Recensione Non è ancora domani (2009)

Un film piccolo, ma soprattutto intimo e delicato, che colpisce proprio per la sua capacità di emozionare e coinvolgere con una narrazione ed una messa in scena essenziale.

Piccola storia di grandi cuori

Proprio nei primi giorni dell'edizione 2010 del Festival di Cannes, arriva nelle sale italiane un piccolo film che lo scorso anno, nell'ambito della Quinzaine des réalisateurs, si è aggiudicato il Label Europa Cinemas come Miglior Film europeo. Nel frattempo Non è ancora domani si è fatto vedere in giro per il mondo, passando per Toronto e Berlino, muovendosi in un ambito, quello del circuito dei principali festival, che proprio per la sua natura gli è più congeniale.
Un film, quindi, vissuto ai margini del circuito cinematografico principale, proprio come i suoi protagonisti appartenenti ad una comunità di artisti di strada e circensi, che vive a San Basilio, alla periferia di una Roma inedita, diversa dal suo usuale immaginario da grande schermo, costruito intorno ai suoi luoghi storici e più noti.

La storia prende le mosse dal personaggio di Patti, che, mentre alla ricerca del suo cane Ettore, si imbatte in una bambina di due anni abbandonata su un'altalena in un parco. La bambina, Asia (o come dice lei stessa, "Aia"), ha in tasca un biglietto della madre che promette di tornare a riprenderla ed è così che Patti decide di accoglierla nella sua modesta roulotte ed accudirla con l'aiuto del marito e di Tairo, un ragazzino loro vicino di casa. Non sono poche le difficoltà che la famiglia improvvisata deve affrontare per occuparsi della piccola Asia: in primo luogo quelle economiche, da non sottovalutare per la loro precaria condizione di lavoro e di vita, ma anche quelle puramente pratiche, dovute alla difficoltà di dover imparare, di punto in bianco, ad essere genitori, cercando di donare affetto alla bambina mentre sono impegnati nella ricerca della madre scomparsa.
Da questo punto di vista, è centrale il tema dell'attesa, lo stato di sospensione in cui il gruppo si trova a vivere mentre attende il ritorno della madre della bambina ed un lieto fine che in definitiva potrebbe non essere tale.

Quella di Non è ancora domani non è una storia vera, ma assolutamente realistica, resa ancora più concreta dalla scelta efficace dei due registi Tizza Covi e Rainer Frimmel, di girare il tutto con luce naturale ed attori non professionisti. Nonostante la loro provenienza dal mondo della fotografia, i due registi non cadono nella tentazione di sfruttare il loro background per ottenere un look ricercato ed una messa in scena elaborata, snaturando l'intenzione di partenza, ma lavorano per sottrazione ottenendo uno stile semi-documentaristico che sottolinea quanto viene raccontato.
Non è ancora domani è infatti, come dicevamo, un film piccolo, ma soprattutto intimo e delicato, che racconta una storia semplice e realistica, che colpisce proprio per la sua capacità di emozionare e coinvolgere con una narrazione ed una messa in scena essenziale.

Movieplayer.it

3.0/5