La recensione di Pleasure, esordio nel lungometraggio della regista svedese Ninja Thyberg, conclude un lungo percorso per una pellicola che è stata segnata dalla pandemia: la prima volta che ne abbiamo sentito parlare, infatti, è stata nel corso della conferenza stampa di Cannes 2020, con il film incluso nella fantomatica Selezione Ufficiale di quell'anno. Ha poi esordito al Sundance, online, nel gennaio del 2021, dando il via a una carriera festivaliera di tutto rispetto, con tappe a Karlovy Vary (dove l'ha visto chi scrive), Deauville (dove ha vinto il premio della giuria), Zurigo e altri eventi. Un film che ha segnato il cinema svedese, vincendo tre premi all'ultima cerimonia dei Guldbagge, il massimo riconoscimento cinematografico nazionale, e accompagnata ancora adesso da trovate di marketing molto divertenti: il distributore americano NEON ha photoshoppato un finto poster, mettendo i credits del lungometraggio sulla foto di Ryan Gosling nei panni di Ken nel film di Barbie che uscirà nel 2023. Per quanto riguarda l'Italia, il pubblico può ora vederlo su MUBI, dopo un breve passaggio in sala in occasione del Biografilm Festival a Bologna.
Piacere, sono Bella
Pleasure è la storia di Linnéa (Sofia Kappel), ragazza ventenne che decide di trasferirsi a Los Angeles dal suo paesino in Svezia per diventare una grande pornostar. Arriva nella capitale mondiale del cinema a luci rosse con lo pseudonimo Bella Cherry, si ritrova a vivere con altre aspiranti dive del mondo hard e comincia a inseguire i progetti giusti per farsi notare, in particolare da Mark Spiegler, uno dei nomi di punta tra i manager della comunità porno. Per farsi strada lei dice di essere pronta a tutto, anche a girare scene degradanti che non tengono per forza conto dei limiti personali del cast. Il percorso si fa sempre più complicato e disperato, non solo per Bella ma anche per le sue amiche, che si rendono conto di avere comunque poco potere in un ambiente che teoricamente agevola le donne (al contrario del cinema mainstream, il porno tendenzialmente paga meglio le attrici rispetto ai colleghi maschi), e dove la misoginia rimane un fattore importante nel determinare chi ha successo e chi no.
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Il lato oscuro del sesso
Non è la prima volta che un film propone un ritratto poco lusinghiero del cinema a luci rosse (basti pensare alla vena malinconica di Boogie Nights), ma raramente tale ritratto è stato così esplicito, non tanto a livello visivo ma sul piano intellettuale ed emotivo (al punto che alcune persone che appaiono sullo schermo con i loro veri nomi e vengono dal mondo del porno hanno preso le distanze dalla visione di Ninja Thyberg). È la prosecuzione/estensione del lavoro che la regista aveva già fatto nel 2013 sotto forma di cortometraggio, portandosi a casa un premio della Semaine de la Critique a Cannes, ed è un po' un'opera complementare al coevo Red Rocket di Sean Baker: mentre il regista americano ha messo in scena un divo maschile sul viale del tramonto che ricorre alle truffe per tornare in pista, la collega europea si concentra su una donna alle prime esperienze, affrontando in modo diverso ma spiritualmente simile il tema di un'industria capace di divorare i suoi protagonisti e rigurgitarli senza pietà.
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È una visione forte (anche su schermi di dimensioni ridotte a seconda di come si visiona il film su MUBI), dove il confine tra realtà è finzione è labile non solo per quello che riguarda le scene forti (simulate ma con alto livello di verosimiglianza), ma anche per la presenza di vere personalità del porno (Spiegler in primis), che si prestano al gioco con brio, esibendo il retroscena poco carino del piacere e dando al titolo un'aura ironica crudele e al contempo spassosa, che mette alla prova il rapporto dello spettatore stesso con le immagini hard. Un'operazione libera e coraggiosa, con al centro una performance che, a differenza del percorso di Bella, dovrebbe avere un esito felice per la sua giovane interprete, scoperta tra le più potenti del cinema arthouse europeo contemporaneo. Per Linnéa è l'inizio di un potenziale incubo, mentre per Sofia Kappel è il primo passo maggiore in una carriera molto promettente.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Pleasure sottolineando come il forte esordio svedese riesca a scavare nei recessi più profondi e meno appetibili del mondo a luci rosse, mettendo a nudo il lato oscuro del porno americano.
Perché ci piace
- L'idea di base è forte, e portata sullo schermo senza compromessi.
- Sofia Kappel è una rivelazione.
Cosa non va
- Astenersi stomaci deboli.
- Peccato che in Italia non esca al cinema.