Recensione Stepping - Dalla strada al palcoscenico (2007)

Stepping vuole tradurre per il pubblico bianco una manifestazione culturale moderna come il ballo di strada e lo fa nella maniera più semplice e banale possibile.

Parlare di temi neri ad un pubblico bianco

Quando arriva nella prestigiosa Truth University di Atlanta il giovane DJ si trova in un mondo molto lontano e molto diverso dalle strade e dai sobborghi di Los Angeles dove è nato e cresciuto e dalle quali si è dovuto trasferire in seguito alla morte del fratello in una gara/sfida di ballo da strada. Per fortuna però anche alla Truth si balla, anche se qui le cose sono diverse, è lo step a regnare, un ballo di gruppo in cui conta l'affiatamento e molto meno l'individualità. DJ studia e lavora per mantenersi ma trova anche il tempo per corteggiare una ragazza già fidanzata, cosa che gli darà parecchi problemi e lo porterà ad aderire ad una confraternita di Step, proprio quella rivale del fidanzato della ragazza corteggiata.

E' impossibile non notare come ci sia un'attenzione crescente riguardo alle dinamiche tribali del ballo a Los Angeles, sempre più opere hanno al centro la dimensione popolare e metropolitana che le sfide di ballo stanno assumendo presso le comunità afroamericane della costa Ovest, Stepping però compie un'operazione di edulcoramento delle tematiche e delle forme di quest'arte di strada che assolutamente non gli appartiene.
Se il ballo è filmato con la giusta sobrietà e la sua naturale aggressività è lasciata intatta, è il contorno ad essere ammaestrato. Il film di Sylvain White sembra la versione per famiglie di Rize il documentario bello e rispettoso di David LaChapelle, per il modo con cui stempera ogni rivalsa sociale, ogni sottotesto afroamericano e rimanda tutto (specialmente la struttura del film) nei canoni delle produzioni hollywoodiane. Trama standard, attori standard, musiche standard, emozioni standard. Il ballo di strada diventa dunque una disciplina filmabile allo stesso modo di mille altre (come il biliardo, il football, il poker, il pugilato...) invece che essere considerato per il suo specifico, degno quindi di qualcosa di diverso perchè nato da una cultura diversa.
La favola della seconda occasione, il rapporto difficile con il padre, il desiderio di scalata sociale, il mito del successo e l'etica calvinista del lavoro, sono tutti temi che si trovano in Stepping - dalla strada al palcoscenico, come nella maggior parte delle produzioni hollywoodiane, archetipi narrativi tipici della cultura moderna statunitense propri della cultura wasp (white anglo-saxon protestant) che si dimostrano naturalmente inadeguati a cogliere le specificità di dinamiche afroamericane.

Ecco perchè Stepping, pur essendo un film assolutamente godibile e tutto sommato onesto con i propri spettatori (nel senso che non pretende di essere più di quanto non sia), è sostanzialmente disonesto con il tema che tratta. Vuole parlare in maniera bianca di temi neri, raccontare con i toni di hollywood un mondo che è profondamente lontano dai valori che fondano la Mecca del cinema, riducendo e svilendo l'originalità di una manifestazione culturale tramite l'asservimento ad un'altra cultura.