Ragazza madre per vocazione
A Todd Solondz, è noto, piace stupire e spiazzare. E anche se la corrosività di Happiness resta insuperata, quello che è uno dei giovani registi americani più acclamati (dalla critica più che dal pubblico) farà discutere anche con Palindromes, la storia di una dodicenne, Aviva Victor, che vuole essere madre. Un palindromo è il nome della ragazza (Aviva), ma forse anche la sua stessa esistenza, che da qualsiasi lato la si guardi resterà sempre fedele a se stessa, tanto da tornare alla fine esattamente uguale a quella iniziale.
La mossa-chiave di Solondz è di far recitare il ruolo della ragazzina a un nugolo di attrici diverse (persino nella stessa scena): bianche e di colore, magroline ed obese, solari o rabbuiate (c'è anche Jennifer Jason Leigh). E' una mossa che spiazza: sono forse i modelli a cui tende la ragazzina, o dei quali pensa di potersi servire per raggiungere il suo scopo.
Fatto sta che la ragazzina riesce subito nella sua impresa, ma i suoi genitori la fanno abortire. Sceglie di fuggire, sempre decisa a farsi mettere incinta e finendo in strane situazioni surreali, in luoghi pittoreschi, come una casa-famiglia di ultra religiosi, e imbattendosi in camionisti stupratori e perfino con il padre del suo bambino mai nato.
Solondz conferma la sua tendenza a trattare argomenti scottanti (qui si affacciano aborto e pedofilia) con ironia e dialoghi alla soda caustica, cercando di rendere simpatici anche i personaggi più sgradevoli. La provocazione insomma c'è, ma il veleno risulta diluito e Solondz non riesce a innescare la magica miscela di altri suoi lavori, pur evidenziando ancora una volta in modo originale i "mostri" della provincia americana e i destini degli adolescenti in balia delle derive degli adulti.
E per quanto riguarda gli altri messaggi reconditi di Solondz, basta leggere il suo consiglio: "Anche se non siete sicuri di capire il perché e il percome di tutto - e non sono sicuro di riuscirci io stesso - lasciatevi andare...».
E se lo dice lui...