Nozze sconfinate
Nel 1967 le alture del Golan, in seguito alla guerra dei "sei giorni", passarono dalla Siria a Israele. Da quel momento gli Israeliani si trovarono ad avere in pugno Damasco, solo a 70 kilometri di distanza. Quneitra, confine del Golan, è divenuta nel tempo l'emblema delle guerre combattute fra lo stato ebraico e il mondo arabo, e oggi, nonostante gli scontri non siano così frequenti, rimane un'area occupata che la Siria vorrebbe riannettere ai propri territori.
Sullo sfondo appena descritto, si svolge la vicenda di Mona, ragazza delle alture del Golan, presto sposa di una star televisiva di Damasco. Tutto è pronto, la famiglia è contenta del lieto evento, ma è consapevole che nel momento in cui Mona varcherà il confine, nessuno di loro non la vedrà mai più.
L'ironia del regista e la sua mano leggera sono l'elemento vincente di un film che narra un dramma dei nostri tempi. La divisione fra due popoli, separati dalla religione, appare una linea sottile, a volte labile, a volte insormontabile, costruito sull'odio della storia e del passato. Tutto così risulta difficile, complicato ulteriormente dalle istituzioni che si affidano a subdoli giochetti per fare impazzire i due poli della discordia. Timbri falsificati, doganieri diffidenti, fazzoletti di terreno che valgono una guerra, pianti di persone destinate a convivere con il bianco o con il nero. Ogni soluzione è ancora lontana, apparentemente irraggiungibile.
Gli attori che recitano in diverse lingue (la fusione degli idiomi è la vera unificazione) si ammirano e si amano. La protagonista è di poche parole e sorrisi, la sorella (strepitosa interpretazione) parla anche per lei, il padre e la madre condividono e osteggiano, i fratelli intrallazzano e si avvicinano.
Persone, semplicemente persone, che subiscono e si confrontano con la situazione contingente, coscienti delle vicende irrisolvibili su cui loro non possono influire.
La sposa siriana è un tuffo in un microcosmo più grande di se stesso. Arabi e israeliani, anche nell'ironia e nel grottesco, rimangono in assetto da combattimento, e persino una donna in procinto di sposarsi non può vivere il suo momento se non oltrepassando idealmente (e non solo) i confini delle società in cui si muove.