Recensione Il Natale della mamma imperfetta (2013)

Il Natale della mamma imperfetta porta anche al cinema le nevrosi di Chiara: stavolta Ivan Cotroneo mette alla berlina (ma non troppo) il tran tran delle feste...

A Natale siamo tutti imperfetti

Arrivare fuori tempo massimo, sempre in ritardo sulla tabella di marcia, è stressante nel quotidiano ma durante le festività risulta inaccettabile: scatenare l'ira dei parenti sembra l'anticamera dell'Apocalisse. Ecco perché Il Natale della mamma imperfetta chiude idealmente il cerchio di un progetto che rende omaggio ai piccoli grandi disastri del quotidiano. Il lungometraggio, prodotto da Indigo Film, 21 e Rai Fiction, arriva in 95 sale italiane per un solo giorno, il 17 dicembre, anticipando la messa in onda su Rai Due nella prima serata del 27 del mese.
Scritto e diretto da Ivan Cotroneo, tira le somme delle 50 puntate divise in due stagioni di Una mamma imperfetta, epopea giornaliera di una donna in carriera, Chiara (Lucia Mascino), alle prese con il lavoro, il marito e i due figli nel tentativo acrobatico e quasi eroico di far funzionare tutto contemporaneamente. Lei, che non riesce mai ad arrivare in tempo al cambio di stagione, stavolta si cimenta nella titanica impresa di accontentare tutti e trascorrere le ferie con relativa serenità. Lei, che s'immagina casalinga perfetta anni Cinquanta o mogliettina felice di Riccardo Scamarcio, deve fare i conti con le vacanze scolastiche, gli addobbi, i regali e il cenone dalla suocera. Vivere quello che definisce "il periodo più stancante dell'anno" amplifica nevrosi e incubi già fin troppo ricorrenti nella routine "feriale" e sembra realistica la previsione di arrivare al 22 dicembre con il 66% del carico di lavoro ancora da smaltire.


Mentre la collega giovane e single progetta un viaggio di completo relax a Zanzibar, la protagonista si concede al massimo un cappuccino con le amiche accerchiata dalle urla della prole. "Il Natale - dice, quasi sconfitta - è una fatica". "Le tradizioni - le fa eco Claudia (Vanessa Compagnucci) - sono una trappola" e lo sa bene lei che ridipinge centinaia di palline dell'albero perché la figlia le pretende, ogni anno, di un colore diverso. Marta (Alessia Barela) salta i preparativi fingendosi di un'altra religione, mentre Irene (Anna Ferzetti) moltiplica liste e post-it per far quadrare gli impegni. Tutte loro si affannano a trovare un modo per ammortizzare i danni mentre inaspettatamente sembra che una loro amica abbia ricevuto una generosa concessione dai parenti, la tanta sospirata libertà natalizia: Patrizia da Napoli fa un salto nella Capitale e si prende una pausa dalla famiglia, inclusa la piccola Karen (figlia presa in prestito da un film dell'orrore). Il personaggio di Monica Nappo meriterebbe un premio perché sono sue le battute più riuscite del film.
Niente è realmente come appare, a Natale più che mai, tranne forse nell'universo delle mamme perfette, che organizzano con mesi e mesi d'anticipo l'agenda delle festività e arrivano alla vigilia con look impeccabile e zero stress.
Il ritmo frenetico dei preparativi questa volta è dilatato nel racconto cinematografico, ma conserva la frammentarietà nata nella webseries con incursioni varie (tata e babysitter compresi). L'identità narrativa di Una mamma imperfetta ha semplicemente cambiato mezzo di espressione, ma resta la medesima, con l'aggiunta di siparietti musical.

A parlare non è solo e soprattutto Chiara: per la prima volta ci sono tempo e spazio sufficienti ad approfondire anche gli altri personaggi, offrendo uno sguardo più dettagliato sulle loro esistenze, dalla vita matrimoniale agli obblighi parentali.
L'approccio, a volte troppo ridondante e didascalico, della webseries resta lo stesso anche nel lungometraggio: Chiara spiega tutto, ma proprio tutto, al pubblico e commenta situazioni ed emozioni che spesso risultano fin troppo chiare.
Evidentemente allo spettatore piace vedersi riflesso e perdersi negli stessi labirinti mentali in cui si sente intrappolato ogni giorno nella realtà: il conforto del "mal comune" vince su tutto. E non sentirsi soli a provare insofferenza per i rituali e le convenzioni sociali delle feste evidentemente aiuta ad arrivare al 25 dicembre senza scenate o fughe.
Quindi non può mancare neppure qui il conciliante buonismo che appiana i contrasti e risolve magicamente ogni difficoltà: se al Natale non chiediamo altro che un'innocente illusione di perfezione il buio della sala cinematografica non può che accontentarci...