Potere, amore e fantasia
In seguito al grande e meritato successo del suo 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni, Palma d'oro a Cannes nel 2007, il giovane regista rumeno Cristian Mungiu si trovò catapultato da cineasta sconosciuto ai più a nuova stella emergente del cinema europeo, e simbolo di quel cinema rumeno che in questi ultimi anni più volte è stato protagonista dei festival cinematografici internazionali. Dopo un film così cupo e cinefilo, le intenzioni di Mungiu erano quelle di tornare ad un cinema più popolare e più vicino al pubblico del proprio paese; scelse così di prendere in mano un progetto che aveva in mente da un po' e di "regalarlo" non solo al pubblico ma anche ad altri quattro registi esordienti che potessero dare una loro impronta personale alle storie già scritte dallo stesso Mungiu.
Nasce così questo Racconti dell'età dell'oro, film collettivo ad episodi che dopo essere stato presentato a Cannes nella sezione Un Certain Regard approda nelle sale italiane ed europee in una versione leggermente differente, composta da soli quattro episodi.
Tenendo quindi fuori l'episodio dei venditori d'aria, uno dei più interessanti ma anche dei più amari, rimangono così quattro storie che raccontano con grande ironia il regime comunista di Ceausescu, un'età che in realtà di dorato ha ben poco se non il ricordo nostalgico dei più anziani, mentre per i più giovani (come appunto il gruppo di cineasti guidati da Mungiu) non è altro che un insieme di ricordi - in alcuni casi semplicemente tramandati a voce - che sfiorano l'assurdo, mescolando leggenda metropolitana e realtà storica. A differenza quindi della commedia tradizionale all'italiana anni '60 e '70, a cui comunque il film si ispira, questo Racconti dell'età dell'oro non è un film di finzione o di satira sociale, ma è un ritratto veritiero, ma attraversato ovviamente da un certo spirito revisionista, di quello che è stato il (tragico) passato di una nazione intera. A differenza quindi del celebre film di Dino Risi, "i mostri" in questo caso non sono i semplici cittadini ma le autorità stesse o coloro che, per scelta o per dovere, si sono trovati ad obbedire ai loro capricci.
Ed è così che strappano più di un sorriso le avventure surreali del poliziotto a cui viene regalato un maiale ancora vivo o l'ispezione ad un piccolo paesino appena toccato dalla visita del partito, entrambe storie di povertà e dignità. Funziona ancora meglio la storia del fotografo costretto a ritoccare l'immagine del presidente Ceausescu insieme al leader francese Giscard d'Estaing: quest'ultimo porta il cappello, e così il primo a capo nudo sembra quasi assoggettarsi al capitalismo occidentale; una trovata geniale ma anche un ritratto feroce dell'idiozia delle regole del partito. Infine La leggenda del camionista di pollame, con l'attore Vlad Ivanov (già visto nel precedente film di Mungiu e in molte delle ultime opere del cinema rumeno) che è perfetto nel rendere la cieca disperazione di un uomo che ruba per conquistare il cuore di una donna, una donna che però non si cura affatto di lui ma solo di mandare avanti il proprio lavoro e vincere così la fame e la miseria.Dice la leggenda che ora si può ridere anche delle disgrazie passate.
Movieplayer.it
3.0/5