Proxima, la recensione: Eva Green astronauta ambiziosa con il desiderio di restare una buona madre

Grazie all'uscita del blu-ray Koch Media, abbiamo potuto apprezzare il film di Alice Winocour su un'ambiziosa astronauta divisa tra il duro addestramento per la missione spaziale e la dolorosa separazione dalla figlia.

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Proxima: Eva Green in un'immagine

L'altro lato dei viaggi spaziali, quello non spettacolare, ma umano, intriso di fatica, sudore, dubbi e affetti familiari. Come vedremo in questa recensione di Proxima, film che abbiamo potuto ammirare grazie alla recente e preziosa uscita in blu-ray targata Koch Media, siamo lieti di aver avuto a che fare con un'opera che sullo sfondo di spazio e astronavi, in realtà parla di sentimenti molto terra terra. Proxima, diretto da Alice Winocour e presentata al Toronto International Film Festival del 2019, comprende tra l'altro un cast di tutto riguardo, a partire dalla protagonista Eva Green, senza dimenticare un ottimo Matt Dillon.

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Proxima: Eva Green durante una scena

Tra la voglia di spazio e i doveri della buona madre

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Proxima: Eva Green e Matt Dillon in una scena

La protagonista di Proxima è Sarah, un'astronauta francese che si addestra presso l'agenzia spaziale europea e che intravede la possibilità di far parte dell'equipaggio di una missione destinata a lasciare la terra per un anno. Naturalmente la sua legittima ambizione passa da un durissimo e lungo addestramento, a cui si aggiungerà un periodo di quarantena. Il fatto è che Sarah deve rendere compatibile questa situazione con l'affetto e le ovvie esigenze della figlia Stella (una convincente Zélie Boulant), che ha solo otto anni, che ha già vissuto una situazione difficile dopo il divorzio dei genitori e pertanto è rimasta sempre molto legata alla madre. Ma sarà proprio al suo ex marito tedesco Thomas, che Sarah dovrà rivolgersi in questo periodo per accudire la piccola.

I sensi di colpa di una Eva Green da applausi

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Proxima: Eva Green in un primo piano

Come accennato, sullo sfondo di astronavi e missioni spaziali, Proxima in realtà affronta tematiche molto intime e umane. Sarah infatti accumula una serie di sensi di colpa per non poter passare più tempo con la figlia, c'è la sincera paura e il dolore dei mancati abbracci, del contatto fisico. Eva Green è brava a spogliarsi delle sue consuete vesti di donna fatale e calarsi in un'interpretazione che dà spessore e credibilità al personaggio: una donna determinata e abile anche a districarsi in un ambiente piuttosto maschilista, ma in preda a inevitabili fragilità e insicurezze sul piano privato.

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Proxima: Eva Green in una scena

Perché in fondo il film non parla di viaggi spaziali, bensì dell'esplorazione dei sentimenti di una donna e soprattutto del suo processo di separazione dalla figlia, alla quale restano necessari i tanti gesti quotidiani di affetto. Una donna sottoposta a un enorme carico mentale, divisa tra un lavoro decisamente particolare per il quale servono passione, forza di volontà, facoltà mentali e speciali attitudini fisiche, e la volontà di restare comunque una buona madre, nonostante la forzata lontananza dalla figlia.

La lunga e realistica routine dell'addestramento

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Proxima: Eva Green in una foto

In questo rapporto con la figlia ci sono i momenti più toccanti: un incontro attraverso il vetro, le numerose promesse che tutto andrà bene. È tutto un fiorire di piccoli gesti, di sguardi toccanti, di sofferenze quasi palpabili, che portano a distanze siderali dall'adrenalina che uno potrebbe aspettarsi da un film di questo tipo. Ma la capacità del film di Alice Winocour è anche quella di illustrare il lato dell'addestramento spaziale in maniera molto realistica: non a caso le riprese si sono svolte all'interno di reali strutture dell'Agenzia Spaziale Europea.

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Proxima: Eva Green in una sequenza

Una lunga ed estenuante routine, tra attese e tempi dilatati, che a volte sfiora quasi la documentaristica, per raccontare le giornate della preparazione e le lunghissime sedute di addestramento alla tenuta fisica e psicologica. Certo questo taglio presenta anche dei limiti. I ritmi lenti non saranno forse digeribili per chi si aspetta un prodotto diverso, inoltre c'è la sensazione che il film non riesca mai spiccare davvero il volo (giusto per restare in tema), ma si appiattisca sui suoi obiettivi. Ma forse non poteva essere altirmenti.

Il blu-ray Koch Media: video "intimo" e un audio frizzante

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Se abbiamo potuto scoprire Proxima, come detto, il merito è della recente uscita blu-ray targata Koch Media. Un prodotto eccellente sul piano tecnico: sia chiaro, il video non presenta un dettaglio incisivo, anzi il taglio è piuttosto morbido, ma perfettamente in linea con la fotografia del film e con le tematiche intimistiche, pertanto capace di riprodurre in modo adeguato le emozioni del rapporto tra madre e figlia. Nelle scene scure la pastosità aumenta e c'è un po' di rumore video, ma quando la scena respira il quadro offre un'ottima resa su tutti i piani, soprattutto in alcuni momenti dell'addestramento. Più convincente l'audio, un DTS HD 5.1 (sia in italiano che in inglese) che per gran parte si limita a dialoghi cristallini e a una discreta ambienza, ma poi sfodera i muscoli nelle occasioni che lo richiedono: anche qui i momenti salienti riguardano quelli dell'addestramento e della parte più spaziale, che rivelano una bella spazialità di insieme dai diffusori e un'efficace resa del sub. Scarsi purtroppo gli extra, dove troviamo solo il trailer.

Conclusioni

Come abbiamo visto nella recensione di Proxima, la migliore qualità del film di Alice Winocour è quella di raccontare i dubbi e le fragilità di una donna in carriera, un’astronauta sottoposta a lunghi addestramenti per la sua missione che però non vuole trascurare il ruolo di madre e per questo vive i sensi di colpa per la separazione dalla figlia. Brava Eva Green nei panni della protagonista, peccato per qualche lungaggine che pesa sul ritmo.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.2/5

Perché ci piace

  • Eva Green è bravissima a calarsi in un personaggio particolarmente complesso.
  • La sofferenza della separazione madre-figlia è ben esplorata.
  • Il realismo e la durezza dell’addestramento spaziale.

Cosa non va

  • Il ritmo e i tempi dilatati possono risultare un po’ pesanti.