Follia uscirà nelle sale italiane l'8 di Giugno, con ben due anni di ritardo rispetto al resto del mondo. Si tratta di un film che racconta la lenta deriva di una donna travolta dalla passione. Durante la conferenza stampa, lo scrittore-psichiatra Patrick McGrath (autore del romanzo da cui è tratto il film) e l'attrice Natasha Richardson hanno parlato di malattia mentale e di ossessione per il potere, soffermandosi sul messaggio che questa storia intende lanciare.
Come autore del libro, si sente soddisfatto di questo adattamento? E quanto c'è del suo libro nel film?
Patrick McGrath: Sono rimasto davvero molto soddisfatto del film, e mi ha colpito tanto il modo in cui Natascha ha interpretato Stella. Ha reso perfettamente l'idea di una donna forte che viene trascinata in basso dalla passione. Stella è stata portata su grande schermo meglio di quanto potessi sperare. Ovviamente alcune piccole cose dei personaggi sono state modificate, anche qualche piccolo accadimento; sono state trovate altre soluzioni. Questo è un diritto del regista; sono cose che bisogna accettare quando si consegna il proprio "bambino" nelle mani di qualcun altro.
Quale messaggio vuole lanciare questo film, riguardo soprattutto al cambiamento della condizione sociale delle donne, durante gli anni?
Natasha Richardson: Non credo che il messaggio sia che le donne di oggi sono più felici, perché per molti versi, purtroppo non è così. Il film vuole raccontare soprattutto di una donna, Stella, e della sua condizione, che è un po' una condizione universale, nella quale tutte le donne si possono ritrovare.
Nel film c'è un preciso e voluto attacco alla psichiatria?
Natasha Richardson: Più che un attacco alla psichiatria, diciamo che si è voluta mettere in rilievo la cattiveria; la malattia di quelle persone che usano il proprio potere per fare male agli altri.
Patrick McGrath: Nella nostra vita noi tutti diamo potere a molte persone: ai politici, ai genitori, agli insegnanti ecc... Dare e ricevere potere diventa quindi un'esperienza necessaria. Dando il potere ad una persona, le diamo anche una certa responsabilità. Se questo potere viene usato male viene infranto un contratto sociale, un legame. E il film è di questo che parla, dell'abuso di potere.
Volere il potere, controllare la vita degli altri, può coincidere con la follia?
Patrick McGrath: Non credo sia follia. Anzi credo sia una cosa molto comune tra gli esseri umani. Molte persone esercitano ogni giorno il proprio potere sugli altri. Il problema è quando nell'intenzione viene a mancare la benevolenza, e questo potere diventa manipolazione, egoismo. Che è un po' quello che succede nel film.
Cosa significa per lei la malattia mentale? Che concezione ha di questa condizione?
Patrick McGrath: Oggi c'è un po' una dicotomia tra malato e sano, tra sano di mente e pazzo. Io mi oppongo a questa visione: io credo che invece ci sia un una linea continua, più che una contrapposizione. Stella ne è l'esempio lampante. Inizia il suo percorso come una persona sana, una donna normalissima e una brava cittadina. Gli eventi poi la portano dall'altra parte della linea. E da sana finisce per essere malata.