Quando il piccolo schermo si allarga
Dalle corde di una coppia come quella di Luca (Luca Bizzarri) e Paolo (Paolo Kessisoglu), che si sono fatti conoscere al grandissimo pubblico del piccolo schermo prima come "iene" e poi per la striscia personale di Camera cafè, oltre ad aver avuto excursus nel grande schermo attingendo a piene mani nel genere della commedia, ci si aspettava un film forse del tutto scanzonato.
Al contrario ci si ritrova davanti ad un film che, attraverso un filtro sarcastico e scanzonato, affronta temi dal sapore e dal colore della ricerca introspettiva e socio/economica. N certo dono lo si offre a partire dal titolo, quella languida canzone di Mina, ... E se domani (ma, all'ennesimo titolo tratto da una canzone, che ci si debba porre delle domande?) che incornicia tutta la pellicola.
Il giovanissimo regista palermitano, Giovanni La Pàrola, maturato al DAMS bolognese, insegue con la sceneggiatura il tessuto di una storia reale di degrado, costellata di una serie di dinamiche grottesche, cercando di virare decisamente sul lato passionale e sentimentale della questione.
Dà vita in questo modo ad un film in bilico tra il thriller, l'accusa sociale contro il mondo delle banche, da una parte, e la faciloneria tipicamente italica dall'altra, la storia d'amore, e che il duo comico cerca di riportare continuamente negli stilemi del proprio genere di comicità.
Si genera in questo modo un pastrocchio visivo e narrativo, costretto tra uno script a tratti incomprensibile (si pensi alla "mano d'oro"), personaggi interessanti nei primi minuti ma che si rivelano assolutamente monocordi, e scelte di regia che, nel tentare di valorizzare al massimo i propri attori, si perde in una infinità di primi piani, la maggior parte della quale inutili, alla lunga snervanti.
Un film che si attorciglia su sé stesso, che non riesce ad esprimersi appieno in nessuna delle strade che tenta di amalgamare assieme. Un peccato, visto le potenzialità dei due protagonisti (che però al di fuori del proprio ruolo di duo televisivo rendono meno), viste le strade di inchiesta socio-culturale che sarebbero state da percorrere in ben altro modo, e vista anche una certa perizia del regista che qua e là affiora. La tentazione di creare un ibrido, terreno pericolosissimo nell'assenza di solide basi, ha prevalso su tutto, facendo perdere di mordente tutto l'impianto visivo e narrativo.
E d'altronde la distribuzione in sala a distanza di due anni dalla produzione dovrebbe far riflettere...