Lloyd Christmas ed Harry Dunne, vent'anni dopo. Gli ex ragazzi terribili del primo Scemo e più scemo (tra i film-simbolo della prima fase della carriera di Jim Carrey) sembrano in disarmo: il primo è ricoverato in ospedale, in stato catatonico da un ventennio, incapace di superare la delusione per l'amore non ricambiato per la bella Mary Swanson; il secondo, invecchiato e trasandato, va tristemente a trovare l'amico ogni giorno, e lo accudisce in attesa di un segno del suo risveglio. Il fatto è che, in realtà, Lloyd ha giocato al suo amico lo scherzo più grosso: uno scherzo che stavolta è durato addirittura vent'anni.
Quando realizza di essere stanco di infermieri, sedie a rotelle e vita da recluso, Lloyd decide che il gioco è durato abbastanza: durante una visita dell'amico, si "risveglia" e gli rivela la messinscena, ricevendone ovviamente un notevole apprezzamento. Ma, per un guaio finto dell'uno, ce n'è uno vero dell'altro: Harry, infatti, ha gravi problemi di salute, ed ha bisogno del trapianto di un rene. Trovare un donatore compatibile sembra impossibile... fin quando i due non apprendono che Harry ha una figlia mai conosciuta di nome Fanny, avuta da Fraida Felcher, vecchia fiamma di entrambi. L'uomo non ha dubbi che sua figlia accetterà di buon grado di donare un rene allo sconosciuto genitore; inoltre, vista in foto, la ragazza stuzzica molto le (inconfessate) fantasie di Lloyd. I due si mettono così in viaggio verso il Maryland, ma scopriranno presto di non essere gli unici sulle tracce della bella Fanny.
Nostalgia, nostalgia demente
Il clima da revival che il cinema hollywoodiano sta vivendo da qualche stagione, la tendenza al recupero delle icone del passato, una generale atmosfera nostalgica-elegiaca per i film e i personaggi che furono, non ha risparmiato neanche il genere della commedia politically incorrect: questa volta, però, sono gli anni '90 ad essere recuperati e rimessi in circolo dalla macchina hollywoodiana del riciclo, ad opera degli stessi registi e protagonisti di allora (rispettivamente, i fratelli Peter e Bobby Farrelly, nonché Jim Carrey e Jeff Daniels). Che ci possano essere tracce di clima nostalgico e patetico in un film dei fratelli Farrelly, tuttavia, sembra quasi un ossimoro: questo, almeno, conoscendo l'irriverenza, il gusto per la provocazione e lo sberleffo sopra le righe che hanno sempre caratterizzato le loro storie. La sequenza iniziale, infatti, con un Carrey finto infermo e un Daniels amorevole caregiver, si rivela subito per l'adorabile presa per i fondelli che è: con tanto di maldestro tentativo di rimozione di catetere, doloroso solo a guardarlo, e di frequenti flashback a base di pannoloni cambiati dall'inconsapevole (ma è il titolo a rivelare il termine più adatto) Daniels. In fondo, sembrano dirci registi e protagonisti, sono passati vent'anni, mica cinquanta. Sì, i capelli bianchi di Daniels non si possono nascondere, le rughe ci sono e fanno un certo effetto (specie sul volto di un Carrey che, pettinato come nel primo film, ci si aspetta quasi di rivedere col volto liscio da trentenne) ma l'attitudine "scema" e il parossismo giocoso non hanno età. Anzi, magari ce l'hanno, ma per l'ospizio c'è tempo... e il prevedibile easter egg sui titoli di coda, in questo senso, ci dà una risposta tanto improbabile che si finisce quasi per crederci.
Scemenza allo specchio
Quindi, più che di rimembrare il passato, è tempo di rimettersi in moto, e di fare i cretini quanto e più di allora. Anche la nostalgia, d'altronde (che comunque muove sempre, è bene ricordarlo, operazioni del genere) è messa alla berlina in una significativa scena; in cui i due protagonisti ricordano i bei tempi in cui, pochi secondi fa, parcheggiavano l'auto nel cortile di una sfatta Kathleen Turner. Anche lei, tra l'altro, viene sbeffeggiata nelle sue fattezze attuali senza molto riguardo, ma si rivela apparentemente ben disposta a stare al gioco: quando si fa un film con i Farrelly, d'altronde, bisogna accettare certe regole. Per il resto, Scemo & + scemo 2 corre veloce, velocissimo e complessivamente piacevole nei suoi 110 minuti di durata, offrendo una trama che (per quanto in fondo esile) è una sorta di riproposizione-aggiornamento di quella del prototipo: ancora la ricerca di una ragazza come innesco narrativo, ancora un subplot vagamente noir che vede i due protagonisti in pericolo (lì il pretesto era una valigetta piena di soldi, qui il tentativo di eliminare un ricco professore da parte di due amanti diabolici), ancora un'occasione pubblica, nell'approdo finale, in cui i due potranno esibire tutta la loro adorabile stupidità. In più, una serie di rimandi al film precedente, ad uso e consumo dei fan (il bambino cieco, ora adulto, e il suo pappagallino senza testa, il delinquente a cui avevano giocato un tiro, ritrovato vent'anni dopo, i sogni a occhi aperti di Carrey, di cui cambia solo l'oggetto), l'umorismo scorretto e all'insegna del cattivo gusto dei Farrelly spinto ancor più verso il parossismo, l'aggiunta della bella Rachel Melvin, "figlia" con tutti i sintomi della cretineria di famiglia, un cameo di un Bill Murray impossibile da riconoscere (in tuta e casco à la Breaking Bad).
Conclusioni
Fan del primo Carrey, ed esegeti del cinema dei Farrelly, non resteranno delusi da Scemo & + scemo 2: le gag funzionano ancora, il ritmo comico c'è, l'interazione tra i due protagonisti non pare aver risentito degli anni: né la maturazione artistica di un attore come Carrey sembra aver intaccato la sua attitudine alla burla piacevolmente gratuita. C'è anche spazio, sui titoli di coda, per il confronto e la giustapposizione tra alcune sequenze del film del '94 e quelle qui presenti: quasi a ribadire il carattere metà sequel, metà remake, di questa operazione, oltre che un'ulteriore concessione a quel gusto nostalgico a cui neanche due ragazzi terribili come i Farrelly possono sottrarsi.
Movieplayer.it
3.0/5