Cos'è il cinema? Cos'è oggi in un'epoca in cui possiamo guardare opere di grandi autori dal divano di casa, ed esclusivamente lì, mentre a volte è difficile riuscire a fruire nelle (poche) sale disponibili film che vorremmo vedere. Parliamo di "prodotto", perché in fondo tale è, dimenticandoci spesso dell'arte che c'è, o dovrebbe esserci, dietro. È un po' da sempre la maledizione della settima arte, divisa tra spettacolo popolare e cifra autoriale, tra storie che sappiano intrattenere e altre che mirano a costruire qualcosa di personale e artistico. Un contrasto vissuto a volte come conflitto, ma che per noi non dovrebbe esistere: per noi cinema è tutto, è il grande spettacolo così come la storia più intima, che prende forma e si fa arte quando c'è una visione alle spalle. È soprattutto idee.
Idee nel raccontare per immagini, per annullare quella distanza tra schermo e pubblico, per portare lo spettatore dentro la storia. Idee che Virgilio Villoresi dimostra di avere in abbondanza: il suo Orfeo, presentato a Venezia e ora in sala grazie alla lungimiranza e il coraggio di DoubleLine, si muove agile tra tecniche per ottenere il risultato più adatto ed efficace per parlare al suo pubblico, per rendere la storia tratta da Poema a fumetti di Dino Buzzati, quella che è considerata la prima Graphic Novel italiana. Con risultati ben più che interessanti.
Un viaggio nella psiche
Partendo quindi dall'opera di Buzzati, l'Orfeo di Virgilio Villoresi fa seguire allo spettatore un viaggio nella psiche di un uomo alla ricerca dell'amante perduta, rielaborando in chiave moderna il mito di Orfeo ed Euridice. Il protagonista è infatti un giovane pianista che dopo una esibizione nel suo locale preferito, cade vittima di un colpo di fulmine per una ballerina di nome Eura, che sparisce misteriosamente e improvvisamente dopo il loro fidanzamento.
L'ultima immagine di lei che Orfeo ricorda e che continua a stregarlo è quella della ragazza che entra in una abitazione di un vicolo di una Milano spettrale e onirica. Un ingresso presso il quale si ritrova lo stesso protagonista dopo aver seguito la sua amata, ma accompagnato da una figura enigmatica che lo mette in guardia nei confronti delle entità che troverà una volta varcata la soglia.
Tutte le suggestioni dell'Orfeo di Villoresi
Anche se si tratta dell'esordio in un lungometraggio, Virgilio Villoresi mette a frutto tutta la sua esperienza come pubblicitario e regista di corti e videoclip, focalizzando l'attenzione sulla costruzione di una messa in scena di grande impatto, che gioca con la luce e le ombre per ottenere un sapore espressionistico. Un look complessivo che traduce alla perfezione atmosfere e toni della storia che vuole raccontare, che ne asseconda presupposti e fini artistici, affascinando e catturando l'attenzione dello spettatore, giocando con citazioni e riferimenti cinefili, con riflessi e giochi di specchi che danno profondità, spessore e ambiguità alla scena.
L'elogio dell'artigianato
Un lavoro di costruzione visiva operato soprattutto attraverso strumenti e mezzi artigianali e quindi con un evidente intento ideologico, con l'intenzione chiara di fungere da manifesto nei confronti di un certo tipo di cinema e contrario a sperimentazioni che vanno invece in senso opposto. È realizzato in tal senso anche l'approccio all'animazione che va a completare e condire la messa in scena per un film che è a tutti gli effetti in tecnica mista: le riprese live action dei protagonisti Luca Vergoni e Giulia Maenza, rispettivamente Orfeo ed Eura, sono infatti arricchite da componenti animati che sfruttano diverse tecniche di questo suggestivo ed efficace mezzo espressivo, scelte per accompagnare e rendere in maniera adeguata i diversi momenti della storia.
Per questo motivo Orfeo non è soltanto un viaggio nella psiche del protagonista, ma anche della settima arte stessa, per un percorso onirico e affascinante che è stato riconosciuto Film della critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici italiani alla recente Mostra del Cinema di Venezia e che rappresenta qualcosa di unico nel panorama contemporaneo.
Conclusioni
Orfeo è cinema fatto di grandi idee per tradurre in immagini suggestioni interessanti e affascinanti. Virgilio Villoresi sfrutta la tecnica mista e diversi approcci all'animazione per rendere in modo efficace ogni sfumatura della sua idea di cinema e ottiene qualcosa di unico nel panorama contemporaneo. Che piaccia o meno, che si sia coinvolti o meno da quello che ci viene mostrato, il risultato è di sicuro interesse e degno di grande stima.
Perché ci piace
- Il fascino e le suggestioni della messa in scena di Villoresi.
- L'approccio artigianale, che sa anche di presa di posizione decisa.
- L'essere qualcosa di unico e coraggioso...
Cosa non va
- ... ma per questo motivo non necessariamente adatto a tutti.