Germania, oggi. Cosa succede quando la rivalità tra due bande di teppisti e le lotte interne al corpo di Polizia si intrecciano e confluiscono in un'unica brutale spirale di violenza? L'incipit (una sequenza al cardiopalma che ci fa ben sperare sin da subito) ci conduce nel covo di una banda di malviventi pochi istanti prima di una retata degli SWAT tedeschi.
Le cose però non vanno esattamente come previsto: due agenti vengono brutalmente uccisi e da entrambe le parti si scatena un irrefrenabile desiderio di vendetta. Ad ogni costo, con ogni mezzo e incuranti della legge i superpoliziotti si mettono così sulle tracce del presunto colpevole a dispetto delle regole e del buon senso dando vita ad una guerra in cui si ritroveranno presto gli uni contro gli altri, senza esclusione di colpi. Cosa conta davvero per questi uomini, la giustizia o la vendetta?
Cinema maschio che vale il rischio
Eccessi di testosterone, intrighi di potere, il senso di colpa che prende il posto del senso di responsabilità in una storia che parla di fratellanza e cameratismo, in cui tutto è concesso ma solo da una parte della barricata. The Kings Surrender è sì un poliziesco tradizionale ma è anche un film corale che non disdegna l'approfondimento psicologico dei personaggi e riesce, grazie soprattutto all'ottima scrittura di Leinamann, a fondere più plot e tanti personaggi che appaiono inizialmente scollegati ma che con lo scorrere dei minuti confluiscono in un'unica intricata vicenda di sangue e onore. E così la voglia di vendetta degli SWAT che fino a quel momento si credevano invincibili si mescola con le vicende di due bande rivali di teppistelli di quartiere e con il bisogno di essere accettato dalla comunità del piccolo Nassim, un tredicenne figlio di immigrati che per guadagnarsi la fiducia del suo idolo, il capobanda in libertà vigilata Thorsten, decide di immischiarsi in una faida che rischierà di compromettere il suo futuro. La quiete è breve prima che si scateni la tempesta: in un crescendo di efferatezza e capovolgimenti di fronte Philipp Leinemann è un mostro di concretezza in quanto a narrazione, non perde mai di vista l'obiettivo e non fa mai troppi giri di parole incalzando il ritmo e spingendo l'adrenalina a livelli altissimi fino al punto di non ritorno, quello in cui saltano in aria gerarchie ed equilibri.
Ispirazioni, suggestioni e desideri
Dedicato ai fan del poliziesco nord-europeo e del noir 'da strada', The Kings Surrender ha il pregio di amalgamare più storie senza tralasciare nessuno dei personaggi attorno a cui esse ruotano, facendo emergere le motivazioni, le paure e i conflitti interiori di ognuno di essi. Non ci sono buoni o cattivi, ci sono buoni che fanno scelte sbagliate, cattivi che fanno le scelte giuste e un'unica certezza: l'unione non sempre fa la forza. Un film di genere che riesce ad essere avvolgente ed avvincente nonostante le tante sottotrame e i tanti personaggi disseminati lungo il percorso. Le risposte sono tutte racchiuse in una domanda, che poi è nello scambio di battute che chiude il film: "Se facciamo passare questa merda, qual è la differenza tra noi e loro?". Risposta: "Che noi possiamo".
Conclusioni
Con il cuore rivolto a C'era una volta in America di Leone e una strizzata d'occhio a Scorsese e ai moderni polizieschi scandinavi, Leinemann realizza il suo desiderio di raccontare le inquietudini adolescenziali e le mille sfaccettature delle dinamiche di gruppo confezionando un'opera solida dallo stile essenziale ed efficace.
Movieplayer.it
3.5/5