Esordio particolare per Elisabeth Vogler, distribuito dal 22 febbraio su Netflix: come vedremo in questa recensione di Parigi è nostra, la regista sceglie un racconto che di narrativo ha poco. Tra l'onirico e lo psichedelico, il film francese mescola frammenti di realtà, di sogno, ipotesi, ricordi per raccontare l'amore della giovane Anna con Greg, sullo sfondo di una Parigi bellissima ma profondamente inquieta, tra rivolte, attentati e un aereo per Barcellona che precipita e su cui Anna sarebbe potuta stare. Il progetto, nonostante sia molto poetico nelle immagini, conferma però che per comunicare realmente certi concetti bisogna avere qualcosa di profondo da dire. E alla lunga il film risulta troppo criptico e retorico per emozionare davvero.
Tra sogno e realtà
Sin dai titoli di testa, con quegli effetti ottici in bianco e nero e poi in rosso, s'indovina la cifra del film, che descrive una realtà distorta dalla percezione della protagonista (Noémie Schmidt), via via più impaurita e disorientata dal contesto sociale che sta vivendo. La vediamo sorridere di felicità al primo incontro con Greg in discoteca, dove le luci intermittenti, la folla e il rimbombo della musica regalano quella disinibizione immediata difficile da raggiungere in altre situazioni.
E la sentiamo raccontargli la sua infanzia, in cui le persone le sembravano stare lì per lei e Anna immaginava che, qualora avesse chiuso gli occhi, sarebbero sparite. Ma queste riflessioni vengono fatte in voice over: spesso non c'è sincronia tra le immagini viste e le parole ascoltate, come se ciò che si svolge sullo schermo fosse già avvenuto, o fosse stato sognato, e adesso venisse elaborato dalla protagonista. Anna rievoca spesso la sua infanzia, con noi e con Greg, e tornano continuamente quei paesaggi rurali e quei cieli placidi che formavano la cornice delle sue giornate infantili. Così come tornano i giochi da innamorati sulla spiaggia con Greg, quando la loro storia stava sbocciando e c'era ancora spensieratezza riguardo al presente e al futuro.
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Flusso di coscienza
Il film appare come un continuo flusso di coscienza, attraverso parole e immagini, di Anna, che non si riconosce più nelle strade della sua adorata Parigi, dove il gas lacrimogeno disperde le folle, le persone in lutto reggono cartelli con su scritto "Je suis Charlie", e i poliziotti proiettano sull'asfalto le loro ombre allungate. E dove si apprende che un aereo diretto per Barcellona, su cui Anna sarebbe potuta decollare con Greg, è precipitato causando tante morti e un senso di precarietà generale. Del resto lei da bambina, quando vedeva le scie a forma di croce nel cielo, intimamente desiderava che tutti gli aerei cadessero: che succedesse qualcosa che la facesse finalmente sentire viva.
"Hai mai pensato che Parigi, le nostre vite, l'universo potessero essere un grande videogioco? Come se la realtà, o meglio la nostra esperienza della realtà, fosse un mondo virtuale, un programma su un computer". Anna passa il tempo a filosofeggiare con Greg, forse più profonda e dolente dopo il terribile incidente scampato. Ma quelle riflessioni, dopo un po', suonano forzate, girano a vuoto e si attorcigliano su loro stesse, producendo un effetto di pathos manierato che rende il film più vacuo e allo stesso tempo più pesante. "Una parte di lei stava svanendo", dirà Anna parlando di sé in terza persona, come estranea agli eventi. E le immagini metaforiche, dal suo perdersi nella nebbia al suo affogare, risultano più pretenziose, così come i dialoghi e i monologhi, via via che il film progredisce e descrive la totale perdita di punti fermi.
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Per le strade di Parigi
Paris Is Us non è aiutato da film che, guardandolo, vengono facilmente in mente come paragoni troppo illustri. Le discussioni tra Anna e Greg per le vie di Parigi richiamano da vicino la celebre camminata di Michel e Patricia lungo gli Champs-Élysées in Fino all'ultimo respiro. Ma quel girare a vuoto della conversazione era sostenuto dalla regia di Godard, dalla personalità strabordante di Jean-Paul Belmondo e dalla grazia incantevole di Jean Seberg. Nel film di Elisabeth Vogler le discussioni dei due giovani, rubate attraverso le strade parigine, riguardo la mancanza di ambizioni di lei e l'attenzione ai soldi di lui si avvitano su loro stesse e annoiano presto, fondate su molta retorica e poco spessore.
Come non ripensare con nostalgia a Prima dell'alba e a Prima del tramonto, e a quei dialoghi profondi e commoventi in cui Jesse e Celine, a Vienna prima e a Parigi nove anni dopo, camminavano lungo le strade e discorrevano della vita, delle loro ambizioni, della loro tristezza? Anche loro si fermavano a parlare con gli artisti di strada, respiravano l'umore della città, e noi sembravamo gli intrusi che origliavano inteneriti le loro conversazioni. Ma quanta vita si nascondeva dietro quelle parole e quegli sguardi. Perché per emozionare non servono frasi a effetto, monologhi verbosi o continue immagini metaforiche: servono le emozioni.
Conclusioni
Come abbiamo visto nella nostra recensione di Parigi è nostra, il film descrive con poesia il senso di disorientamento della giovane protagonista, in una Parigi bellissima, ma inquieta e scossa dagli attentati. Diverse immagini sembrano quadri, e lo stile della regista esordiente è piuttosto personale; ma il film dopo un po’ risulta davvero troppo retorico, criptico e pretenzioso per catturare l’interesse del pubblico.
Perché ci piace
- L’esordio di Elisabeth Vogler non segue un ordine cronologico, ma si sviluppa come un intreccio di sogni, ricordi, ipotesi e sprazzi di realtà, e in questo senso può risultare interessante.
- Le immagini, che ritraggono le vie di Parigi e alcuni paesaggi quasi onirici, sono molto poetiche.
- Il senso di precarietà che incombe sulla giovane protagonista è reso in maniera efficace.
Cosa non va
- l film risulta davvero troppo verboso, retorico e incomprensibile, e l’intuizione interessante d’incrocio tra sogno e realtà stanca presto lo spettatore.
- Molti dialoghi tra i due innamorati girano a vuoto e annoiano.
- Il risultato in fin dei conti è pesante e non si dimostra all’altezza delle intenzioni.
Movieplayer.it
3.0/5