Sguardo pensieroso e testa rasata: per quanto si sforzi, Marco D'Amore è ormai indissolubilmente legato a Ciro l'Immortale, uno dei personaggi più controversi di Gomorra - La Serie. Nonostante il pubblico continui, e continuerà ancora a lungo, a identificarlo con il protagonista della serie Sky, D'Amore è prima di tutto un attore di teatro e ora anche uno sceneggiatore, avendo contribuito alla scrittura di Un posto sicuro, film d'esordio di Francesco Ghiaccio, pellicola che racconta il dramma dell'Eternit in Piemonte.
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Uscito nelle sale italiane lo scorso 3 dicembre, il film è stato presentato al pubblico del Giffoni Film Festival, che ha avuto la possibilità di confrontarsi con il regista e con D'Amore, entrambi entusiasti di poter parlare di un tema così delicato, quello della malattia provocata dall'amianto, con una platea di giovanissimi: "È importantissimo informare i più giovani" ci ha detto Ghiaccio, continuando: "Tanti non sanno nulla dell'amianto: non sanno che è ancora presente nelle nostre città. Bisogna portare consapevolezza. Il film poi ha anche un valore cinematografico e narrativo: confrontarsi con i ragazzi è stato bellissimo".
A proposito di gioventù, abbiamo chiesto a D'Amore che tipo di ragazzo fosse quando aveva la stessa età del pubblico di Giffoni: "Ero un ragazzo molto turbolento, pieno di passioni" ha ammesso, continuando: "Ho fatto anche delle scemenze, come è giusto che sia: questa è un'età in cui dev'essere concesso sbagliare e poi capire come raddrizzare il tiro. Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia che mi ha molto stimolato: mio padre aveva una passione per il cinema americano e il cinema politico italiano. Mia mamma invece era legata a film molto più romantici e alla commedia. Ho preso spunto da tante cose: sono grato per aver avuto la possibilità di vedere cose diverse grazie a cui costruire un mio personalissimo bagaglio". Il film preferito su tutti però è: "C'era una volta in America, per ragioni sentimentali: ogni anno lo rivedo con mio padre e mio fratello. Ci ripetiamo le battute a memoria".
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Nessuna anticipazione sulla terza stagione di Gomorra da parte dell'attore campano, solo una certezza: "Per Ciro la sua presunta immortalità è una condanna: ormai è già morto dentro. Dopo la morte della moglie e della figlia è un guscio vuoto. Ormai Gomorra è un campo minato, è un racconto epico che va oltre i suoi personaggi".