Oltre il confine
Hanieh, Homa e Banahfesh sono tre giovani donne iraniane, tre prigioniere che riescono ad ottenere alcuni giorni di permesso. L'idea è quella di sfruttare questo breve lasso di tempo per fuggire in una città del nord, varcare il confine e finalmente fuggire. La condizione più difficile è quella di Hanieh che aspetta un bambino e cerca disperatamente di mettersi in contatto con il suo fidanzato, Nasser, per metterlo al corrente della notizia. Le due amiche, ignare di questo particolare cruciale, continuano a preoccuparsi esclusivamente della fuga. Quando Homa ruba una macchina finalmente possono partire. Respinte da ogni albergo perché senza documenti di identità, le tre sono costrette a passare la notte in auto, prima di arrivare a casa di alcuni parenti di Homa, nella città dove sperano di incontrare Nader, l'uomo che le aiuterà a passare il confine. Il losco figuro, però, non si presenta all'appuntamento gettando nello sconforto le fuggitive; solo a quel punto Hanieh rivela di essere incinta alle sue compagne di viaggio che la accompagnano in ospedale. L'ennesimo appuntamento mancato con Nader e il furto della loro automobile è il preludio della tragedia imminente. Nasieh, insospettita dai continui malori, si sottopone a delle analisi e scopre di essere gravemente malata. L'incontro con Nasser si rende obbligatorio e per farlo la donna cerca ancora una volta l'aiuto di Nader che le consiglia di arrangiarsi da sola, certo che Nasser non l'avrebbe mai aiutata. Scoperto l'indirizzo, però, Hanieh si precipita a casa di Nasser e si confronta con lui, minacciandolo con una pistola.
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L'opera può contare sulla sentita interpretazione del cast, composto da Samaneh Vafaiezadeh, Shokouh Karimi, Negar Hasanzadeh e Mehdi Pourmoussa, con una nota di merito particolare per il tris di intepreti principali, e su uno stile contraddistinto dall'uso massiccio della camera a mano, utile soprattutto nei momenti più concitati. A dispetto di una messa in scena accurata, l'opera seconda di Naghi Nemati raramente riesce a sprigionare la sua intensità, penalizzata da una struttura d'insieme poco logica. Bisogna superare quasi la metà del film per cercare di rimettere a posto il puzzle di una storia che il regista, autore anche della sceneggiatura, racconta in maniera confusa e senza coerenza.
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Avrebbe potuto essere un interessante istantanea dell'Iran di oggi, un poetico racconto della condizione femminile, fatto attraverso gli occhi di tre donne coraggiose e moderne che cercano libertà e realizzazione altrove, Three and a half, invece, è un film che regala poche emozioni sprecando colpevolmente l'ottimo potenziale della storia, in un farraginoso sviluppo narrativo che impedisce un reale coinvolgimento.
Movieplayer.it
2.0/5