C'è una città del Nord dell'Argentina in cui è altissimo il numero di suicidi giovanili. Un fatto apparentemente inspiegabile che getta nello sconforto genitori ed insegnanti, incapaci di comprendere il disagio che provano i loro figli. Per Mariano il suicidio della sorella è stato l'avvenimento spartiacque dell'adolescenza, quel punto di non ritorno che ha spezzato definitivamente la serenità familiare, consegnando la madre ad uno stato di desolazione continua.
Entra a far parte di un programma scolastico speciale, una banda musicale che riunisce ragazzi e ragazze che hanno tentato di togliersi la vita o che hanno avuto diretta esperienza della tragedia tramite un familiare; un ambiente protetto, forse anche troppo, in cui il professore di musica Juan e la docente Jamina tentano di tenere a bada gli studenti, timorosi che, prima o poi, il loro disagio esploda nuovamente. Quando la paura purtroppo si concretizzerà, sono proprio i due ad entrare in crisi. E stavolta è Juan ad oltrepassare il punto di non ritorno.
Due donne per una storia
C'è una storia particolare dietro alla nascita di Announce Earthquakes, opera argentina presentata in concorso al 32.mo Torino Film Festival. Le due registe, Rocío Caliri e Melina Marcow, hanno prima fondato la loro casa di produzione, la Hulot Cine, e poi, nell'estate del 2013 hanno iniziato a lavorare allo script del film, ispirato ad una storia vera. Il lungometraggio è stato poi presentato al Bafici 2014, il Buenos Aires Festival Internacional De Cine Independiente, fino ad arrivare nel capoluogo piemontese. Spieghiamo a grandi linee il percorso produttivo di questa interessante opera prima per rimarcare la perseveranza delle autrici nel veder concretizzato un processo affatto semplice. E' anche per questo motivo che siamo portati a passare sopra a certe imperfezioni del film, legate ovviamente ad un budget molto scarso e a difficoltà oggettive che la coppia di registe e produttrici ha dovuto affrontare. Facendo di necessità virtù, incorporando le limitazioni tecniche nella struttura narrativa, Caliri e Marcow hanno firmato un lungometraggio in cui si intravedono tanti buoni elementi, che tuttavia non sempre vengono messi in risalto nella migliore maniera.
La classe
La storia di Mariano, un ragazzino giustamente toccato dal suicidio della sorella, rappresenta l'ossatura di una sceneggiatura che si concentra molto sul mondo degli adulti, mostrandoceli in tutta la loro fragilità. La madre del protagonista affetta continuamente cipolle per nascondere ai due figli le sue lacrime, Juan, l'insegnante di musica, troppo ancorato ad un passato che non gli appartiene più, svolge il suo lavoro con apparente entusiasmo e abnegazione, salvo poi crollare sotto il peso della responsabilità di dover "guidare" un gruppo di adolescenti che definire problematici è poco. La classe è un luogo preservato dal "male", ma rischia di essere un nascondiglio per persone pericolose, che possono cioè contagiare gli altri con la loro malattia.
Un punto di vista decisamente interessante che non viene però sviluppato a dovere dalla sceneggiatura, che procede senza seguire alcun filo narrativo strutturato, presentandoci dei personaggi che poi non si ritrovano più, mettendo in evidenza quelli chiave solo alla fine. E' un peccato perché il duo di autrici possiede quella sensibilità giusta per poter raccontare una storia del genere senza scadere nell'effetto a sorpresa, ma in certi punti del film la confusione è davvero alta e ci impedisce di apprezzare fino in fondo la storia di un ragazzino che, nonostante tutto, cerca di mantenere intatta una propria identità.
Conclusione
"I cani abbaiano e si prevedono terremoti", sembra essere questo il mantra del film, ripetuto ad oltranza a voler dire di un pericolo incombente, così minaccioso da non poter essere arginato. Ovviamente i terremoti di cui parla Announce Earthquakes non sono le catastrofi naturali che fanno crollare gli edifici, ma quei sussulti interni che mettono a repentaglio la coesione dell'io e in alcuni momenti Rocío Caliri e Melina Marcow riescono a farci percepire lo stato di straniamento di una micro società in cui a manifestare così violentemente il proprio disagio sono dei ragazzini. Le registe sono bravissime anche nel presentarci gli adulti come persone in balia della disperazione, puntando il dito soprattutto contro gli insegnanti, inadeguati all'importante compito che distingue il loro lavoro. Peccato solo per l'approssimazione di alcuni passaggi narrativi che rende il film troppo fumoso e poco compatto, a scapito della sua comprensione.
Movieplayer.it
2.5/5