Mindy Johnson è tante donne in una. Autrice e studiosa, storica e regista, oratrice e insegnante, drammaturga e relatrice. Proprio come le tante donne dell'animazione che finalmente hanno trovato una voce nel suo ultimo libro, Ink & Paint - The Women of Walt Disney's Animation (Edizioni Disney), in cui ha svelato l'esistenza di un comparto femminile mai conosciuto prima tra le fila della Casa di Topolino: dalla pubblicazione e soprattutto dal centenario dei Walt Disney Animation Studios, celebrato il 16 ottobre 2023, siamo partiti per una lunga chiacchierata, in cui Johnson, tra gli ospiti de Le Giornate del Cinema Muto a Pordenone, ci ha aperto le porte del mondo Disney.
100 di questi anni
Quest'intervista capita simbolicamente nel giorno del centenario Disney, e lo prendiamo come un segno positivo. Lei è reduce dalle Giornate del Cinema Muto a Pordenone e non possiamo che partire dal suo rapporto con la Casa di Topolino quand'era piccola e ora che è diventata adulta: "Da bambina Walt Disney veniva a casa nostra ogni domenica sera (ride) e quando appariva Campanellino eravamo pronti a vivere una fantastica avventura in famiglia, prendendo il vassoio per la tv. Era il nostro momento per riunirci tutti insieme. Stimolava la mia immaginazione e penso sia da lì che ho iniziato a sviluppare la mia creatività. Ora che sono cresciuta, averci lavorato insieme ed essere diventata parte di quella magia, è stato molto speciale, e ne sento l'onore ma anche la responsabilità, soprattutto verso Walt Disney. È notevole che siamo arrivati al centenario dell'azienda, ancora oggi vediamo persone con le magliette di Topolino anche dalla parte opposta del mondo dove tutto è nato".
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L'animazione oggi
Dagli esordi di Ron e Walt Disney nella nostra intervista con Mindy Johnson siamo passati ai giorni nostri. Dice l'autrice: "Penso che tuttora Disney porti grande talento sul tavolo dell'animazione insieme ad una buona dose di immaginazione attraverso i parchi a tema. Qualcosa che riesce ad unire tutto il mondo. Dovrebbero tornare al grande storytelling in cui sono stati maestri e continuare a sintonizzarsi sul mondo che cresce e cambia, e continuare a proporre e sviluppare personaggi e avventure in cui possiamo tutti identificarci. Penso sia una delle cose più importanti per qualsiasi tipo di artista oggi, trovare un modo per unirci piuttosto che dividerci. È tutta l'industria che attraversando una serie di grossi cambiamenti. Disney in fondo per ben 100 anni è stata in grado di essere malleabile e cambiare direzione quando necessario. Ora deve concentrarsi sul grande storytelling, quello è sempre stato il cuore dell'azienda".
Dalla pagina allo schermo
Dal centenario al volume Ink & Paint - The Women of Walt Disney's Animation, grazie al quale Mindy Johnson ha fatto grandi scoperte: "Nel fare ricerche per il libro mi sono imbattuta in tantissime informazioni che mi hanno sorpreso. Quando avevo iniziato pensavamo sarebbe stato un libro piccolino e grazioso, con qualche pagina su questo gruppo di donne che ha fatto la storia della Disney lavorando ai film. A sei mesi dall'inizio delle ricerche sono stata colpita da una valanga di informazioni (ride) per il peso della quantità, qualità e artigianalità, progresso scientifico del lavoro raggiunto da queste animatrici, di cui nessuno aveva mai parlato".
Continua poi: "Mi ha scioccata scoprire che in decenni di pubblicazioni gli autori si fossero concentrati sempre e solo sugli uomini con la matita in mano, che sono bravissimi, ma mai un accenno alle animatrici che hanno contribuito a realizzare ciò che vediamo sullo schermo. Una volta compreso questo, era un fardello pesante da portare e volevo assicurarmi di raccontare la loro storia nel modo in cui avrebbero voluto, perché si erano fidate. Volevo fossero orgogliose di venire tramandate alle nuove generazioni in modo che capissero il bagaglio culturale che era stato raggiunto in azienda. Il libro è un luogo in cui poter ritrovare quelle storie, un punto di partenza se non altro, perché gratta davvero solo la superficie di ciò che hanno raggiunto. L'animazione è cambiata molto negli anni, oggi è per la maggior parte digitale, ma per arrivarci siamo dovuti passare dagli artisti e artiste di quel periodo. È un po' come se stessimo perdendo quell'artigianalità e questo è un modo per tenere viva la loro memoria e la loro esperienza fondamentale nel campo".
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Verso Jennifer Lee e oltre
D'altronde Jennifer Lee ora è la direttrice creativa dei Walt Disney Animation Studios ed è stata la prima regista donna di un film d'animazione in testa al box office (Frozen - Il regno di ghiaccio). "Era anche ora mi viene da dire" - ride sorniona Mindy Johnson - "le donne sono sempre state nella stanza, questa è stata la mia più recente scoperta, quando ho onorato l'animazione tramite androidi fatta da una donna, più di 100 anni fa ai Bray Studios. Quest'animatrice in particolare ha lavorato con Paul Terry e John Bray, conosceva Walt e Roy Disney. È stata una pioniera ma nessuno ne era al corrente, abbiamo tanto lavoro da fare per far conoscere l'altra metà della nostra storia collettiva sull'animazione. Al punto in cui siamo oggi sono stati fatti molti passi avanti, e ad ognuno viene data l'opportunità di raccontare la propria storia. Ma siamo sicuramente in ritardo nel bilanciare i ruoli delle donne nelle aziende e negli studios, perché loro hanno davvero delle esperienze e prospettive peculiari da condividere. In Disney in realtà c'è una ricchissima storia di diversità e ci sono state tantissime donne a lavoro in ruoli diversi, eppure siamo stati negligenti a non documentare e conservarne il ricordo".
Come ricorda Johnson, Jennifer Lee non è l'unica, Domee Shi e altre si stanno facendo largo. Sono inoltre alle prime fasi per far diventare Ink & Paint una docu-serie per Disney+. L'intera industria è in fase di transizione, quindi non appena le cose si saranno sistemate potranno esplorare meglio questo progetto.
Le Principesse Disney
Le Principesse Disney sono state molto criticate come rappresentazione della donna e la stessa Disney ha provato a scherzare sul proprio passato e uscirne più consapevole a partire dalla scena in Ralph Spacca Internet: "Penso sia meraviglioso che ci sia un gruppo di donne a cui i giovani spettatori possono guardare con ammirazione. Le favole da cui derivano queste eroine sono spesso antichissime quindi possiamo imparare qualcosa da ognuna di loro. Le ragazzine e le bambine possono avere dei modelli a cui ispirarsi, ognuna di loro ha una qualità peculiare. Sono cresciuta con Cenerentola e sono convinta ci possa insegnare ancora oggi come riuscire a rimanere speranzosi e di buon cuore durante le avversità".
Continua poi: "Molte persone vorrebbero abolire le Principesse ma molto dipende dalla prospettiva e dall'esperienza e da cosa se ne ricava, si possono adattare questi personaggi a tempi più moderni e temi più contemporanei ma rimangono ricche di lezioni da cui imparare ancora oggi. Penso che Tiana ad esempio abbia sogni molto realistici ma poi viene catapultata in un mondo magico in cui deve farsi largo. Anche i personaggi femminili esplorati più di recente sembrano portarsi dietro delle antiche fiabe potenti e importanti, dobbiamo solo capire come interpretarle per il pubblico di oggi. Dobbiamo prendere la nostra sensibilità moderna e inserirla nel contesto storico di quando Biancaneve o Cenerentola furono realizzate, possiamo ancora rimanere meravigliati dal lato artistico, dal rendering, dai risultati ottenuti, all'epoca mai visti prima. Biancaneve e i sette nani è un film fondamentale nella nostra storia collettiva del cinema e dell'animazione, dovremmo approcciarci con ciò che io chiamo occhi e orecchie gentili, perché ci permettono di apprezzare moltissimi elementi della pellicola. In fondo ha passato il test del tempo".
Stanno provando a farlo con il live action di Biancaneve: "Apprezzo l'idea commerciale di voler riproporre queste storie alle nuove generazioni, con nuovi progressi, nuovi tecnologie, nuove visioni, nuovi artisti, ma personalmente non vedo l'ora di vedere le altre totalmente nuove storie che ci accompagneranno in altri 100 anni dei Walt Disney Animation Studios".
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Classico Disney preferito
Non potevamo non chiedere a Mindy Johnson il suo Classico Disney del cuore, ma in fondo lo sono tutti: "È difficilissimo scegliere perché hanno tutti qualche caratteristica peculiare. È come dover scegliere tra tanti bellissimi fiori nel proprio giardino. Ho un debole per Cenerentola come dicevo e per il lavoro di conceptual design fatto da Mary Blair. Apprezzo tantissimo le svolte tecnologiche e le sfide artistiche che portò La carica dei 101. Ho un particolare affetto per Up e la sua dolcezza. Pete Docter è un grande storyteller, riesce a portarci in mondi che non avremmo mai immaginato, come dentro la testa di una ragazzina (ride). Dumbo fu girato molto in fretta ma ha un grande cuore. Fantasia è un tripudio di colori molto coraggioso. Come non nominare poi Peter Pan, Lilli e il Vagabondo e l'approccio al widescreen che cambiò tutto. Ho un profondo rispetto per ognuno di loro in fondo. È questo che apprezzo maggiormente dell'azienda: non è la stessa storia riproposta in modi diversi ma prova a portare ogni volta qualcosa di nuovo. Walt Disney riusciva davvero a cogliere cosa cercava il pubblico in quel momento, aveva un profondo rispetto e non tutti gli studios oggi lo hanno, rincorrendo lo slapstick, mentre Walt provava a creare film che fossero senza tempo".
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Intelligenza artificiale e crisi della sala in Disney
Lavorando a stretto contatto con gli animatori Disney, Johnson ha potuto constatare in prima persona il loro approccio con l'Intelligenza Artificiale, argomento sulla bocca di tutti soprattutto in campo audiovisivo: "Posso dire che si presta ad essere tanto una risorsa quanto un pericolo. In fondo già al tempo dell'avvento del digitale si pensava avrebbe disumanizzato il lavoro artistico dietro l'animazione. Dobbiamo comportarci da adulti ed essere responsabili a riguardo, usarla come strumento per avanzare piuttosto che distruggere ciò che abbiamo costruito finora. Ho potuto constatare di persona le enormi potenzialità di questo mezzo. L'importante è che sia nelle mani giuste".
Ma può l'animazione essere uno degli strumenti che salverà la crisi della sala cinematografica? Risponde Mindy Johnson: "Molte persone dimenticano che è un linguaggio che ha preceduto il cinema, ben prima dei live action: si trattava di muovere dei disegni individuali, molte delle lanterne magiche erano in fondo una pre-animazione. Guillermo Del Toro ha parlato a lungo di questo. Anche la CGI in fondo è animazione e spesso le persone non se ne rendono conto. Più avanziamo con la tecnologia, più si moltiplicano gli strumenti a disposizione per rendere sempre più immersiva l'esperienza cinematografica, ma non bisogna dimenticare lo storytelling. Non c'è nulla come chiudersi al buio in una sala in modo collettivo per vedere un film, come mi è capitato di fare in questi giorni alle Giornate del Cinema Muto. Come insegnante faccio di tutto per introdurre i miei studenti a quest'esperienza. Guardare Lawrence D'Arabia su uno smartphone non è la stessa cosa. Bisogna educarli ed elevarli da ciò a cui sono abituati verso qualcosa di interattivo. L'animazione è una delle esperienze più immersive al mondo".
Non mancano i nuovi progetti nella carriera di Johnson: "Sto lavorando a Pencils vs Pixels, che parla dell'animazione in 2D messa a confronto con quella in 3D. in realtà è una celebrazione dell'incontro tra entrambi. C'è qualcosa di molto emotivo nell'animazione fatta a mano e tutti col digitale pensavano che non l'avremmo più rivista, invece eccoci qua. Una saga come quella dello Spider-Verse abbraccia questi due metodi insieme ad altri ancora. Anche The Inventor (presentato in questi giorni alla Festa del Cinema di Roma, ndr) mescola vari tipi di animazione. C'è molto lavoro da fare".