Amata e odiata, sacra e profana, bellissima e piena di brutture. Se la contraddizione potesse essere una città, si chiamerebbe Roma. Culla della Storia, madre di una Bellezza monumentale, la capitale ha sempre vissuto nell'eco del suo stesso mito e dimostrato di avere problemi con il presente. Un presente spesso sinonimo di un potere detestabile, di politici corrotti, di degrado morale, di una religione lontana da un popolo scontento e lamentoso. Ma qual è il vero cuore di Roma? Cosa c'è davvero nel riflesso del Tevere? Per conoscere un cuore urbano, bisogna esplorarne le arterie, ovvero i vicoli, le strade, gli anfratti più oscuro e inesplorati. È questa la scelta di un singolare signore di nome Mercurio Loi. Professore di storia dall'aria allampanata, un ego alquanto ingombrante e con la passione segreta per le passeggiate notturne. Dietro quell'aria da dandy capitolino e sotto l'elegante mantello si nasconde un uomo curioso, scalpita un investigatore affamato di misteri, pronto a scontrarsi con nemici crudeli e organizzazioni segrete.
È questo l'identikit sommario di Mercurio Loi, protagonista sui generis di un omonimo fumetto arrivato da poco in edicola e in fumetteria. Nuova serie regolare di casa Sergio Bonelli Editore, Mercurio Loi è ambientata nella Roma papalina di inizi Ottocento, quella abitata da cospiratori e sette sotterranee, assoggettata ad un papa re la cui severità fa sbocciare un malessere latente. Tra spiriti carbonari e tetti illuminati dalla luna, il professor Loi è sempre affiancato da un giovane e tenebroso assistente di nome Ottone, ragazzo biondo sempre scuro in volto e dall'aria tormentata. Sono loro due i protagonisti di un fumetto tutto italiano, che nasce nella storica Via Buonarroti di Milano per scoprire il sottobosco ottocentesco di Roma. Un personaggio, quello di Mercurio Loi, nato dalla penna di Alessandro Bilotta e della matita di Matteo Mosca e dotato di un'inedita particolarità. Casa Bonelli, infatti, ha sempre sfornato eroi, più o meno granitici, più o meno rassicuranti (Tex è l'uomo delle risposte, Dylan Dog quello delle domande), ma quasi sempre belli.
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Uomini e donne (non dimentichiamoci di Julia) esteticamente piacenti, dotati di fascino e capaci di creare un'immediata fascinazione nei lettori. Mercurio Loi, invece, no. Mercurio Loi è diverso, sgraziato, scimmiesco, quasi respingente. Un personaggio strambo e per questo interessante che incarna tanti topos cari al mondo del cinema e della serie tv. Dimenticate pure un fumetto polveroso e stantio, perché Mercurio Loi, nonostante parli di storia, è dotato di un registro brillante e di un brio pop pieno di riferimenti interessanti da scovare. Ed è per questo che, armati di rigorosa lente d'ingrandimento, abbiamo cercato tracce cinematografiche e televisive dentro questo nuovo personaggio pronto ad indagare una città splendida come le sue piazze e torbida come il suo fiume.
Sulla scia di Batman: l'investigatore oscuro
A proposito di indizi sotto al naso, avete presente il marchio editoriale di Batman, vero? DC Comics, lo sanno anche i gargoyle di Gotham City. Il nome della casa editrice non è altro che l'acronimo di "Detective Comics" (anche questo lo sanno anche i gargoyle), una sigla in cui il suo eroe più tormentato, Batman appunto, si riconosce appieno. Nonostante sia un lato fondamentale del personaggio purtroppo sempre trascurato dal cinema (ma non dai videogiochi della Rocksteady, per fortuna), l'animo investigativo del Cavaliere Oscuro si nutre di piste da seguire, omicidi da ricostruire, killer da scovare, traiettorie di proiettili da immaginare. Da buon investigatore, anche il nostro Mercurio presta il suo acume alla risoluzione di casi misteriosi, ma questa similitudine è certamente più scontata e banale di un'altra molto più profonda.
Non ci riferiamo certo al mantello indossato da entrambi, ai loro maggiordomi e nemmeno alla doppia identità di uomini che cambiano dal giorno alla notte (è un grande classico nei fumetti), ma al profondo e viscerale legame di Batman e Mercurio con le loro città. Gotham City e Roma sono due città corrotte, quasi due personaggi la cui anima grigia va in qualche modo preservata. Il contesto urbano è molto più di un semplice sfondo in cui si muovo i personaggi, ma assume un valore quasi etico, che spinge i suoi protagonisti a fronteggiare il Male per salvare la moralità della propria città. A tutto questo va aggiunto anche il rapporto mentore-allievo tra Mercurio e il giovane Ottone, un'accoppiata che richiama il rapporto tra Batman e Robin, dove la spalla segue e impara dal maestro, ma talvolta soffoca nel vivere troppo all'ombra del proprio "maestro".
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Come Jep Gambardella: la nobile arte del passeggio
Restiamo tra le strade romane, un agglomerato di stretti vicoli e grandi piazze, sontuosi castelli e umide segrete. Ci soffermiamo su Roma perché è tra le sue vie che si compie lo strambo genio di Mercurio Loi, un uomo con la fama da perdigiorno che trova nel passeggiare il migliore alleato per la sua mente sopraffina. Mercurio Loi celebra il camminare come fosse un'arte nobile, una buona abitudine dei grandi pensatori stimolati da passeggiate senza meta, rilassanti, nelle quali trovare ispirazione e dare respiro alla propria innata curiosità. Insomma, per quanto banale possa sembrare, bisogna essere dei geni anche nel camminare come si deve. Roma, passeggiate, intellettuali che si aggirano per le loro strade. Vi ricorda qualcuno? A noi sono venuti in mente molti personaggi di Paolo Sorrentino, spesso e volentieri intenti a riflettere sulla vita, persi nelle loro elucubrazioni mentali proprio mentre passeggiano. Succede al disilluso Jep Gambardella ne La grande bellezza, al pensieroso Giulio Andreotti visto ne Il Divo e persino all'enigmatico papa di Jude Law apprezzato in The Young Pope. Non cogliere il valore di una sana camminata sembra davvero un peccato "capitale".
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Tra Holmes e House: deduzione e dialettica
Da Baker Street a Castel Sant'Angelo il passo potrebbe essere molto breve. Lo abbiamo tenuto in coda, ma è ovvio (oltre che dichiarato dagli stessi autori) che il primo e più evidente punto di riferimento per Mercurio Loi sia il mitico Sherlock Holmes. L'investigatore più celebre di tutti i tempi, creato dal genio di Arthur Conan Doyle, riecheggia anche nelle gesta di Loi, nel suo atteggiamento di eclettico ed egocentrico uomo d'ottocentesco il cui carisma è basato soprattutto su ingegno, spirito deduttivo e buona favella. Senza dimenticare la presenza di un acerrimo nemico, mellifluo e subdolo, di nome Tarcisio. Ex assistente del professore romano, pieno di rancore e voglioso di sfidare e umiliare Loi sul piano intellettivo, il villain del fumetto ricorda molto la nemesi di Holmes, quel Professor Moriarty efficacemente definito da Doyle come "il Napoleone del crimine".
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Che siate affezionati all'Holmes di Robert Downey Jr. o sfegatati ammiratori della versione aggiornata da Benedict Cumberbatch, in Loi ritroverete sia dialoghi taglienti (dove niente ferisce meglio della lingua) che le improvvise e spiazzanti intuizioni di ogni grande detective. In questa propensione di Loi per i duelli dialettici con Ottone e l'abuso del sarcasmo ritroviamo non solo i siparietti tra Holmes e il suo fedele Watson, ma anche gli indimenticabili "duetti" tra il Dottor Gregory House (la fisionomia di Mercurio ricorda non poco quella di Hugh Laurie) e il suo unico amico Wilson. Arguti sfottò, battibecchi sospesi tra leggero astio e stima reciproca, confronti accesi; in Mercurio Loi ritroverete una Roma antica, evocativa e ben disegnata, che non ha mai perso di vista l'importanza della parola.