Mr. Holmes porta sul grande schermo l'attore Ian McKellen impegnato nel rappresentare un'inedita versione anziana e malata del celebre detective, alle prese con problemi di memoria e con ricordi dolorosi del proprio passato, in cui rimpianti e nostalgia hanno un ruolo tristemente centrale nella vita dell'uomo. Un approccio quindi molto distante rispetto all'infallibilità e alla brillantezza mentale che contraddistingue il personaggio creato da Arthur Conan Doyle nelle diverse versioni cinematografiche e televisive che sono state tratte dai romanzi dello scrittore britannico. La situazione rende complicata la vita all'investigatore, sempre alla ricerca di un modo per sfuggire alle conseguenze dell'inarrestabile scorrere del tempo e alla progressiva ricerca di uno scopo per la propria vita.
Ian McKellen domina la scena
Nell'adattamento del romanzo A Slight Trick of the Mind di Mitch Cullin diretto dal regista Bill Condon, è, poco a sorpresa, Ian McKellen a dominare la scena con un'interpretazione enfatica e forse un po' teatrale, ma molto efficace nelle scene più importanti.
La trama intreccia tre dimensioni temporali diverse: il presente, con l'anziano detective che trascorre le sue giornate in campagna a prendersi cura delle api e cercando di ricostruire il suo ultimo caso per scrivere un libro, eventi del passato mostrati insieme a un viaggio in Giappone avvenuto anni dopo, compiuto per andare alla ricerca di un antidoto alla sua perdita di memoria e rivelatosi però legato a una scelta compiuta molto tempo prima.
Nonostante ci siano molti momenti leggeri, grazie al sarcasmo del novantatreenne Holmes e al suo rapporto con il figlio della sua domestica, Roger (Milo Parker), Condon non nasconde mai o mette in secondo piano l'atmosfera malinconica e cupa che contraddistingue questo approccio a uno dei personaggi letterari più amati di sempre.
Tutti i tasselli che compongono questo intricato puzzle di finzione e realtà sono infatti intrisi dal sentimento della perdita e dall'incapacità di affrontarla, reagendo in modi diversi: con la disperazione assoluta, con la determinazione di affrontare chi l'ha causata, e con l'ottimismo e la perseveranza nel voler cercare una vita migliore.
Tre storie che si intrecciano
Come da tradizione nei romanzi gialli, le tre storie avranno la propria soluzione solo sul finale, dove si scoprirà la verità su quanto accaduto ad Ann (Hattie Morahan), al centro dell'ultimo caso di Sherlock, a Mr. Umezaki (Hiroyuki Sanada), che ha ospitato Holmes in Giappone, e al piccolo Roger e ua madre (Emily Watson).
La sceneggiatura di Jeffrey Hatcher si destreggia bene nella complessità narrativa del progetto, anche se il racconto giunge al suo epilogo con qualche ostacolo di troppo e un paio di passaggi delineati fin troppo a grande linee (tra cui un possibile sentimento romantico mai concretizzatosi), mentre Condon riesce a rappresentare con bravura il ruolo che ricopre la finzione nell'affrontare la realtà, tematica che possiede un facino innegabile.
Conclusione
Il feeling creatosi tra McKellen e il piccolo Milo Parker, e l'ottima resa visiva di un'epoca ormai così remota, impreziosiscono Mr. Holmes, ben accompagnato dalla colonna sonora composta da Carter Burwell.
Il film scivola in più punti nella retorica, e l'assenza di un personaggio chiave come il Dottor Watson è evidente, tuttavia la bravura del suo protagonista e la meravigliosa fotografia curata da Tobias A. Schliessler permettono a Bill Condon di firmare un'opera di buon livello, in grado di suscitare la curiosità di chi apprezza i romanzi di Doyle o il personaggio ormai diventato popolare in tutto il mondo nella versione per il piccolo schermo interpretata da Benedict Cumberbatch.
Movieplayer.it
3.5/5