Quando gli chiediamo, alla fine dell'intervista, quale sia il titolo di riferimento ambientato negli anni Sessanta, non ha dubbi: "Beh, la prima stagione di Cuori!". Sì perché la fiction Rai, arrivata nel vivo della seconda stagione, oltre macinare cifre importanti dal punto di vista dello share, continua a delineare un racconto ideale, in cui la medicina cardiochirurgica si mischia alle avventure emotive dei personaggi. Tra loro, appunto, uno dei protagonisti di Cuori, Alberto Ferraris, interpretato da Matteo Martari. Abbiamo intervistato l'attore nella sede Rai di Viale Mazzini, chiedendogli delle sue scelte artistiche, e di quanto il mestiere dell'attore non sia dissimile a quello degli scienziati.
Infatti, entrambi lavorano per tentativi, e per entrambi sono fondamentali i no. "Sbagliare è importante, ma non so quanto lo sia nel nostro lavoro", dice Martari a Movieplayer.it. "Una volta presa una direzione fai una scelta, assumendoti delle responsabilità, magari traendo profitto dall'accaduto. In questo caso ci si confronta con se stessi, crescendo. Dire di no, poi, è fondamentale: bisogna capire quando è il momento di dire dei no. Il no è una parola forte, con un potere molto forte. Bisogna saperla usare, come parola".
Istinto o ragione?
La serie Cuori si arrovella sul conflitto eterno: cuore e ragione. Ma come sceglie i copioni Matteo Martari, seguendo l'istinto o il raziocinio? "All'inizio vado di pancia, leggendo qualcosa. In base a ciò che leggo ho bisogno di provare emozioni. Poi se leggo dei credits importanti, la ragione ti porta verso il film. Attenzione, però, se il ruolo non ti appartiene potresti dire di no. È un atto di coraggio", ci dice. Come detto, Martari interpreta il dottore Alberto, cardiochirurgo di talento, tenace e brillante, che segue le tracce del professor Corvara.
Cuori 2, Bianca Panconi: "Ragione e sentimento, ma fare l'attrice è questione di scelte"
"L'arte? È un lavoro produttivo"
Con Matteo Martari, poi, ragioniamo sul perché, in Italia, l'arte in generale non sia considerata - generalizzando, chiaro - un vero e proprio lavoro. "Non so, non ho una risposta precisa, ma sono stupito che sia così: basta pensare al nostro percorso culturale", continua l'attore. "Dico però che c'è rispetto per l'arte, una conoscenza. Ed è strano che non venga considerata come un lavoro. C'è una spesa incredibile di energia e tempo, e dunque è un lavoro vero e proprio. L'arte è anche produttiva. Ripeto: come è possibile tutto ciò, rispetto al nostro passato?".
A proposito di produttività, Cuori 2, in onda la domenica sera su Rai 1 (e disponibile su RaiPlay), entra letteralmente nelle case degli spettatori. Come si vive questa sensazione? "Vivere con consapevolezza questa cosa può essere spaventosa... è una cosa curiosa, e me lo sto chiedendo ora, parlando con te. Del resto portiamo un messaggio, e ci assumiamo una certa responsabilità. Non è il motivo per cui faccio l'attore, però è stimolante essere accettati dal pubblico a casa. Perché magari ti apprezzano, e ti gratifica il fatto di poter raccontare una storia agli spettatori, distraendoli, confortandoli".