Donne che corrono con Lupo
Lavora sulla problematica coesistenza degli opposti il film di Michele Picchi, Diario di un maniaco perbene, opera prima briosa e divertente incentrata su un personaggio assolutamente irrisolto. Lupo è un pittore in crisi artistica che da tempo non riesce a dipingere; nello studio bohémien in cui vive, un bellissimo cappio scende giù dal soffitto e più di una volta la tentazione del nostro eroe è stata quella di metterci il collo in mezzo. Il suo non è il trauma dell'esteta che non riesce a realizzare il capolavoro della vita, ma l'angoscia che prova in quanto 'uomo perfetto'. Ed eccolo il primo contrasto che salta all'occhio; Lupo è venerato dalle donne. Le amiche lo hanno eletto come confidente supremo e tutte gli fanno la corte. Per una curiosa disfunzione, però, non ha ancora trovato l'anima gemella, anzi è stato mollato sul più bello più di una volta. Lupo allora si arrovella la mente in fantasticherie senza senso, lascia rimbombare nel suo cervello la dispettosa voce dei pensieri che lo tormentano senza pause. Si innamora di una suora che gli sembra perfetta solo perché irragiungibile, prova ad uscire con una sensuale femme fatale conosciuta su Facebook, respinge gli assalti di una materna vicina di casa, infine capitola per una deliziosa ragazza della porta accanto.
Tutte le manie di Lupo
Il film di Michele Picchi è una commedia discontinua ma godibile, che riesce ad azzeccare tono e tempi narrativi. Intriso di uno spirito surreale, perfettamente in tono con la dimensione artistica del suo protagonista, un ottimo Giorgio Pasotti, il lungometraggio di Picchi si contraddistingue per una regia molto curata, che non trascura il taglio delle inquadrature neanche nei momenti 'morti' del racconto, quelli più piani per così dire. Lupo è un artista maledetto che però non cova alcuna rabbia distruttiva dentro di sé e proprio per questo riesce a ritrovare il filo perduto in un rapporto finalmente costruttivo con una donna vera. L'effetto ossessivo, alla lunga disturbante, che riesce a creare la voce off del protagonista, diventa in sostanza un escamotage narrativo che ben si lega con la confusione provata da Lupo; per questo, superato l'iniziale fastidio, non troviamo poi così assurdo prendere lo stesso ritmo del protagonista, lasciandoci prendere mano dalle sue manie. Nulla vi è di 'psicotico' nel suo atteggiamento che risulta invece divertente. E' un alieno metropolitano, un pesce sempre fuori acqua, irrisolto e in crisi, ma capace di vero calore umano.
Contrariamente a quello che ci si aspetta, dunque, questo protagonista vive sì in una dimensione quasi patologica di isolamento, da cui riesce però quasi sempre ad evadere, fino al passo decisivo. Produzione indipendente firmata dalla neonata Cydia, Diario di un maniaco perbene rilegge in chiave umoristica lo spaesamento del maschio, per parafrasare il titolo di un romanzo di Francesco Piccolo, e lo fa consegnando le chiavi del racconto nelle mani dell'unico protagonista, una maschera affatto banale che si propone allo spettatore con una forza inconsueta. Che l'essenziale sia il rapporto con la donna, guarda caso legato a doppio filo con la sua natura di pittore, di creatore di immagini, non è affatto elemento secondario o di poco conto. Pur essendo il motivo scatenante del grande cambiamento, però, l'elemento femminile, il diverso da sé, non trova nel film un adeguata raffigurazione; tutta concentrata su Lupo il pensatore, la pellicola fatica a mostrare la bellezza e la complessità delle donne che fanno sussultare il personaggio principale, quasi si avesse paura di complicare la narrazione. Così facendo, le tre figure femminili che incrociano il cammino di Lupo, ovvero la dolce suora interpretata da Valeria Ghignone, la sensuale Angela Antonini e Valentina Beotti, diventano poco più che incontri fugaci, anche se ognuna di loro, per motivi diversi, ha un valore fondamentale per la maturazione di Lupo.
Movieplayer.it
3.0/5