continuato ad esprimere con chiarezza i propri elogi alla libertà come nella poesia Numeri, metafora della dittatura nel dialogo tra l'Uno e lo Zero. "Scrivo quello che vedo per strada - dice nella fiction - la verità". E non ha mai smesso, a qualunque costo: "Se muovo - continua - non mi danno nemmeno l'assoluzione".
Usa le parole, i ritratti e le caricature come merci di scambio per saldare le cambiali e i debiti con i commercianti. L'ingegno, d'altronde, non gli ha mai permesso l'agiatezza che avrebbe meritato: il prezzo dell'onestà intellettuale lo ha pagato interamente.
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Il poeta, con l'appoggio e la complicità dell'amico di sempre, l'artigiano Rapiselli (Rodolfo Laganà), prende in prestito i versi di Gioachino Belli con la stessa disinvoltura con cui mette in bocca agli animali delle sue poesie come un moderno Esopo le piccole gioie e le grandi paure della realtà.
Per ricreare quelle atmosfere di una Roma pronta a trattenere il fiato davanti agli eventi che le si stanno per abbattere contro, la produzione ha sostenuto costi elevati e ha girato nella Capitale e con maestranze italiane. La qualità della fiction ripaga gli sforzi e invoglia il pubblico a riscoprire una voce fuori dal coro della nostra letteratura anche attraverso la perizia nelle musiche, nelle ambientazioni e nella scelta del cast.
Una volta tanto anche la tv, insomma, ricorda, per dirla con i versi del poeta, che "la felicità è una piccola cosa".