Recensione Nessuno mi pettina bene come il vento (2014)

Il film non è esente da difetti, soprattutto dal punto di vista della sua costruzione narrativa, ma possiede quella forza genuina e quella bellezza legata ad un momento cardine della nostra vita, come l'adolescenza.

Il rumore del mare

Gea è una ragazzina di undici anni, figlia di genitori separati, che accompagnando la madre giornalista a fare un'intervista con Arianna, nota scrittrice da tempo esiliatasi in solitudine in una città di mare, decide di rimanere lì con la donna e di mandare all'aria i progetti dei suoi. Invaghitasi di Yuri, un ragazzo 'difficile' che sbarca il lunario spacciando droga e vive le giornata con un gruppo di coetanei poco inclini alla delicatezza, Gea chiede e ottiene, dopo una fuga dall'autogrill, di trascorrere qualche giorno nella villa di Arianna, in modo da poter essere vicina a quel ragazzino a cui si sente profondamente legata. La permanenza al fianco della donna, che invece vede di cattivo occhio la fascinazione che la bambina prova per Yuri e la sua cricca, si rivelerà fondamentale per tutt'e due.


Amo, quindi sono
Oggetto non immediatamente identificabile, Nessuno mi pettina bene come il vento, ultimo film firmato da Peter Del Monte, è un'opera non esente da difetti, soprattutto dal punto di vista della sua costruzione narrativa, ma possiede quella forza genuina e quella bellezza legata ad un momento cardine della nostra vita, l'adolescenza, quel periodo in cui si cerca disperatamente una propria identità, un posto nel mondo, in cui l'intelligenza, intesa come capacità logico-deduttiva, non sempre è la risposta più giusta agli interrogativi che ci poniamo, domande che forse andrebbero risolte in altro modo, facendo appello ad una sensibilità e ad una capacità di abbandonarsi a ciò che non conosce razionalità. Ecco perché non riusciamo a non guardare con favore ad una pellicola che, pur non perfetta, riesce in pieno a restituirci queste sensazioni di incertezza giovanile, attraverso una protagonista, Gea, interpretata dalla bravissima esordiente Denisa Andreea Savin, capace con la sua purezza di incarnare i dubbi e la bellezza del primo amore, ma anche i momenti più bui e difficili di un'età indecifrabile. Chi giudica frettolosamente il film di Del Monte come il banale ritratto della crisi adolescenziale di una dodicenne, non ha mai sofferto per amore e non ha mai provato quel fortissimo struggimento che ti spingere a credere al per sempre, anche se alla fine quel sentimento può durare solo un mese o una settimana.

Primo amore
La pellicola, come scritto, non è esente da difetti, soprattutto nella fretta con cui vengono risolti alcuni snodi narrativi, che appaiono talvolta forzati e non necessari (la presenza del fantomatico amico di Arianna, Paco, ad esempio, le figure dei genitori di Gea, purtroppo solo tratteggiati). Dà anche l'impressione di non 'dire' molto alla fine, ovvero che, nonostante sia una film incentrato su tre personaggi molto chiari, la scrittrice, Gea e Yuri, non sia chiaro quale sia il legame che li unisce, il vincolo che li affianca; eppure, al netto di tutto questo, c'è il percorso di una bambina che sta per diventare grande e che prova come può, con i suoi mezzi, a non perdersi quel momento fondamentale che è l'incontro con Yuri (Jacopo Olmo Antinori), il suo primo amore, un sentimento che vive in maniera totalizzante e spiazzante, che esalta tutta la sua irrazionalità (spesso sogna di stare con lui, lo 'sente' in difficoltà) ed è un elemento che non può non essere sottolineato. Del Monte è bravo quando deve mettersi in sintonia con la sua giovane protagonista, che inquadra quasi una luce tutta sua, 'scaldandola' quando più si avvicina al senso profondo della sua ricerca; meno attento ci sembra quando assembla il resto del materiale, ossia quando costruisce attorno a Gea un mondo che sembra fin troppo affollato da figure 'strane' (specialmente quelle giovanili), che appaiono eccessivamente esagerate. La più strana di tutte, alla fine, è proprio quella di Arianna, interpretata da Laura Morante, una donna che fatica ad abbandonare le sue sicurezze, le incrollabili certezze (perfino un abbraccio ad un amico viene considerato un mancamento), per ritrovare qualcosa di diverso un modo meno 'preciso' e logico di vedere e vivere la propria vita.

Movieplayer.it

3.0/5