Laura conduce un'esistenza frenetica nella metropoli, con un lavoro d'ufficio che la spinge a dare sempre il massimo e una vita privata a dir poco incasinata. La donna è dipendente da droga e alcool e la sua sfera sentimentale consiste in avventure di una notte: una ragazzina in un corpo da adulta, ancora bisognosa di trovare il proprio posto nel mondo.
Come vi raccontiamo nella recensione di Matriarch, Laura è arrivata alla totale esasperazione, ad un punto di non ritorno, tanto da rischiare di morire in seguito ad un'overdose. Proprio in quel momento è vittima di un inquietante fenomeno, che la spinge a ripensare alle proprie origini e a far ritorno nella cittadina natale per rivedere la madre, con la quale non ha rapporti da quasi vent'anni. All'arrivo viene accolta da vecchie conoscenze ma si accorge subito come qualcosa non vada e la stessa genitrice inizia a manifestare strani comportamenti, che rivelano scomode verità sull'intera comunità e sul passato della famiglia.
Una visione che non lascia indifferenti
Ha sicuramente personalità Matriarch, ma ciò nonostante insieme ai pregi emerge anche un'astrattezza di fondo che impedisce al racconto di essere effettivamente convincente, per via di un marchio autoriale che si plasma alle dinamiche di genere in maniera poco coesa. In quest'horror a marchio Hulu da poco disponibile nel catalogo di Disney+ assistiamo infatti alla deriva privata della protagonista, in preda ad una verve autodistruttiva che rischia di trascinarla sempre più a fondo.
E quando tutto sembra perduto chi chiamare se non colei che ti ha dato la vita? Ecco così che Laura fa ritorno da quella madre mai compresa e con la quale il rapporto aveva preso una piega apparentemente inconciliabile. Viene presto facile comprenderne i motivi del distacco e il ritorno della Nostra a casa non farà altro che rinfocolare vecchie ferite e accendere nuovi enigmi.
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Un male antico
Un sangue nero, liquido oscuro che esce da corpi consumati e prossimi a una disgregazione cellulare: c'è chi ha citato, poco oculatamente, il cinema di Cronenberg, ma nel suo disfacimento il film scritto e diretto da Ben Steiner ha comunque un fascino del tutto particolare, quasi sadico e morboso e capace di toccare vette profondamente inquietanti come nella straniante rivelazione finale, dove il sovrannaturale prende finalmente il sopravvento.
Dove Matriarch risente maggiormente dei propri limiti è nella gestione dei tempi e delle situazioni, dato che la storia avrebbe giovato di una durata minore, probabilmente in forma di mediometraggio. Nonostante duri soltanto un'ora e mezza infatti la visione soffre di alcuni momenti morti e allo stesso tempo lo scavo psicologico risulta poco verosimile, pur se applicato alle dinamiche del filone e al relativo sense of wonder.
Alle radici del mistero
Il cast è invece inquietante al punto giusto, con Jemima Rooper e Kate Dickie che si impegnano nel dar vita a due figure odiose in maniera complementare, per la serie "tale madre, tale figlia", e anche il discreto parterre di comprimari fa il suo, anche quando si rende protagonista di scene di massa potenzialmente a rischio ridicolo involontario, orgia finale su tutte.
Un folk horror ambientato nel nostro contemporaneo, distante da operazioni in costume ben più riuscite come il recente Non sarai sola o dalle derive new-age di Midsommar - Il villaggio dei dannati, che si rivela in egual misura conturbante e disturbante, a tratti piacevolmente spaventoso e altrove inaspettatamente vacuo e gratuito. Un'opera complessa, nel bene e nel male, capace di dividere.
Conclusioni
Esasperata da una vita senza freni, ossessionata dal lavoro e persa in avventure di una notte, con l'ennesima overdose che rischia di farle perdere tutto. Giunta al limite, la protagonista fa ritorno nel paesino natale e ritrova la madre, finendo per fare i conti con il proprio passato e un macabro mistero che aleggia nella comunità. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Matriarch, l'horror di Ben Steiner è un film complesso, esteticamente visionario - affascinante e disturbante - ma non sempre convincente dal punto di vista narrativo, con forzature e personaggi a tratti impoveriti. Per una visione dalle due facce facilmente divisiva.
Perché ci piace
- Esteticamente il film ha il suo fascino, con un approccio visionario inquietante al punto giusto.
Cosa non va
- La sceneggiatura funziona a corrente alternata, con eventi e personaggi non sempre convincenti.