Era da un po' che non si vedeva Rowan Atkinson sugli schermi, e a questo vorrebbe rimediare il titolo di cui parliamo in questa recensione di Man vs. Bee, nuova serie comedy di Netflix con una premessa molto semplice: un uomo contro un'ape, ripetutamente, con risultati disastrosi (per l'uomo). Un concetto sempiterno, quasi una versione live-action di alcuni dei più celebri cortometraggi di Paperino (con il quale Atkinson condivide l'uso massiccio delle espressioni facciali e, in casi specifici come questo, una comicità poco o per nulla verbale). Un'idea che sulla carta è perfetta per il ritorno in scena di uno dei grandissimi della comicità inglese, questa volta in contemporanea globale grazie allo streaming.
N.B. La recensione, senza spoiler, si basa sulla visione in anteprima di tutti e nove gli episodi.
Quel pomeriggio di un giorno da api
Man vs. Bee inizia con Trevor (Atkinson) in tribunale, accusato di vari reati legati alla sua permanenza nella casa di una coppia benestante. Lui obietta "C'era un'ape...", e da lì parte il flashback che spiega tutto: Trevor lavora per un'agenzia di house sitting, e si ritrova a dover sostituire il collega che di solito si occupa della dimora di cui sopra. I compiti sono semplici: prendersi cura del cane, e assicurarsi che non accada nulla agli oggetti di valore (il proprietario è un noto collezionista d'arte). Tutto facilissimo, se non fosse che a una certa si manifesta un'ape che proprio non ne vuole sapere di dileguarsi o morire. A questo punto la cosa si fa personale: Trevor deve annientare quell'insetto, cascasse il mondo. E c'è effettivamente il rischio che si verifichi quest'ultima opzione...
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Invecchiamento comico
Come dicevamo in apertura, Rowan Atkinson è considerato una delle grandi menti comiche del panorama culturale britannico: l'amico Stephen Fry lo ha più volte elogiato, dicendo che la prima volta che lo ha visto esibirsi su un palcoscenico stava collassando dal ridere, e ha il merito non indifferente di aver creato ben due delle maschere comiche più geniali e memorabili del secolo scorso, Edmund Blackadder e Mr. Bean. Due creazioni agli antipodi, dal momento che il primo è un concentrato di veleno verbale e sarcasmo (con la parlata molto particolare di Atkinson, affetto da una balbuzie che lo porta a pronunciare alcune lettere in modo marcatissimo), mentre il secondo è tutto a base di espressioni facciali e humour puramente fisico. Un personaggio, quest'ultimo, che il comico ha progressivamente abbandonato in live-action (oggigiorno, salvo casi eccezionali, si limita a prestargli la voce per la versione animata), affermando che l'appeal infantile di Bean non funziona più quando il suo interprete è palesemente invecchiato.
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Un problema che si manifesta anche in questa sede, dove il protagonista non è proprio un clone di Bean ma gioca con gli stessi meccanismi, impostando le gag in chiave slapstick. Un meccanismo che nel corso dei nove episodi - che si potevano tranquillamente riunire sotto forma di film di 90-100 minuti, dato che è un'unica storia e ogni capitolo ha una durata esile - è affetto da usura, perché il corpo di Atkinson non è più quello di trent'anni fa ma la serie sembra non farci caso, cercando di replicare scenari ai quali la fisicità dell'attore non si può più prestare con la stessa forza e grinta. Il fatto che la gag più simpatica sia quasi del tutto slegata dall'escamotage principale la dice lunga su questa operazione che ha l'aria di voler ribadire che il suo creatore e protagonista non è pronto a gettare la spugna. Ma non era necessario ribadirlo, perché Atkinson, anche se non in un contesto di finzione, ha più volte dimostrato nel corso degli anni di saper ancora far ridere con una sola sillaba, se necessario. Peccato che qui, arrivati fino in fondo, la sillaba sia "Bah".
Conclusioni
Arrivati alla fine della recensione di Man vs. Bee, ci duole constatare come la forza comica di Rowan Atkinson si sia affievolita, almeno sul versante puramente fisico.
Perché ci piace
- L'idea è molto carina.
- Rowan Atkinson ce la mette tutta...
Cosa non va
- ... ma la sua prestanza fisica non é più la stessa, e il meccanismo comico della serie ne risente.