Quattordici giorni, la recensione: convivenza virale

La recensione di Quattordici giorni, film di Ivan Cotroneo presentato al Festival di Torino e scelto come primo titolo originale italiano di Paramount+.

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Quattordici giorni: una scena del film

Con la recensione di Quattordici giorni, opera terza di Ivan Cotroneo che per l'occasione adatta il proprio romanzo scritto insieme a Monica Rametta, ci addentriamo in un territorio nuovo per il cinema italiano: dopo la presentazione in anteprima mondiale al 39. Torino Film Festival, il lungometraggio del cineasta napoletano sarà infatti tra i primi titoli disponibili su Paramount+ al momento dell'arrivo della piattaforma sul nostro territorio. Una scelta a suo modo forte, che punta su un'opera dal sapore attuale - siamo in piena zona pandemica, il che può anche aiutare con la fruizione internazionale qualora gli originali locali diventino disponibili anche fuori dal paese d'origine - e al contempo costruita secondo stilemi molto classici per arricchire la produzione non in lingua inglese del servizio streaming di ViacomCBS, finora noto - con un po' di rabbia da parte del pubblico - per aver comportato la rimozione di uno degli spin-off di Star Trek da Netflix.

Finché Covid non li separi

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Quattordici giorni: una foto dal set

Quattordici giorni è la durata della convivenza forzata fra Marta (Carlotta Natoli) e Lorenzo (Thomas Trabacchi). Sono sposati da quindici anni, ma lui è sul punto di andarsene perché da sei mesi ha una relazione con un'altra donna, Alessia. Solo che Marta è stata in contatto con un positivo e ha sputato in faccia al marito, rendendo obbligatoria la permanenza sotto lo stesso tetto per entrambi. Seguiranno due settimane di tensione, litigi e risentimenti, ma anche di risate e nostalgia, poiché l'obbligo di rimanere entro le mura domestiche porta i due a confrontarsi su tutto, dal tradimento di lui a come vedevano la loro relazione nel corso degli anni, con Lorenzo che ammette, per esempio, di non essere particolarmente appassionato di cinema e di aver accompagnato ripetutamente Marta in sala a vedere qualunque film, da una retrospettiva di Kurosawa ad Habemus Papam con Nanni Moretti presente in sala, solo nella speranza di portarsela a letto una volta rientrati a casa. Insomma, i due coniugi si mettono a nudo (anche letteralmente in alcuni casi, poiché il bagno è uno solo), mettendo a repentaglio quello che già prima era un equilibrio precario, al punto che si ironizza anche sul fatto che se dovessero mai smettere di litigare, i vicini partirebbero subito dal presupposto che sono morti.

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Quattordici giorni: una scena del film

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Un lockdown all'italiana che ce l'ha fatta

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Quattordici giorni: una scena del film

Nell'autunno del 2020, poco prima del secondo confinamento nazionale, uscì - per poco tempo - nelle sale Lockdown all'italiana, esordio registico di Enrico Vanzina che applicava il filtro coronavirus a una classica storia di corna e trovate comiche da manuale, e di recente su Netflix è approdato 8 Rue de l'Humanité, commedia francese che si svolge interamente all'interno dello stesso palazzo, con la pandemia che costringe i vicini a imparare a conoscersi. Il film di Ivan Cotroneo ha una premessa simile a quello di Vanzina (il marito fedifrago bloccato in casa con la moglie, anche se qui è per il rischio di essere stati contagiati), ma rispetto ai due titoli menzionati poc'anzi riduce il tutto al minimo: (quasi) solo due personaggi sullo schermo, escluse alcune inquadrature mute dei vicini visti dal balcone, in un unico luogo, con il telefono quale unico contatto con l'esterno. Ma soprattutto non viene ridotto a escamotage comico il morbo che ha stravolto la vita di tutti da quasi due anni a questa parte: il Covid è presente come peso che aleggia sui due protagonisti, costantemente in attesa di notizie su un amico attaccato al ventilatore e ansiosi di sapere se anche loro soccomberanno anziché terminare la quarantena nel migliore dei modi.

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Quattordici giorni: una scena del film

La grande differenza sta proprio nel voler mettere in scena con onestà un rapporto di coppia longevo con tutte le sue sfumature, positive e negative, senza voler far ridere a tutti i costi. C'è una sincerità di fondo che attraversa tutto il film di Cotroneo, che ha il vantaggio di avvalersi di due attori che conosce bene e sa sfruttare al meglio, in ottica comica e drammatica (a volte allo stesso tempo). In mano a lui, Natoli e Trabacchi la pandemia diventa il teatro dell'assurdo dove l'impossibilità di uscire fisicamente fa fuoriuscire tutte le emozioni represse all'interno di quello che entrambi i personaggi consideravano un matrimonio ormai freddo - anzi, congelato - e impersonale, dando vita a un duello recitativo che diverte e mette a disagio in egual misura, senza cercare soluzioni particolarmente facili. Perché i rapporti umani sono complessi, e ancora di più oggigiorno grazie al virus che ha ridefinito il modo di relazionarsi con gli altri. E che difficilmente sarà storia vecchia quando il pubblico potrà assistere alle vicende di Marta e Lorenzo su quel di Paramount+.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Quattordici giorni, ribadendo come il nuovo lungometraggio di Ivan Cotroneo usi la pandemia per analizzare, in modo sincero e spietato ma a tratti anche spassoso, gli alti e i bassi di un rapporto di coppia.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Marta Natoli e Thomas Trabacchi hanno un'alchimia tangibile e a tratti molto dolorosa.
  • L'uso del Covid come elemento narrativo è pertinente.

Cosa non va

  • Chi si aspetta una commedia pura potrebbe non apprezzare certi passaggi del film.