Questa recensione di Picciridda, il film di Paolo Licata tratto dal romanzo omonimo di Catena Fiorello, non può iniziare se non con una dichiarazione di Oliver Stone sul film: "Stupefacente, che va dritto al cuore". E in effetti, il pregio maggiore di Picciridda è proprio quello di riuscire, in qualche modo, ad arrivare al cuore seppur in un modo tutto suo e non sempre perfetto. In Picciridda c'è una buona storia di crescita raccontata attraverso due personaggi e due interpretazioni femminili incredibili. Eppure, durante la visione, si ha la sensazione che qualcosa non stia girando nel migliore dei modi.
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L'insostenibile vita di una bambina
La trama del film si apre con una scena emblematica che descrive al meglio la nostra piccola protagonista. Lucia tiene in mano una gallina nera, nascosta dagli adulti, nel buio e nel silenzio che corrisponde al suo carattere riservato. È pensierosa perché i suoi genitori sono costretti a lasciarla nell'isoletta siciliana dove vivono per cercare lavoro in Francia. Lucia dovrà vivere con sua nonna paterna, Donna Maria, una signora coriacea e impenetrabile, autoritaria e poco disposta ai sentimenti. Questo costringe la piccola a trascorrere le giornate in maniera meno giocosa e fanciullesca rispetto alle sue coetanee e ad evitare a qualunque costo gli zii Pina e Saro per motivi che non vengono dichiarati se non nel finale. Sarà comunque questa infanzia e quest'educazione così severa che, quando Lucia riuscirà a raggiungere i genitori in Francia e a tornare nel suo paese d'origine a distanza di anni, l'avranno aiutata a essere una donna forte.
Una storia di Donne
"La parola Donna prima del nome vuol dire che ti rispettano. Certune lo meritano. Altre no." viene detto dalla nonna di Lucia. Si potrebbe affrontare il film applicando questa chiave di lettura rendendo il tutto più stratificato e interessante. Ad una semplice storia di formazione e crescita di una bambina che diventa adulta si aggiunge un ulteriore tema che rende la storia, ambientata negli anni Sessanta, attuale e contemporanea. La difficoltà di crescere di Lucia corrisponde alla difficoltà della donna di essere rispettata e considerata in un paese dove vige il sistema patriarcale. Il desiderio di uscire dai confini dell'isola di Lucia e raggiungere i propri genitori in Francia è anche il desiderio di emanciparsi, anche se continua a sentirsi una gallina nera tra quelle bianche. Con un cambio di prospettiva, il film sembra porre più di qualche interrogativo sulla questione dei migranti: come si trasforma il nostro punto di vista quando gli emigranti siamo noi?
Un cast memorabile e una regia confusa
Se la trama generale e i temi affrontati esaltano il film, lo stesso non si può certamente dire della regia. Utilizzando diversi registri e toni non sempre adatti, Licata sembra essere indeciso su quale stile dare al film alternando scelte quasi documentaristiche con la camera a mano a più distaccate riprese fisse che sembrano fuori posto. La sensazione generale è che si sia lavorato con precisione più nei confronti delle singole scene (che, va detto, funzionano se prese singolarmente) che nell'intero corpus dell'opera. Fortuna vuole che a livello di scrittura spesso si tende a superare la non perfetta messa in scena anche se non mancano alcune criticità. Qualche caduta innaturale e stonata all'interno del film la danno i lunghi monologhi di stampo teatrale dove l'artificio della finzione predomina rispetto alla ricerca realistica del film. E dispiace constatare come spesso e volentieri i bambini tendono a comportarsi e a parlare come degli adulti (o, per meglio dire, come degli adulti che scrivono una storia di bambini) aumentando questa sensazione di innaturalità straniante.
Ma se tutto alla fin fine funziona è grazie alle straordinarie interpretazioni del cast: Marta Castiglia e Lucia Sardo, credibili anche nei momenti più critici, sono attrici mature e straordinarie. La la più piccola, addirittura, è risultata la Miglior Attrice Emergente al 65 Taormina Film Festival dove il film è stato presentato. Grazie alla loro forza, nonostante il film sia a tratti claudicante, la storia di Picciridda arriva dritta al cuore.
Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione di Picciridda riassumendo gli aspetti positivi e negativi del film. Picciridda è una storia dolce e dura sulla crescita e sull’emancipazione femminile. Grazie alle interpretazioni magistrali delle attrici protagoniste, il film coinvolge fino alla fine nonostante molte indecisioni a livello di messa in scena e una sceneggiatura che, pur buona, presenta qualche criticità. Eppure, nonostante inciampi e sia altalenante, in qualche modo il film funziona riuscendo addirittura a lasciare lo spettatore con un senso di calore piacevole.
Perché ci piace
- I temi trattati si dimostrano attuali e importanti.
- L’interpretazione della giovane Marta Castiglia è straordinaria.
- I personaggi sono caratteristici e sembra di assistere a una storia reale.
Cosa non va
- La regia alterna diversi registri e stili che non sempre si sposano al meglio.
- La scrittura, a volte, presenta qualche criticità.