Un colpo di testa, un tradimento consumato in maniera non troppo originale nel proprio ufficio con una vistosa collega di lavoro, e la vita di un impiegato comunale cambia repentinamente, arrivando ad un punto di non ritorno. Questa è la trama di Gli equilibristi, il nuovo film di Ivano De Matteo presentato oggi alla 69.ma Mostra d'arte Cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti e in uscita il prossimo 14 settembre grazie a Medusa Distribuzione. A vestire i panni di Giulio Coletti, tranquillo padre di famiglia che in seguito alla scoperta dell'adulterio si separa dalla moglie, finendo nell'indigenza più totale per mantenere i due figli, c'è un dolente Valerio Mastandrea, presente oggi in conferenza assieme al regista, alla co-protagonista Barbora Bobulova, ai produttori, Paolo Del Brocco, Marco Poccioni e Fabio Conversi, e alla sceneggiatrice Valentina Ferlan. Ambientato in una Roma desolante e anonima, una giungla metropolitana dove la solidità dei rapporti umani è messa alla prova quotidianamente, il film racconta la realtà dei nuovi poveri senza sconti e con buon realismo.
Come mai ha scelto di raccontare un problema globale come quello della 'nuova' povertà, attraverso la 'piccola' vicenda privata di un uomo come tanti? Ivano De Matteo: in realtà questo è proprio il cinema che mi piace. Ho sempre voluto dare voce a chi non ce l'ha. Non ho pensato alle grosse questioni economiche, ma mi sono soffermato direttamente sui problemi che stava attraversando il ceto medio, quello in assoluto più colpito dalla crisi. Ricordo di aver letto nel 2007 un interessante articolo del settimanale L'Espresso intitolato proprio Gli Equilibristi. All'epoca stavo lavorando a La bella gente e non ho potuto approfondire l'argomento, ma sapevo che prima o poi lo avrei fatto. Ho cominciato quindi ad interrogarmi su queste persone, uomini e donne che non conoscevo, ma che in realtà incontravo tutti i giorni. Non hanno problemi di lavoro, perché un posto ce l'hanno, ma il loro stipendio è nettamente più basso delle spese che devono sostenere. Sono troppo ricchi per ottenere gli aiuti dallo Stato, ma troppo poveri per sopravvivere. Non possono contare sul gruzzoletto messo da parte dai genitori e davanti ad un esborso economico improvviso, come succede al protagonista che deve pagare l'apparecchio dei denti per il figlio, fanno enormi sacrifici per evitare che il proprio bambino diventi un coniglio. Questo è l'equilibrismo di cui volevo parlare. Il film affronta, tra le altre cose, la dissoluzione di una famiglia, a causa dell'adulterio del marito. Nonostante il film sia stato scritto assieme ad una donna, sembra che la parte della 'cattiva' spetti alla moglie, incapace di comprendere il dramma del marito e piuttosto risoluta nel non volerlo più a casa... Ivano De Matteo: e perché dovrebbe volerlo a casa? Non volevamo dare per scontato che la donna dovesse subire quella situazione senza reagire in alcuna maniera. Lei in fondo tenta di difendere la sua famiglia. Capisco, però, che la sua figura è esattamente quella che immagina un uomo nella stessa situazione del protagonista.Barbora Bobulova: è facile simpatizzare con il protagonista, visto che la macchina da presa lo segue dappertutto, ma non vorrei che si dimenticasse la sofferenza di questa donna. Non è solo la rompiscatole che caccia di casa il marito, ma è una persona che soffre. E poi, a parti inverse, quante donne hanno fatto bruttissima fine, perdendo addirittura la vita?
Valerio Mastandrea: l'episodio del tradimento è marginale in questa storia. Tra i due protagonisti c'è molto di non detto. E' una coppia che sta alla fine del proprio rapporto. E' davanti ad un bivio, o ce la fa o non ce la fa. Per Giulio il tradimento è un alibi che fa esplodere una situazione più grande, già compromessa. Volgarmente parlando non succede tutto per una scopata, c'è molto altro. Valerio, per te si tratta di un altro ruolo di uomo malinconico...
Che dire, non ce l'ho proprio il phisique du role del supereroe, né del poliziotto alto, biondo e con gli occhi azzurri. Io prediligo i ruoli tragicamente comici. Giulio è molto autoironico e quando questa caratteristica che gli ha permesso di vivere fino a quel momento si affievolisce per lui inizia la caduta libera. Ho amato molto questo personaggio perché Ivano mi ha dato la possibilità di analizzarlo in tutte le sue sfaccettature.
Ivano De Matteo: Valerio è un clown, cioè un attore che fa sorridere nel dramma. Obiettivamente in Italia non c'era altro inteprete in grado di poter affrontare un ruolo del genere. E' vero fa il 'cazzone', ma la sua è una maschera che copre la parte drammatica. Nel caso specifico di Giulio, il dramma non è sinonimo di pianto, ma è un qualcosa che ha a che vedere con la dignità, con il pudore. Chi vive la stessa situazione del protagonista non riesce ad aprirsi con i familiari, ma nasconde tutto con la speranza di potercela fare un giorno. Ma non ce la fa mai.