Recensione Monsoon Shootout (2013)

Il film punta su una struttura narrativa non lineare, che unisce le caratteristiche tipiche del poliziesco occidentale a lievissimi accenni del cinema di Bollywood.

Una pioggia incessante e ripetuta

Adi è un giovane poliziotto ancora in addestramento che viene assegnato a fare da spalla al veterano Khan, noto per i suoi metodi non proprio convenzionali, perchè metta fine una volta per tutte al dominio del potente signore che controlla tutta la piccola e grande malavita del quartiere più povero di Mumbai. I due poliziotti così si mettono sulle tracce di The Axe Killer, temibile sicario del boss così chiamato per la sua abitudine di preferire armi ravvicinate come l'ascia ad una più affidabile ma meno soddisfacente pistola.
In una notte in cui il monsone si scatena e la pioggia letteralmente inonda le strade, i poliziotti riescono a braccare il feroce killer: Adi lo raggiunge da solo in un vicolo senza apparente via d'uscita, gli punta la pistola addosso e...

Da questo momento e da queste premesse la storia prende più strade parallele: cosa succede se Adi decide di sparare e uccidere The Axe Killer? Cosa invece se lo lascia scappare o ancora se decide di ferirlo solo ad una gamba? Ogni strada, ogni storia, ha in realtà gli stessi protagonisti - oltre ai sopracitati anche la bella Anu, innamorata di Adi, ma anche le famiglie del killer o del poliziotto più anziano; quello che cambia sono i destini e le scelte chiamate ad affrontare dai personaggi. Terminata una storia, che sia un happy end o meno, si ritorna alla sparatoria sotto la pioggia che dà il titolo al film, e si ricomincia da capo con la sua versione "alternativa".
Monsoon Shootout di Amit Kumar, presentato fuori concorso a Cannes come proiezione speciale, unisce le caratteristiche tipiche del poliziesco occidentale a lievissimi accenni del cinema di Bollywood (soprattutto nella fotografia e nella sottotrama romantica del protagonista) per di più optando per una struttura narrativa non lineare che in realtà sembra più adatta ad un videogame che ad un dramma.
Il risultato è appunto un ibrido che probabilmente non accontenterà nessuno e che pure nella sua ostentata e ricercata originalità finisce col risultare un qualcosa di già visto. Più e più volte.

Movieplayer.it

2.0/5