Una lunga preparazione, il set e una figura estremamente sfaccettata. Gianluca Vicari ci racconta la sua esperienza come protagonista assoluto di Percoco - Il primo mostro d'Italia diretto da Pierluigi Ferrandini, nel quale interpreta - con precisione mimica - proprio Franco Percoco, quel pazzo considerato da tutti bravo ragazzo che, nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 1956, sterminò a Bari la sua famiglia. Da lì in poi, nel momento esatto in cui inizia il film, l'uomo tenterà di nascondere gli efferati omicidi murandoli nella casa, dandosi alla bella vita nel pieno del Boom economico per dieci, lunghi giorni. Il film è tratto dal libro Percoco di Marcello Introna, e pone l'attenzione su uno dei crimini più discussi d'Italia.
Ma come ci si prepara per un ruolo così sfumato? Ci risponde proprio Vicari, al suo primo ruolo da protagonista dopo gli studi al Centro Sperimentale: "La preparazione è stata una continua scoperta. Ho fatto diversi film, ma questo è il primo da protagonista. E per il regista sono stato una scoperta. Ho fatto il Centro Sperimentale, ma non tutti sono qualificati. Alcuni capiscono qual è la fatica dietro il mestiere dell'attore. Sono stato catapultato in questa situazione mortuaria interpretando una persona borderline, un emarginato. Sono stato catapultato grazie anche al regista Pierluigi Ferrandini e Cesare Fragnelli di Altre Storie, che ha ricostruito la stanza degli omicidi. Sentivo l'atmosfera, e questo mi ha aiutato ad entrare nel personaggio. Già indossare gli abiti ti permette di sentire l'odore sensoriale della recitazione".
Percoco, l'intervista a Gianluca Vicari
Uno dei fattori chiave in Percoco - Il primo mostro d'Italia è proprio la cornice, delineata da un tenore di vita agiato, in quanto il Paese stava attraversando in pieno la rinascita economica. Ma dietro al Boom, ecco le ombre e i segreti, in una storia di mostri, segreti e occultamenti: "Ci troviamo nel pieno del boom economico, e stava intanto emergendo la televisione. E non ci dimentichiamo che Franco Percoco subiva pressioni familiare: un fratello era in galera, l'altro era affetto da sindrome di down", prosegue Gianluca Vicari: "Questa è una storia di occultamento. Occultare il fratello in galera, e il fratello down. E questo si riconduce all'espressione di Franco. C'è stata una dicotomia tra parte superiore e parte inferiore del viso, a metà tra mostro ed eloquio. Lui convive con un mostro, e per un attore è una grande occasione recitare qualcuno che recita un'altra persona a sua volta".
Percoco - Il primo mostro d'Italia, la recensione: tra cronaca e cinema
Un ringraziamento speciale
Il film di Pierluigi Ferrandini si può definire un vero e proprio crime all'italiana, anche se il delitto non è direttamente mostrato, eppure mantenuto fortemente centrale. Del resto, il crime oggi è uno dei generi più attrattivi, e chiediamo allora a Vicari il perché il pubblico sia attratto da vicende così truculente e pruriginose: "Forse per una questione etica ed estetica. Le persone sono affascinate dallo scandalo".
A proposito di estetica, il set ricreato ha influenzato la recitazione di Gianluca Vicari: "Le riprese sono durante circa sei settimane, e in una scena sono svenuto, tra vermi veri e il fiatone. Appena pronunciai la battuta persi i sensi, ma il regista montò quella scena. Davvero efficace". Ma se la sua performance risulterà poi reale, il ringraziamento finale dell'attore va ad una persona speciale: "Dopo la proiezione al Festival di Bari ho ricevuto tanti complimenti, e vorrei dedicare questa vittoria alla persona che mi ha portato alla recitazione, mio padre. Angelo Vicari, scomparso due anni fa. Faceva l'aiuto regista. Oggi sarebbe entusiasta".