Il regista Cemal Alpan prende ispirazione dal romanzo Merve Kült, A Collapse and Resurrection Story di Ceylan Naz e firma una commedia romantica ambientata nella moderna e caotica Istambul: Merve Kült (You Do You), disponibile dal 9 giugno su Netflix. Protagonista è una giovane ragazza ambiziosa, Merve, interpretata dall'attrice Ahsen Eroğlu, con il sogno di diventare una stilista di successo che dovrà, però, scontrarsi con non poche difficoltà nell'intento di raggiungere i suoi obiettivi.
In questa recensione di Merve Kült vedremo come le (dis)avventure della simpatica, irriverente e coloratissima protagonista la rendano una moderna eroina, seppur con poco spessore. Un po' Cenerentola un po' Andrea Sachs, pronta a scalare la vetta del mondo più esclusivo, quello della moda. In mezzo si metterà l'amore, come spesso accade, ma anche un avviso di sfratto e un'App per trovare l'anima gemella.
La strada per la felicità è irta di ostacoli
Merve Kultur è una ragazza di Instanbul intraprendente e dinamica con un obiettivo ben chiaro in testa: entrare nel mondo della moda come stylist. Per questo rifiuta categoricamente lavori che riguardano il suo ambito di studi (una laurea in economia) per dedicarsi anima e corpo a seguire le nuove tendenze fashion e contribuire a crearne delle nuove. Questo con grande disappunto della madre, una ex giornalista i cui successi lavorativi riecheggiano ancora oggi. Complice un padre assente, che si è creato una nuova famiglia lontano da loro, Merve ha un rapporto strettissimo con gli altri abitanti del palazzo: un folkloristico chiromante, un sarto serio e preciso e una donna amante della buona cucina e dei gatti.
È proprio a causa del padre che il mondo di Merve va in frantumi, mettendola di fronte alla dura realtà. L'uomo, sommerso dai debiti, è infatti costretto a vendere il condominio a un misterioso acquirente e la ragazza coinvolge quindi il suo gruppo di geniali amici nella creazione di un'app di incontri mascherati la cui vendita permetta di salvare la sua casa (e quella dei suoi vicini amici). Nel frattempo il giovane milionario Anil Gurman, tanto misterioso quanto affascinante, le offre un lavoro nella sua azienda di abbigliamento, ma le cose non sono come sembrano.
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Un inno all'autenticità: Merve aiuta a toglierci la maschera
Punto focale sul quale si innesta tutta la narrazione della commedia romantica di Cemal Alpan è la maschera, intesa come concetto pirandelliano. Nel bene o nel male ognuno di noi ne indossa una e mostrare chi siamo è sempre più complesso in un mondo che non accetta fragilità. Nel film questo aspetto è espresso in modo diretto con la creazione dell'app che dovrebbe risollevare le sorti di Merve: in essa gli utenti indossano sempre una maschera che ne nasconde il volto, proprio per non sentirsi a disagio confidarsi in modo profondo. Ma anche con l'hashtag che rende Merve icona di stile, quel #siitestesso che ha il sapore di un inno di libertà e che le farà conquistare centinaia di follower sui social.
Siamo lontani dall'indagine sfaccettata e approfondita sulla frammentazione dell'Io, ma seppur in modo leggero e a volte scontato, il film riesce a mettere in luce un aspetto della nostra società che non si può più trascurare. Anil Gurman, il self made man formatosi in Cina, nonché capo di Merve, è colui che più di tutti esprime questo aspetto: "intrappolato" nel duplice ruolo di imprenditore di successo e uomo assetato di vendetta, non può (o non sa) togliersi la maschera. Sarà proprio Merve, con il suo carisma e una sincerità disarmante per un uomo tutto d'un pezzo, a mostrare che essere se stessi è sempre la cosa giusta.
Conclusioni
Nella nostra recensione di Merve Kült abbiamo visto come il romanticismo si inserisca nel viaggio alla conquista dei propri sogni di una eroina contemporanea che ricorda, non troppo velatamente, altre protagoniste ben più famose che l’hanno preceduta (Il Diavolo veste Prada è la Bibbia da cui attinge, senza dubbio), senza però farci innamorare di lei come vorremmo. Un capo ricco, bello e con un passato oscuro e tormentato sembra essere necessario da 50 sfumature di grigio in poi, ma ne abbiamo ancora bisogno? Fortunatamente Ahsen Eroğlu rende la sua Merve credibile grazie a quel pizzico di follia che ci fa entrare in sintonia con il personaggio.
Perché ci piace
- È una storia romantica e spensierata, perfetta per quando cerchiamo un film che ci intrattenga senza impegno.
- La protagonista è credibile e simpatica, un vero tornado di emozioni.
- Anche se in modo leggero ci fa riflettere su quanto di noi stessi mostriamo agli altri.
Cosa non va
- La storia è poco originale.
- Si ripropone il modello romantico tra donna in carriera e uomo di successo arrogante.
- La recitazione di alcuni personaggi in stile Boris, fin troppo basiti.