MalAmore. Un titolo simbolico che ricorda per assonanza il Mal D'Amore dei poeti, e che si prova quando ci si strugge per un'altra persona. Ma cosa succede se il contesto in cui una relazione si sviluppa è quello della criminalità organizzata? Prova a chiederselo il film da esordiente di Francesca Schirru, arrivato in sala, dove probabilmente vuole provare ad intercettare gli spettatori fan di Gomorra - La Serie, o storie simili.
MalAmore: tossicità romantica

In realtà l'opera prima si differenzia subito dalle altre mafia story per l'approccio umano e per il concentrarsi sulle relazioni che si sviluppano all'interno di quell'ambiente malsano e malato, più che sui soliti loschi affari. Una pellicola di denuncia non tanto della malavita organizzata - in questo caso la Sacra Corona Unita pugliese - bensì della tossicità che pervade alcuni rapporti, in qualunque contesto questi nascano e crescano.
La trama? Mary (Giulia Schiavo) e Nunzio (Simone Susinna) sono amanti: lui è il boss di un pericoloso clan, ora dietro le sbarre, mentre la moglie Carmela (Antonella Carone) fa le sue veci temporaneamente fuori dalla prigione. Una situazione non definitiva, perché lui sta già facendo progetti per quando uscirà a breve, data anche la gravidanza imminente della moglie. Quest'ultima vuole disperatamente rimanere incinta e chiede aiuto ad un'amica ginecologa ma la natura non sembra essere dalla sua parte.

Tutto cambia quando Mary conosce Giulio (Simon Grechi), il nuovo insegnante di equitazione al maneggio che frequenta, dove ha una cavalla regalatale da Nunzio. Un uomo buono che non si è sporcato le mani di sangue e che mette in crisi le certezze della ragazza. A questo punto Mary deve scegliere chi amare e quale vita voler vivere. Ma si può davvero amare liberamente in un ambiente come quello? Queste sono alcune delle domande che la pellicola prova a porsi e a porre agli spettatori, tentando di utilizzare una certa regia, fotografia e soundtrack (rap) tanto inserite nel genere quanto già viste e vissute, scimmiottando un po' troppo lo stile, le movenze, le caratterizzazioni proprio di Gomorra, e quindi mancando di ritmo e tensione narrativa.
Performance deludenti

Il cast nel suo insieme non fornisce una prova convincente, non aiutando gli spettatori ad avvicinarsi ed affezionarsi ai personaggi. Interessante è però la riflessione sul ruolo delle donne all'interno della criminalità organizzata, ma anche in questo caso già sviluppata e raccontata meglio altrove. I due personaggi femminili fanno un percorso solo apparentemente lontano, ma si ritrovano ad essere entrambi pedine degli uomini della loro vita, abituati a decidere anche per loro e a "rimetterle al loro posto" all'occorrenza.

I tre protagonisti maschili fungono invece da spartiacque tra una mascolinità profondamente tossica, che non si traduce con la violenza psicologica e fisica, sia amorosa che amicale. Pensiamo al personaggio di Michele (Antonio Orlando), amico d'infanzia di Mary, che le ha presentato il boss, facendola finire in un circolo vizioso da cui non riesce ad uscire. Dall'altra parte, c'è un pizzico di speranza: la genuinità di Giulio, unico faro nella nebbia di questa storia in cui, alla fine, sembra non vincere nessuno. Nemmeno l'amore.
Conclusioni
MalAmore è un'opera prima che ha dei buoni intenti di rinverdire un genere, quello della mafia story, concentrandosi sulle relazioni interpersonali (non solo amorose) dei protagonisti. Purtroppo però il risultato è qualcosa di già visto su praticamente tutti i fronti, smorzando la tensione narrativa e l'immedesimazione del pubblico. Interessanti però le riflessioni sul comparto femminile nella malavita (anche qui già raccontato altrove) e sull'idea che la mascolinità tossica non sia solo amorosa, ma anche amicale.
Perché ci piace
- Il punto di vista delle relazioni all’interno della malavita.
- La tossicità non solo amorosa ma anche amicale.
- La riflessione sul ruolo delle donne nel contesto criminale…
Cosa non va
- …già visto e raccontato meglio altrove, come il resto dei temi del film.
- Una pellicola troppo figlia di chi è venuta prima di lei.
- La performance del cast non colpisce nel segno.