C'è un profumo di Nirvana tra i titoli delle uscite di agosto. Da una parte Teen Spirit, pellicola in arrivo a fine mese, dall'altra il nuovo film di Eros Puglielli. In questa recensione di Nevermind, in uscita il 1 agosto dopo essere passato alla Festa del Cinema di Roma, vi spieghiamo che abbiamo di fronte un film particolarissimo, ma che con i Nirvana non ha niente a che fare. È una dark comedy, un racconto grottesco a episodi, o una commedia psichedelica come l'ha definita lo stesso regista. Un film originale e curioso, inedito nel panorama italiano, ma che porta con sé un certo senso di incompiutezza. Vediamo perché.
La trama di Nevermind, quanti strani episodi
Ma iniziamo dalla trama di Nevermind e dagli episodi che danno vita al film: uno stimato psicanalista (Paolo Sassanelli), dopo essere stato in radio, prende dal tavolo una ciambella, come l'agente Cooper di Twin Peaks, e poco dopo finisce investito da un carro attrezzi. Attorno a lui ruotano una serie di personaggi con delle storie stranissime. Ne Il ravanatore, un avvocato (Alberto Molinari) ha la mania di rovistare con le mani nelle mutande, infilandoci dentro qualsiasi cosa. Ne La babysitter, una ragazza (Giulia Michelini) trova un lavoro presso una famiglia molto compita e precisa: il primo giorno di lavoro tutto va liscio, ma, al quadro, manca qualcosa.
Ne Lo zio padre vediamo un uomo (Massimo Poggio), il marito di quella babysitter, tornare al suo paese di nascita e incontrare un amico che nel frattempo è diventato un padre di famiglia... o di famiglie. In Non lo posso vedere, un uomo (Andrea Sartoretti) segue un corso da chef dove si trova a meraviglia, se non fosse per un nuovo arrivato, insopportabile. Non lo può proprio vedere. E infatti... tutto questo mentre lo psicanalista comincia a dare qualche segno di cedimento...
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Storie incredibili di mostri all'italiana
È una sorpresa, Nevermind, perché di film così in Italia non se ne fanno più. O forse non si sono mai fatti. Il primo riferimento che ci viene in mente, guardando il film di Eros Puglielli, è il film argentino di qualche anno fa, Storie Pazzesche, prodotto da Pedro Almodovar, con storie iperboliche e un beffardo senso del grottesco. O, andando indietro nel tempo, I mostri, il nostro glorioso cinema a episodi, urticante e amaro dietro il sorriso, anche se qui i toni sono leggermente diversi. Il tono è più lisergico, allucinato, sospeso. E il racconto, d'altra parte, è meno secco e diretto.
Dov'è l'epifania?
Un cinema a episodi, per quanto siano collegati fra loro (e qui sono legati molto bene grazie a un espediente, caro a Buñuel, che fa sì che un personaggio minore di un episodio diventi il protagonista di quello successivo) è come una raccolta di novelle, o racconti brevi. Che, come tali, devono avere il dono della sintesi, dell'incisività e, soprattutto, devono avere un'epifania, uno svelamento finale. In Nevermind ogni spunto è originale, unico, spesso anche geniale. Ma lo svolgimento del racconto spesso si ferma allo spunto stesso, reitera a lungo la stessa situazione, mettendo, a volte, a dura prova lo spettatore. E, quasi sempre, manca proprio l'epifania, lo svelamento, il colpo di scena finale, la giusta chiusa che dia un senso a una storia che, senza di essa, rimane appunto uno spunto. L'episodio più compiuto, in questo senso, ci sembra Non lo posso vedere, calibrato, svolto e chiuso a dovere.
Cinema a tempo di record
È un peccato che manchi qualcosa a questo film, perché, nonostante tutto, non si può non voler bene a prodotti come questo, a registi come Eros Puglielli e il suo eccezionale - e motivatissimo - cast di attori. Quello di Puglielli è un cinema coraggioso, senza alcuna paura, un cinema che sfida le logiche produttive e distributive del cinema italiano. Puglielli ha sceneggiato un film che nessuno, oggi, avrebbe scritto, lo ha girato in meno di 15 giorni, impresa che nessuno avrebbe avuto il coraggio di fare, e lo fa uscire il 1 agosto, una data di cui molti avrebbero, e hanno paura. Il cinema di questo tipo va sostenuto, e allora, nell'afa di agosto, andate a vedere Nevermind: qualche brivido lo proverete.
Conclusioni
Nella recensione di Nevermind troverete il racconto di una dark comedy, un film grottesco a episodi, una commedia psichedelica. Un film originale e curioso, inedito nel panorama italiano, ma che porta con sé un certo senso di incompiutezza.
Perché ci piace
- Eros Puglielli ci riporta il nostro glorioso cinema a episodi, che ormai non si fa più.
- Il tono è lisergico, allucinato, sospeso: è una dark comedy che in Italia raramente ci arrischiamo a fare.
- Il cast è ottimo e motivatissimo.
Cosa non va
- Lo svolgimento degli episodi spesso si ferma allo spunto stesso, reitera a lungo la stessa situazione, mettendo, a volte, a dura prova lo spettatore.
- Quasi sempre ai singoli episodi manca l’epifania, lo svelamento, la giusta chiusa che dia un senso a una storia.