Recensione Quando meno te lo aspetti (2013)

Il nuovo film di Agnès Jaoui (coadiuvata come sempre, alla sceneggiatura, dal suo compagno Jean-Pierre Bacri) gioca con una trama di rimandi all'universo delle fiabe, mettendo in scena una commedia corale che sa affrontare con leggerezza temi di un certo spessore.

Alla fine della storia... e oltre

Laura ha 24 anni, e crede fermamente nell'arrivo di un principe azzurro, che la porti via facendole vivere una vita da favola. Quando ad una festa incontra Sandro, la ragazza sembra aver coronato i suoi sogni: il giovane, infatti, corrisponde perfettamente alla figura da lei sognata, e il colpo di fulmine è inevitabile. Ma l'idillio appena conquistato durerà poco. Due mesi dopo, infatti, Laura viene folgorata dal musicista Maxime, sguardo sfuggente e aura da bello e maledetto: l'ex principe azzurro Sandro non può reggere il confronto. Questi, da parte sua, ha i suoi problemi: suo padre Pierre si è ricordato casualmente di una profezia fattagli 40 anni prima da una veggente, che aveva previsto la sua data di morte proprio per quell'anno, di lì a pochi giorni. Nonostante il suo razionalismo, Pierre è irrimediabilmente condizionato dalla predizione; inoltre, la sua ex compagna Eleonore si è stabilita provvisoriamente da lui insieme alle sue due figlie, dando inizio a una difficile convivenza. Nel frattempo, Laura si sente irrimediabilmente trascurata dal padre e dalla matrigna, una sessantenne che si è rifatta ogni centimetro di viso per combattere il passare del tempo; la ragazza cerca rifugio dalla comprensiva zia Marianne, a sua volta alle prese con una separazione; questa però incrocia casualmente la strada di Pierre...


Se la struttura di Quando meno te lo aspetti, nuovo lavoro di Agnès Jaoui (e del suo compagno e co-sceneggiatore Jean-Pierre Bacri) non si allontana troppo da quella di tante commedie francesi recenti, va comunque sottolineato l'insolito punto di vista della narrazione, nonché la peculiarità della messa in scena. Già dal plot, infatti, si intuisce che il nuovo film della coppia flirta con l'universo fiabesco e coi suoi archetipi, riportandoli alla società moderna. Lo stesso incipit è insolito: siamo nel sogno di Laura, novella principessa persasi in un bosco incantato, che viene tratta in salvo dall'arrivo del bramato principe. Da lì, i rimandi della trama all'universo delle fiabe sono molteplici: il giorno del suo incontro con Laura, alla festa, Sandro perde una scarpa, con una curiosa inversione dei ruoli che lo vuole al posto di Cenerentola; la matrigna della ragazza, egoista e vanitosa, ad un certo punto le offre una mela; la stessa Laura, nell'episodio precedente all'incontro con Maxime, si perde davvero in un bosco, e il suo incontro col giovane ha l'aura pericolosa di quello tra Cappuccetto Rosso ed il Lupo. La sceneggiatura gioca così a carte scoperte, con un susseguirsi di rimandi espliciti (e ironici) che puntano innanzitutto a destrutturare gli archetipi fiabeschi: come la stessa regista ha dichiarato, infatti (e come si intuisce dal titolo originale Au bout du conte, Alla fine della storia) scopo principale del film è quello di raccontare cosa succede dopo il classico "e vissero felici e contenti"; con la consapevolezza che questo finale comporta sempre, in realtà, un nuovo inizio.

Così, lo script gioca con leggerezza con questa trama di rimandi, sottolineandone anche visivamente la componente fantastica (con scenografie quali quella dell'interno della casa di Marianne, ed espedienti come il freeze frame che sfuma in acquarelli, a richiamare le illustrazioni di un libro). La regista sembra divertirsi a mettere in scena le vicende di personaggi che hanno ben poco di fiabesco, preda delle loro idiosincrasie e delle piccole meschinità della vita quotidiana; mantenendo tuttavia un doppio filo con un universo fantastico entrato (anche inconsciamente) nel nostro immaginario, sottolineandone ironicamente l'evanescenza. In questo, il tono è dolceamaro, bonariamente disincantato nei confronti dei protagonisti e delle loro vicende, ma mai cinico; la singolare mistura di realismo e contrappunti fantastici rende ancor più partecipe, seppure con una nota di amarezza sempre presente, lo sguardo della regista. Con questa leggerezza ricca di sostanza, la Jaoui e Bacri riescono anche a trattare temi di un certo spessore, come la paura di invecchiare e quella di morire, la ricerca della spiritualità e la scelta del razionalismo, la necessità dell'amore e la sua inevitabile fallacia. Temi universali, spesso trasfigurati dal mito e dalle narrazioni (incluse quelle fiabesche) e riportati qui nella loro dimensione terrena; ma affrontati con notevole garbo, leggerezza, e soprattutto con uno sguardo ricco di empatia.
Se la necessità di giocare anche col registro fantastico ha comportato, per la regista, una messa in scena visivamente più elaborata che in passato, gran parte della riuscita di questo Quando meno te lo aspetti va ascritta anche agli ottimi interpreti: dagli stessi due autori (che danno vita a spassosi duetti durante le lezioni di guida impartite da Bacri) a una divertente Agathe Bonitzer negli spaesati panni di Laura; per arrivare a un Benjamin Biolay che sembra più che mai a suo agio nell'interpretare un "villain" (virgolette d'obbligo) simpatico, e più che mai narrativamente funzionale.

Movieplayer.it

3.0/5