L'espediente alla Ricomincio da capo, film con Bill Murray del 1993 in cui il protagonista rimaneva bloccato in un loop temporale, costretto a rivivere sempre lo stesso giorno, è stato usato ed abusato al cinema, specialmente negli ultimi tempi. In tutte le chiavi, quella romantica, quella noir, horror, thriller e mix vari, con esempi recenti come Palm Springs e Un giorno perfetto con Kaley Cuoco. Più di un lettore alzerà dunque gli occhi al cielo al sentire che ancora una volta il giorno che si ripete ad infinitum è stato usato per un altro film, questa volta per raccontare gli effetti collaterali di un desiderio, quello di una neoquarantenne che rimpiange i suoi anni da teenager e vorrebbe tornare ai suoi 18 anni. In questa recensione di One More time, film Netflix di produzione svedese diretto da Jonathan Etzler, estrarremo il buono ed il piacevole da una commedia che da un'idea per nulla originale, realizza un feel good movie.
Nel giorno del suo 40esimo compleanno, Amelia (Hedda Stiernstedt), con quasi nessun amico e un lavoro trascurabile come commessa, viene licenziata e si ritrova a rimpiangere i suoi 18 anni davanti ad una torta da mangiare in solitudine. Nel disperato tentativo di recuperare un ricordo di quell'età, viene investita da un camioncino e si risveglia nel suo letto da teenager, nel giorno del suo diciottesimo. L'entusiasmo iniziale della seconda giovinezza e di una seconda possibilità di fare scelte differenti si scontra subito al nuovo risveglio della donna: altro che opportunità, non si va avanti né indietro, la sua festa di 18 anni continua a riproporsi in loop. Forse in coma, in delirio o nell'aldilà, Amelia cerca di imparare la lezione per uscire dall'incubo. Probabilmente un'amicizia importante lasciata sfuggire via. Tutto già visto in One More Time, ma l'ambientazione coloratissima primi anni 2000 (quasi come 30 anni in un secondo, al contrario), dei visi nuovi, un tocco di romance Lgbtq+ e l'omaggio a Ricomincio da capo, classificano il film come piacevole per un pomeriggio o serata tra amici in compagnia di una serie di gadget, possibilmente commestibili, "d'epoca".
Le origini del loop
Ripetere lo stesso giorno al cinema è cosa trita e ritrita, tanto che ci si è così tanto abituati a vederlo succedere che le nuove generazioni ignorano quasi sempre il film capostipite di questa idea. One More Time gli rende giustizia e quando Amelia prova a spiegare ad una vecchia amica ritrovata, il meccanismo ripetitivo in cui è finita, quest'ultima evoca il film con tanto di visione privata così che i bei visi di Bill Murray e Andie MacDowell, portatori sani di vero cinema, appaiono splendidi avanti a noi nel loro epilogo romantico. Un po' di fondamenti del cinema sono sempre graditi, tra un messaggio di Msn e l'altro.
Ricomincio da Capo, dopo 30 anni siamo ancora dentro il Giorno della Marmotta
Gli anni '2000
In principio erano gli anni '80, quelli che sono stati riportati al cinema e nelle serie con una nostalgia che ancor non ci abbandona. Poi sono arrivati gli anni '90 in cui, qualche tentennamento stilistico e cinematografico, lo abbiamo avuto. Ora è la volta, soprattutto sulle piattaforme, del revival anni '2000, come ricorda anche il recente Up Here ambientato nel 1999. Rimettendoli in scena, One More Time ha il pregio di prendersene quasi sempre gioco, con l'affetto di chi sa di incontrare la complicità degli spettatori, alcuni di loro 40enni che quegli errori stilistici e comportamentali li hanno abbracciati, perpetrati, declinati e che annuiscono un po' scompostamente.
Fucsia e verde acido sono costanti sulla povera Amelia in versione 18enne, a dare risalto ad ogni passo falso del passato che la ragazza è costretta a rivivere ed elaborare, quasi fossero una scritta fluorescente, indelebile. Seguendo comunque un modello filmico prettamente da commedia teen americana, la visione europea di One More Time riesce a non edulcorare e diventare stucchevole.
Crisi di mezza età a 40 anni?
Quand'è che i 40 anni sono diventati l'età della crisi? Non erano i 30? O forse a furia di vivere nella precarietà e nelle incertezze, le aspettative che abbiamo per ogni fase della vita sono cambiate? A giudicare da One More Time e molti film simili, l'età del non ritorno si è allungata. È facile immaginare che Amelia fosse bloccata molto ma molto prima di venir catapultata nel loop.
Il film di Jonathan Etzler non riesce a resistere al bisogno di una romantica risoluzione dei quesiti che hanno portato la nostra protagonista a finire, anche letteralmente, sotto un camion, ma il piccolo sforzo di creare una variante sul tema ci ricorda di quanto spesso accada, ad ogni tappa dell'esistenza, di finire intrappolati in quello che crediamo di dover volere e non quello che davvero desideriamo.
Conclusioni
A fine recensione di One More Time concediamo il lasciapassare alla visione di questo film per un pomeriggio revival europeo anni '2000, per ridere in solitudine o in compagnia di quegli anni di errori stilistici e conformisti che ricordiamo tutti molto bene. Il suo omaggio al re del loop temporale per eccellenza, Ricomincio da capo, una componente Lgbtq+ e un finale scontato ma non troppo, rende il film piacevole e non stucchevole.
Perché ci piace
- Usa l'ipersfruttato espediente del loop temporale omaggiando però il suo capostipite, Ricomincio da capo.
- Mette in scena gli anni '2000 con piglio critico.
- Ha un buon cast.
Cosa non va
- Cerca la risoluzione romantica a tutti i costi.
- Riproduce un modello molto americano.