Proprio nel giorno dell'uscita nelle sale italiane, Più buio di mezzanotte sbarca anche alla Semaine de la critique di Cannes 2014 accompagnato da una folta rappresentanza del cast e dal regista Sebastiano Riso. Nella suggestiva location del Padiglione italiano del Village International, in riva al mare della Costa Azzurra, Micaela Ramazzotti, il giovane Davide Capone, Vincenzo Amato e Pippo Delbono hanno accompagnato l'esordiente regista Riso nell'incontro con la stampa nostrana, durante il quale hanno raccontare il film ed il suo messaggio che affronta il tema dell'omosessualità, che viene fuori dalla storia del suo giovane protagonista, un quattordicenne che somiglia ad una ragazza e che scappa di casa e si rifugia a Villa Bellini, il parco più grande di Catania. Un mondo a parte, fatto di emarginati che il resto della città finge di non vedere.
E' stato soprattutto il giovane regista a condurre l'incontro, caricandosi sulle spalle la responsabilità di presentare il film fin dalle primissime battute, spiegando come sia stato fondamentale l'aiuto di Rai Trade e delle Regioni Lazio e Sicilia, oltre che dell'Istituto Luce che si era lasciato coinvolgere nel progetto fin dal primo trattamento. "Il film" ha spiegato Riso "è un piccolo miracolo, nato sotto una buona stella e sostenuto da tante realtà e persone. Un cammino che ci ha coinvolti tutti a tempo pieno, dai ragazzi che si vedevano tutti i giorni per cinque ore di training diventando amici anche nella realtà, al direttore della fotografia totalmente immerso nel progetto. Tanto che con lui come con gli sceneggiatori è nata un'amicizia che è andata al di là del lavoro e ci ha permesso di condividere la nostra incontenibile passione per il cinema."
Catania ed i suoi invisibili
Importante l'ambientazione in cui si muove il giovane Davide. "Il film ha un protagonista che si chiama Davide, un secondo protagonista che è la musica ed un terzo che è Catania." Ha spiegato infatti Riso. "Mostriamo la Catania nascosta, quella fatta di bisogni e di vizi. È stato meraviglioso girare là perché è una città molto cinematografica, con tutta quella pietra lavica ed il suoi colori. Catania ti permette dei salti nel tempo, dalla Catania più borghese e benestante a quella più degradata. C'è un quartiere in cui non si usano soldi, ma si vive col baratto, dove i ragazzi non sono mai andati al cinema e non sanno cosa sia McDonald's. È Italia, ma è un mondo a parte. È stato un set perfetto, una città nella città." Una città che non è cambiata da quella de Il bell'Antonio, da un'idea di machismo meridionale in contrasto con le figure che animano la storia di Più buio di mezzanotte. "La notte succede di tutto, ma non deve apparire. E' rimasta una città in cui l'omosessualità è un problema, una malattia," continua il regista, "non sono ottimista, nulla è cambiato rispetto al passato. Ci sono dei locali gay, è vero, ma in fondo c'erano anche negli anni Cinquanta anche se presentati in modo diverso. Forse ora è tollerata, ma di certo non accettata. Questo paese non è pronto ad accettare l'omosessualità."Dalla realtà alla finzione
Un background su cui si muove una storia ed un personaggio ispirati alla realtà, in particolare alla vita di Davide Cordova, in arte Fuxia, uno degli animatori del locale Muccassassina. "E' stato fatto inizialmente un lavoro di ricerca sulla vita di Davide, ma poi abbiamo operato una scelta su quali aspetti della sua vita includere e raccontare. Abbiamo lasciato fuori quelli talmente forti da sembrare irreali, concentrandoci su quelli più poetici ed emotivi." Ha raccontato Riso, citando un caso in particolare: "per esempio abbiamo mantenuto la cura di ormoni a cui il padre lo costringeva, qualcosa che quando non necessario diventa dannoso e crea spossatezza. Infatti in film inizia con lui che si trascina per Catania." Una resa della vita che rende fiducioso lo stesso Cordova: "spero che molti genitori, vedendo il film, possano capire che il proprio figlio va amato e sostenuto a dispetto delle diversità. Perché dobbiamo essere amati per continuare ad andare avanti."
Un esordio coraggioso
Nonostante sia al suo esordio, Sebastiano Riso non si è stato intimorito dalle difficoltà della storia, cercando fin da subito la chiave di lettura giusta per raccontarla. "La prima cosa che ci siamo chiesti è che tipo di storia avremmo voluto raccontare ed abbiamo scelto di partire dall'adolescenza, perché è la fase in cui viviamo le esperienze in modo diverso ed è un tema che ha sempre affascinati tutti i grandi autori." Un punto di partenza che ha poi dettato lo stile visivo e narrativo. "Abbiamo scelto di usare una camera digitale ad altissima risoluzione, che ci permettesse di muoverci facilmente anche in ambienti scomodi, ma con lenti anamorfiche tradizionale che dessero un tono sporco all'immagine." Allo stesso modo si è scelto di non indugiare sugli aspetti più drammatici. "Ci siamo abituati ad un realismo quasi documentaristico che non ha niente di poetico," ha aggiunto Riso, "non volevamo mancare di rispetto a Davide ed a quello che viene rappresentato. Il dramma va mostrato ma non abusato ed è nell'equilibrio che c'è la capacità di mantenere la concentrazione." Non è mancato un grosso lavoro in fase di montaggio, grazie al montatore Marco Spoletini. "Ricordo a fine riprese che Delbono mi disse 'mi raccomando il montaggio, abbi il coraggio di stravolgere' ed è un'idea che ci è rimasta dentro" ha dichiarato il regista. "Non si può prescindere da una sceneggiatura di ferro, ma non abbiamo avuto paura di tradirla, di stravolgerla, di lasciare fuori una sequenza anche se il direttore della fotografia si era slogato una spalla per girarla."La parola ai protagonisti
Tutto ruota intorno a Davide, ma ogni membro del cast è stato scelto con cura, cercando ovunque, dalla strada agli oratori, con migliaia di provini. "Quando ho visto Davide" ha aggiunto però Riso sul suo protagonista "non ho avuto dubbi che dovesse essere lui. L'ho riconosciuto subito." Ed è stata un'esperienza unica per il ragazzo. "Sul set ho vissuto tante emozioni diverse, dal divertimento alla commozione, ma mi è stato di grandissimo aiuto conoscere Davide." Gli fa eco Micaela Ramazzotti che festeggia la nascita di un nuovo grande autore italiano, la sua determinazione e forza, ma sottolinea quanto sia stata colpita dallo script: "avevo letto la sceneggiatura quattro anni fa ed ero rimasta colpita dalla poesia del mio personaggio e dalla bellezza di alcuni dettagli, come la scena in cui bacia le ferite del figlio Davide." La conclusione spetta a Pippo Delbono, che trova fondamentale che si parli di questi temi. "Sono stato nella giuria del festival gay di Torino, un festival che non ha il patrocinio della Regione Piemonte perché è scomodo che si trattino questi argomenti. Ed è proprio per questo che è importante farlo. Anche tanti colleghi omosessuali non lo dichiarano pubblicamente perché non viene accettato, ma credo sia importante farlo in un mondo in cui i ragazzi si uccidono se scoprono di essere omosessuali. E' uno dei casi in cui il privato diventa politico."