Mektoub, My Love: Intermezzo, la recensione: una notte in discoteca con Kechiche

La recensione di Mektoub, My Love: Intermezzo - Kechiche sconvolge Cannes 2019 con una ipnotica sequenza in discoteca di quasi tre ore e una scena di sesso come mai si era vista prima.

Se state leggendo questa recensione di Mektoub, My Love: Intermezzo alla ricerca di frasi roboanti tipo "la morte del cinema" o "il peggior film di Cannes degll'ultimo decennio", siamo desolati ma dovrete rivolgervi altrove, con tutta probabilità su qualche testata statunitense. Perché questo secondo capitolo, anzi no intermezzo, della trilogia su Amin e i suoi giovani amici non è poi tanto diverso da quello che in fondo ci aspettavamo dal nuovo provocatorio lavoro del regista de La vita di Adele.

Mektoub My Love Intermezzo
Mektoub, My Love: Intermezzo, una scena del film

D'altronde il precedente lavoro di Abdellatif Kechiche, Mektoub, My Love: Canto uno, non è che avesse avuto questo grande successo: flop ai botteghini, nessun premio a Venezia e ricezione critica mediamente (molto) positiva, ma comunque divisiva. Per noi invece rimane una delle opere essenziali del decennio cinematografico che si sta per chiudere, sicuramente tra le esperienze filmiche più vive e coinvolgenti che ci sia mai capitato di vedere in tutta la nostra vita.

Possiamo definire questo Mektoub, My Love: Intermezzo all'altezza del precedente? La risposta è evidentemente no, e non poteva e non voleva esserlo. Perché questa nuova opera di Kechiche non ha le ambizioni di essere un "film vero", ma semplicemente un raccordo tra i due capitoli principali. Non un film essenziale quindi, e nemmeno particolarmente rivelatorio, ma di certo coerente con quello che ci stava già raccontando e mostrando.

La trama si accorcia, il cast cresce, la notte si allunga

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Mektoub, My Love: Intermezzo, una scena del film di Abdellatif Kechiche

Prima ancora di entrare nel merito di tutto quello che potrebbe, anzi ha già chiaramente infastidito parte del pubblico, partiamo dalla trama: sono passate poche settimane dal finale del primo film, Amin continua la sua relazione (segreta) con la dolce Charlotte, mentre i suoi amici si godono gli ultimi giorni d'estate in spiaggia, dove incontrano una nuova ragazza in vacanza, la diciottenne parigina Marie, subito corteggiata dai ragazzi del gruppo. Tutti insieme passeranno una lunga notte in discoteca all'insegna del divertimento, della seduzione e dei rimpianti.

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Le due novità essenziali di questo intermezzo sono quindi due: l'inserimento del cast, già corale, di nuovi personaggi (tra cui spicca senza dubbio Marie Bernard, di rara bellezza e freschezza) e la scelta, coraggiosa al limite del suicidio artistico, di ambientare quasi tutto il film all'interno della discoteca. Una lunghissima e ipnotica sequenza di circa tre ore (quindi quasi tutto il film, se consideriamo le tre ore e mezza che compongono il montaggio visto qui a Cannes) in cui i protagonisti ballano tanto e parlano molto poco.

Sesso, desiderio e impotenza

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Mektoub, My Love: Intermezzo, una scena dal film

Nel bel mezzo della sequenza in discoteca arriva anche l'unica scena di sesso del film, un cunnilingus di circa 15 minuti girato nel bagno del locale con lo stile naturalistico che da sempre contraddistingue Kechiche e che fa sembrare soft perfino le discusse sequenze lesbo de La vita di Adele. Si tratta di sesso non simulato? Quasi certamente sì, la macchina da presa indugia in modo tale da non lasciare dubbi e non abbandona mai i protagonisti, nemmeno quando emergono le evidenti difficoltà dovute alla scomodità dell'ambiente o della non facilità della ragazza di raggiungere l'orgasmo. Ma lo scopo di Kechiche è appunto quello di non tirarsi mai indietro, di raccontarci la notte nella sua interezza ed è per questo che la scena, evidentemente non per tutti i palati, è tutt'altro che gratuita, ma coerente con il tema del film.

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Mektoub, My Love: Intermezzo, la lunga scena ambientata in discoteca

Diverso magari potrebbe sembrare l'insistenza sui corpi (soprattutto i sederi) delle protagoniste, che di fatto compongono un'altissima percentuale delle inquadrature del film. Ma è proprio la ripetizione, a tratti davvero ipnotica se non estenuante, a trasmettere il senso ultimo della vita di questi ragazzi e soprattutto del protagonista Amin, un ragazzo che sembra capace solo di osservare passivamente, desiderare da lontano, e che viene continuamente contrapposto agli altri sue amici ben più concreti e voraci.

Filmando la vita

Ad un certo punto ad Amin viene detto "Smettila di guardare e vivi la tua vita", una frase che potrebbe essere tranquillamente rivolta anche a noi spettatori, ma in realtà Amin vive la sua vita in pieno proprio in questo modo, osservando la ragazza che brama da lontano - la splendida Ophélie Bau, che interpreta il personaggio più bello e complesso - e rimanendo silenzioso e timido anche quando intorno a lui ragazze bellissime e sensuali fanno a gara a conquistarlo. Amin non ha la stessa fame di sesso che sembrano avere i suoi coetanei, ma attraverso questo il voyeurismo suo e del regista dimostra di godere e ca(r)pire la vita meglio di chiunque altro.

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Mektoub, My Love: Intermezzo, due protagoniste del film di Kechiche

Ed è per questo che anche noi non riusciamo a giudicare negativamente un regista come Abdellatif Kechiche o il suo cinema; perché pur essendo certamente eccessivo e volutamente provocatorio continua a regalarci lampi di cinema che probabilmente non hanno eguali al mondo, e stralci di vita che ci sembra di aver vissuto in prima persona. Merito dello stile naturalista? Dell'unità di luogo e tempo? Di contenuti al limite del soft porn? No, il segreto del cinema di Kechiche, e in particolare di questi Mektoub, è nei suoi personaggi: bellissimi sì ma veri, imperfetti al limite dell'irritante, dagli occhi e gli sguardi che trasmettono più di mille parole. Se invece di tutto questo si guardano solo i culi, ci dispiace dirlo, ma forse il problema non è tanto di Kechiche ma di chi (non) sta guardando.

Conclusioni

Come avrete intuito dalla nostra recensione di Mektoub, My Love: Intermezzo, questo film di Kechiche, ancor più dei precedenti, è un film che si ama o si odia, senza vie di mezzo. Ha il gran merito di continuare a restituire in modo unico la vitalità dei suoi giovani protagonisti, ma lo fa indugiando volutamente su elementi che infastidiranno i più e che sono preda facile di critiche anche feroci. Se avete amato il primo Metoub, My Love e non vedete l'ora di passare altre ore in compagnia dei protagonisti probabilmente amerete anche questo film; se invece già avevate faticato con il precedente questo lo odierete come poche cose al mondo.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • I personaggi, e i dialoghi, sono ancora una volta tra i più belli, vivi e naturali che ci sia capitato di vedere in un film.
  • Per quanto l'elemento narrativo sia molto limitato in questo intermezzo, le storie di Amin e Ophelia appassionano e coinvolgono e non vediamo l'ora di continuare con il prossimo capitolo.
  • Che piaccia o meno il suo stile, come gira Kechiche non gira nessuno.

Cosa non va

  • La voluta ripetitività di tutta la sequenza in discoteca che compone quasi tutto il film e l'insistenza quasi ossessiva sui corpi sono un ostacolo probabilmente insormontabile per lo spettatore medio.
  • La scena di sesso così lunga ed esplicita potrebbe shockare molti.