Recensione Återträffen (2013)

Giocando con lo spettatore e mantenendosi per tutto il tempo sul confine tra realtà e immaginazione, la Odell ci regala un'opera d'esordio caustica, strana, innovativa, costruita in maniera del tutto inusuale che indaga sui meccanismi psicologici ed i pericoli che si celano dietro al bullismo e al rifiuto.

Compagno di niente

Un sonoro opprimente ci introduce nella sequenza di apertura del film: pochi secondi in piano sequenza a ralenti in un corridoio scolastico. Una sorta di dimensione parallela, un tunnel dell'orrore. Poi si cambia scena ed entriamo in un locale in cui si sta svolgendo una festa che celebra la riunione dopo vent'anni dei componenti della 9C della scuola Enskede di Stoccolma. Baci, abbracci, frasi di circostanza, brindisi e strette di mano si susseguono in un turbinio di incontri e di sorrisi che hanno obiettivamente poco di sincero. Quando tutti stanno per sedersi a tavola e celebrare il momento catartico della cena, nella sala entra Anna Odell, controversa ed apprezzata artista visuale oggi, ragazzina complessata e timida vittima di bullismo vent'anni prima, e si capisce immediatamente che la serata non potrà finire bene. Al patetico e retorico discorso di uno degli organizzatori della riunione, Anna risponde con un cupo discorso in cui sfoga addosso ai suoi ex-compagni tutta la rabbia accumulata in tanti anni di soprusi e cattiverie subite tra i banchi di scuola. Tra insulti, scenate, accuse di violenza e ripicche la cena finisce in rissa e Anna viene buttata fuori con la forza e spedita a casa con un taxi. Fine della prima parte.

Il film che si sta vedendo si interrompe bruscamente dopo trenta minuti di proiezione, per lasciar posto ad una nuova prospettiva, ad un nuovo impulso di finzione e ad una nuova messa in scena: il secondo capitolo mette totalmente in discussione il primo. Quello che si è appena materializzato sullo schermo è infatti un autobiografico e assai tetro breve film di finzione realizzato da Anna Odell (che nel film interpreta se stessa) con l'aiuto di una compagnia di attori per esasperare ed ipotizzare cosa sarebbe potuto succedere se alla vera riunione fosse stata invitata anche lei. Nella realtà infatti, nell'autunno del 2010, si è tenuta la vera riunione degli ex-compagni della sua classe ma lei non fu invitata. Perché hanno deciso di escluderla? Cosa volevano evitare i suoi compagni di classe? Forse che una voce inattesa potesse metterli di fronte a tutte le falsità e le ipocrisie che hanno costruito nel tempo? Oppure che quella ragazza tormentata, divenuta un'affermata artista che i media svedesi definiscono 'provocatrice', potesse mettere in discussione le vecchie gerarchie e i meccanismi di potere presenti all'interno del gruppo e costringerli a fare i conti col passato? La risposta è tutta racchiusa nella seconda parte del film, quella che racconta le vere reazioni dei veri compagni di scuola della regista, anche sceneggiatrice e interprete del film, contattati telefonicamente ed invitati, a turno, ad un confronto aperto davanti alle immagini del 'suo' film. E se l'idea di mettere a confronto la realtà con la finzione all'interno dello stesso film è geniale, il risultato ottenuto dall'autrice è sorprendente perché si tiene sempre perfettamente in bilico tra fiction e documentario, tra fatti reali e inventati.
Giocato sulla sottile linea che divide la realtà dalla messa in scena, la Odell ci regala un'opera d'esordio caustica, strana, innovativa, costruita in maniera del tutto inusuale che indaga sui meccanismi psicologici ed i pericoli che si celano dietro al bullismo e al rifiuto, sfruttando sapientemente un fatto realmente accaduto nella sua vita privata. Famosa in patria per il clamore suscitato da un progetto artistico basato sul suicidio, o meglio, sulla messa in scena di un episodio psicotico capitatole anni prima, Anna Odell prova ad anestetizzare il dolore mettendo a segno in Återträffen la vendetta per eccellenza. Sfruttando i suoi ricordi di bambina e i suoi pensieri di donna, la regista innesca una cifra narrativa inconsueta ed intrigante che riesce a condurre sul grande schermo quella che alla fine dei conti possiamo definire una vera e propria terapia di gruppo. Catartica e magistralmente diretta la scena finale in cui finalmente Anna, insieme all'ex-compagno di scuola che le faceva battere il cuore, sale sul tetto per cogliere una prospettiva diversa, quella che le permette di osservare strade, case, persone e alberi con la giusta distanza, quella che si frappone tra lei e quel mondo così banale e violento che sa far male e raramente concede risarcimenti.

Movieplayer.it

4.0/5