Motorheads, la recensione: quando The O.C. incontra Fast and Furious

Il teen drama con Ryan Phillippe, Michael Cimino e Matt Lanter racconta due generazioni e due mondi che collidono mentre sfrecciano sulle auto da corsa. Ma non basta. Dal 20 maggio su Prime Video.

I giovani protagonisti di Motorheads.

Macchine roboanti e magnetiche alla vista, prima ancora di spingere sul cambio e sull'acceleratore. Bellezze varie per ambo i sessi che si lanciano sguardi languidi sulla pista illegale fuori città, prima ancora che tra i corridoi scolastici. Un passato difficile da dimenticare e da cancellare, con gli adulti che rappresentano ciò che non sono mai stati da adolescenti e avrebbero voluto.

Motorheads Michael Cimico Melissa Collazo Nicolas Cantu Sequenza Serie Tv Prime Video
Una scena della serie

Mescolate tutti questi elementi insieme e otterrete Motorheads la nuova serie originale Prime Video creata da John A. Norris a metà strada tra teen drama e young adult. Peccato che sia sempre la solita minestra riscaldata.

Motorheads: vecchi e nuovi amori (e rivalità)

Motorheads Nathalie Kelley Ryan Phillippe Scena Serie Tv Prime Video
Gli "adulti" dello show

Le prime volte sono al centro della serie Prime Video: non stiamo parlando solo dei primi amori o dei primi cuori spezzati, bensì anche della prima volta su un'auto. Soprattutto se da corsa e pronta a gareggiare nel torneo clandestino più famoso della città. L'ambientazione è simbolica in tal senso: una cittadina un tempo ricca e benestante ma ora in declino, che cerca un modo per tornare a sperare. Due le generazioni protagoniste: quella degli adulti che sembrano rimasti legati a ciò che è stato (come spesso capita in questo tipo di racconto); interpretati da Ryan Phillippe (proprio lui, un tempo rappresentante della seconda categoria) nel ruolo dello zio meccanico Logan Maddox, e Nathalie Kelley come Samantha, la madre di Caitlyn (Melissa Collazo) e Zac (Michael Cimino, ve lo ricordate Love, Victor?) che li riporta nel paesino natale del padre.

Motorheads Scena Serie Tv Prime Video
Una sequenza al cardiopalma

Questi ultimi rappresentano gli adolescenti cresciuti troppo in fretta (altro cliché del genere): la prima è curiosa di scoprire tutto quello che può sulla leggenda che è stato il genitore durante una spericolata corsa in macchina, il secondo vorrebbe solo passare inosservato fino alla fine del liceo. Eppure è proprio lui a comportarsi al contrario e - per quanto sia adolescente e quindi contraddittorio - può risultare da subito un tantino fastidioso.

Così come gli altri protagonisti visti e rivisti: Marcel (Nicolas Cantu), l'amico sfigato che potrebbe redimere la propria condizione; Curtis (Uriah Shelton), il bullo popolare della scuola e della cittadina; Ray (Drake Rodger); il motociclista bello e dannato che ha una pessima reputazione e una difficile storia familiare alle spalle; Kiara (Johnna Dias-Watson) l'anticonformista succube del gruppo di cui fa parte; Alicia (Mia Healey), la bella e popolare, ragazza acqua e sapone che sceglie sempre il ragazzo sbagliato. Non manca all'appello nemmeno una vecchia conoscenza dei teen drama: Matt Lanter.

Disparità sociale

Motorheads Ryan Phillippe Scena Serie Tv Prime Video
Ryan Phillippe non salva la serie Prime Video

Non ci sono solo le gerarchie e le regole del liceo a dettare legge in questo coming of age tanto per ragazzi quanto per bambini cresciuti, ma anche quelle inserite nel tessuto sociale cittadino. Il gruppo di outsider protagonista - in fondo, tifiamo istintivamente sempre per loro - stringono un'improbabile amicizia grazie alla passione comune per le corse su strada, pronti a riportare in vita una vecchia e simbolica automobile non solo come dichiarazione d'intenti ma anche come rivendicazione verso tutti coloro che non gli hanno mai dato una vera possibilità. Proprio in questa struttura sociale si inserisce il discorso sul divario economico tra le classi raccontate, che ricorda molto l'arrivo di Ryan in quel caposaldo del genere che è stato The O.C. - ma senza il suo carisma e le sue frasi ad effetto. Risulta tutto già visto nelle dinamiche presentate e nello sviluppo, pur volendo chiaramente svecchiare soprattutto i genitori dai soliti cliché.

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Gli outsider

Ovviamente parallela alla classica trama adolescenziale e quella del rapporto genitori-figli, c'è la narrazione legata alla corsa delle auto che ricorda Fast and Furious e simili, perché mostra proprio il culto e la cura della carrozzeria come dei componenti e non una mera sfida a colpi di sgommate e frenate. "Sei un mago o un'artista?" chiedono infatti al personaggio di Phillippe riguardo al suo lavoro all'officina, che come tutta la città soffre la crisi economica e deve trovare nuovi modi (o vecchie abitudini) per sbarcare il lunario. La soundtrack è fortemente legata al genere teen, muovendosi tra pop e rock a rappresentare le due generazioni raccontate; la regia è dinamica e spumeggiante, ma non porta effettivamente nulla di nuovo. Come del resto tutta Motorheads, troppo legata agli stereotipi e cliché che rimarca continuamente.

Conclusioni

Motorheads è un teen drama che, partendo da un incrocio tra The O.C. e Fast and Furious, propone tutti i possibili cliché e stereotipi del caso in una storia che abbraccia due generazioni e due mondi paralleli. Un romanzo di formazione in cui tutti vorrebbero finalmente crescere e trovare il proprio posto sul sedile del guidatore o del passeggero, ma devono trovare il coraggio per scegliere da che parte stare. Non bastano volti noti ai Millennial o alla Gen Z a salvare la baracca, infarcita di luoghi comuni ed espedienti già visti, a partire dalla disparità sociale come fil rouge e all’importanza della famiglia, come avrebbe detto Toretto, nello sviluppo dei rapporti genitori-figli sempre più estraniati tra loro.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Le corse delle auto come corsa verso la libertà della post-adolescenza.
  • Il tema del divario sociale e il coming of age…
  • Ryan Phillippe, Michael Cimino e Matt Lantern…

Cosa non va

  • …già raccontati e strutturati meglio altrove.
  • …ma i loro nomi non bastano.
  • Troppi cliché e stereotipi non funzionali.