Mostrare i ragazzi per parlare degli adulti
La vigilia di Natale: in un aereporto di provincia intasato da una grande nevicata si ritrovano bloccati, ta gli altri passegeri, un folto gruppo di minori non accompagnati, cioè lasciati viaggiar da soli e quindi sotto la responsabilità delle autorità aeroportuali. Tutto sotto controllo fino a che uno di questi non viene separato dalla sorella minore alla quale ha promesso che Babbo Natale le porterà comunque il suo regalo. Assieme ad altri quattro ragazzi "non accompagnati" riuscirà a mettere sottosopra l'aeroporto per ricongiungersi alla sorella.
La categoria è quella dei film anni '80 con bambini pestiferi contrapposti al mondo stereotipico e incasellato degli adulti, a sua volta una rivistazione dei film degli anni '60 di matrice Disney che proponevano storie di ragazzi, che a loro volta affondavano le radici nella serie tv Piccole Canaglie.
Nei migliori casi questi film riescono, ritraendo il mondo dei minori, a dare una visione del mondo degli adulti più graffiante, grottesca e deprimente di molti film diretti ad un pubblico più maturo. Nei migliori casi.
In Mi sono perso il Natale qualcosa è rimasto di tutto ciò, ma si perde nel buonismo generale. Per ampi tratti il film sa dare una visione veramente parodistica e ironica della società degli adulti (impagabili la zia e il padre dei protagonisti) e giustamente infernale della vita infantile, sballottata in situazioni che si possono unicamente subire (la sorella minore affidata alla terribile figlia unica), e pur mostrando dei protagonisti con psicologie azzerate, li fa interagire in maniera abbastanza credibile azzeccando anche qualche gag divertente. Ma poi troppe sono le cadute di stile che culminano nel terribile finale.
Peccato specialmente per il cast assolutamente azzecato che, come spesso accade, ripartisce rigorosamente i personaggi categorizzandoli secondo i tipici ruoli della commedia americana. Particolarmente bravo Tyler James Williams che già si era fatto notare nella serie tv Everybody Hates Chris.