Adama è cresciuto in una famiglia problematica, con un fratellastro e una sorella minore, in uno dei quartieri periferici di Parigi. Il padre infatti ha deciso di prendere due mogli, la seconda molti anni dopo la prima, e fin da subito la convivenza tra le donne è stata difficile, una situazione che poi si è riversata anche sui figli. Quando era soltanto un ragazzino Adama è stato investito da un auto e in seguito alle lesioni riportate ha perso la vista; non si è però abbattuto d'animo e ha trasformato la cecità nella sua forza.
Come vi raccontiamo nella recensione di Re dell'ombra, il quartiere dove vive è teatro dell'accesa lotta tra due gang rivali, una delle quali vede come leader proprio suo fratello Ibrahim, il quale non esita a usare le maniere forti per farsi rispettare. Quando però, in seguito alla morte del padre, decide di coinvolgere Adama nei suoi loschi traffici - mentre quest'ultimo vorrebbe starne fuori e condurre una vita onesta - la situazione prende una piega imprevista e i legami familiari rischiano di andare in pezzi una volta per tutte.
Fratello contro fratello
Sulla carta possedeva echi shakespeariani, adattati a un contesto moderno in uno dei territori più "caldi" al mondo dal punto di vista sociale, ovvero quello delle banlieue parigine. Zone di periferie ormai schiave della criminalità, dove immigrati di seconda e terza generazione dettano legge in un contesto complesso e difficile, dove anche le stesse forze dell'ordine hanno paura di agire per timore di essere assalite. Una terra di nessuno che appunto si poneva come ideale sfondo di questa storia che vede al centro del racconto la disfida tra questi due fratellastri, stesso padre ma madre diversa, che fin dalla loro infanzia hanno vissuto - per colpe non loro - una situazione di costante guerra tra le mura domestiche. Una tensione data dalla scelta dell'uomo di avere due mogli e che ha scatenato una serie di gelosie e rancori protrattasi fino a oggi e che prende una svolta ulteriormente cupa dopo la morte del genitore.
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Questione di sguardi
La cecità del protagonista poteva suggerire, incastrate in un'ottica tipicamente di genere, suggestioni alla Zatoichi, il leggendario guerriero cieco interpretato tra gli altri da Kateshi Kitano. Ma in Re dell'ombra si è invece preferito optare per dinamiche da thriller moderno con forzati innesti melodrammatici, tanto che a un certo punto l'inaspettato ritorno della vista apre la strada a ulteriori sotterfugi e inganni nella gestione della matassa, purtroppo mal sfruttati da una sceneggiatura confusa e imprecisa, che toglie fascino ai personaggi e trascina stancamente gli eventi fino al prevedibile epilogo. Frasi fatte in serie, da "il nemico del tuo nemico è tuo amico" a puri slogan psicologici del calibro di "trasforma le debolezze nella tua forza", sono l'emblema di una narrazione concepita su stereotipi e luoghi comuni, troppo inerme per risultare avvincente anche nelle scialbe dinamiche action, anch'esse cariche di inverosimiglianze e cliché.
Una tragedia a tempo di rap
L'ambientazione non fa emergere quel senso di pericolo costante e le dinamiche relative all'asprezza di vivere in zone così soggiogate alla criminalità, con gang che si affrontano senza esclusione di colpi lasciando sulla strada una lunga scia di cadaveri, vengono depotenziate sul nascere da una messa in scena fredda e anonima, sia questa all'interno dei diroccati edifici del quartieri o all'aperto, tanto che la "resa dei conti" finale risulta un escamotage quanto mai forzato per concludere il film in un modo o nell'altro. Il cast risulta altrettanto spento e l'intera operazione appare come una sorta di veicolo per le ambizioni attoriali del rapper Kaaris, un passato controverso non avaro di condanne penali, qui nelle vesti del villain nonché autore dell'idea originale alla base del film. Proprio nella caratterizzazione agli estremi dei due fratelli antagonisti - con tanto di pratiche voodoo a far capolino - risiede l'emblema di una sceneggiatura involontariamente caricaturale, che crolla rovinosamente sotto il peso delle proprie ambizioni.
Conclusioni
Diventato cieco in seguito a un incidente, Adama cresce in una delle banlieue parigine e rimane suo malgrado coinvolto nei loschi traffici del fratellastro, a capo di una gang criminale: sarà l'inizio della fine per una famiglia già segnata da divisioni e rancori. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Re dell'ombra, ci troviamo davanti a un dramma ambientato in un contesto difficile dove ha luogo una resa dei conti tra due "fratelli a metà", il primo dei quali deve convivere ogni giorno con il suo handicap fino al colpo di scena che dovrebbe rivoluzionare le coordinate narrative. Peccato che il film non offra poi effettive sorprese e le pur insi(sti)te suggestioni melodrammatiche cadano nel vuoto, tra soluzioni banali e forzate che vanno di pari passo con la scialba messa in scena.
Perché ci piace
- La durata limitata è un vantaggio, giacché le idee sono esaurite già dopo la prima mezzora.
Cosa non va
- Una sceneggiatura improbabile nelle sue svolte melodrammatiche e nell'innesto forzato della magia nera.
- Il cast non eccelle in personaggi altamente stereotipati.
- Tensione al grado zero anche nelle fasi più concitate.