Machete: il Messico esplode a Venezia con Robert Rodriguez

Arriva al Lido uno dei big più attesi e acclamati dal pubblico e dalla stampa, che presenta, accompagnato dalla bellissima Jessica Alba e dal mitico Danny Trejo, 'Machete', un film brillante, divertente, violento e originale. E si promettono anche nuovi sequel...

Insieme alla sinuosa Jessica Alba e all'imponente Danny Trejo, il regista texano più cool del cinema contemporaneo ha presentato alla 67esima Mostra del Cinema di Venezia il suo ultimo e originale progetto, nato dal fake trailer che ci aveva mostrato nel divertente Grindhouse - Planet Terror. Film d'apertura della sezione Mezzanotte, Machete, che sarà distribuito nelle sale italiane da Lucky Red, racconta la storia di un ex agente federale con un terribile caratteraccio che, dopo la fuga in Texas, cade vittima di una cospirazione politica e viene accusato di un assassinio mai commesso. Da giustiziere legale a vendicatore personale l'iconico Machete, alias Danny Trejo, è circondato da una serie di bizzarri personaggi - gli spettatori potranno riconoscere la "star" Quentin Tarantino - nei quali s'imbatte lungo l'impervia strada di una spietata vendetta a suon di asce e accette. Sotto il suo immancabile cappello texano che "serve a tenere a bada le buone idee e a non farle scappare", il fascinoso Robert Rodriguez, ben disponibile a farsi immortalare da fan e fotografi e che rappresentava nei primi giorni una delle big più attese dal pubblico, ci ha raccontato com'è nato Machete e ci ha spiegato quanto abbia pesato sulla scelta di lavorare a questo film l'ottima accoglienza da parte del pubblico del trailer che aveva realizzato quasi per scherzo.

Oggi il regista del campione d'incassi El Mariachi è un'eccezione del panorama cinematografico americano: Rodriguez ci ha confessato che dopo il successo riscosso con il primo capitolo della famosa "saga messicana" ha deciso di lavorare lontano da Hollywood e dalle major e di realizzare i suoi film direttamente da casa. Ironia a parte, caratteristica che il bravo Rodriguez consegna a tutti i suoi film, pellicole che mescolano sapientemente l'azione al divertimento, il metodo "fuori dal sistema" ha permesso al regista di mettere in pratica le sue idee e di regalarci un film come Machete che fa riflettere, diverte e strappa larghi consensi anche tra i cinefili più esigenti del Lido.

Signor Rodriguez ci racconta qual è la genealogia del protagonista del suo film, che avevamo già conosciuto in Grindhouse?

Robert Rodriguez: Sì, Machete mi era già venuto in mente ai tempi di Desperado nel 1984 quando ho incontrato per la prima volta Danny Trejo e ho visto in lui le potenzialità per l'eroe di una storia violenta, un agente federale combattuto, che ha perso la famiglia negli Stati Uniti ed è stato scelto dai cattivi. Poi diventa un incorruttibile e inizia ad indagare: ho pensato subito che lui fosse l'attore giusto per un duro perché lui è un duro!

Com'è avvenuto il passaggio dal trailer al film?
Robert Rodriguez: Ho sviluppato il personaggio di Machete per tutti questi anni, ma è stato il trailer a farmi andare avanti perché ha alimentato l'interesse del pubblico e tutti mi chiedevano quando avrei fatto il film.

Nel finale del film ci ha promesso altri due sequel. Cosa dobbiamo aspettarci?
Robert Rodriguez: Alla fine del film c'è uno scherzo perché mi era sembrato che prima dello schermo nero ci volesse qualcosa così ecco che mi sono venuti in mente i due titoli Il ritorno di Machete e Machete uccide di nuovo. Volevo accontentare il pubblico e credo che ci saranno altri film perché molti me li chiederanno. I singoli personaggi di questo film sono interessanti, li ho resi unici e potrebbero avere una loro vita indipendente. Volevo che fossero così forti da portarli in un loro film. .

Signor Trejo com'è cresciuto il suo personaggio?

Danny Trejo: Direi proprio che Robert mi ha allenato dai tempi di Desperado; c'era una parte di questo personaggio in tutti i miei film, anche in Predators e poi mi sono "laureato" per diventare qualcosa di più, uno più duro degli altri.

La scelta di un eroe messicano dà responsabilità e forza al suo Paese anche se in maniera divertente. Come si collega il suo film ai problemi attuali che tratta?
Robert Rodriguez: Sono cresciuto con i problemi dello sfruttamento e nessuno aveva fatto prima un film sullo sfruttamento degli uomini. Nel trailer si capiva chi fosse il protagonista e anche nel film fin dall'inizio, così come si capiva che sarebbe stato un film divertente: facendo il trailer prima abbiamo avuto la possibilità di seguire le reazioni del pubblico e di accogliere le sue richieste. Abbiamo inserito un personaggio che di solito non sarebbe un protagonista.

E che peso ha l'ambientazione?
Robert Rodriguez: Se un film è ambientato nell'America Latina non è solo per rivolgersi all'America Latina. Io volevo solo che il pubblico lo trovasse divertente.

Tra i vari personaggi lei ha chiamato quello interpretato da Tom Savini Osiris, che è un nome iraniano, un killer professionista che vive in Texas. Come motiva questa scelta?
Robert Rodriguez: Ci sono varie persone in Texas che vengono da Paesi diversi, noi volevamo dare un nome internazionale e quel nome funzionava bene. Se facessimo un altro film, un sequel o uno spin-off forse gli daremmo un altro nome.

Lei lavora lontano da Hollywood e con budget inferiori alla media. Qual è il suo segreto?
Robert Rodriguez: L'idea di lavorare in maniera tradizionale è stata per me naturale fino a quando ho realizzato El Mariachi, un film a basso costo dagli incassi strepitosi, ma poi ho capito che avrei potuto lavorare diversamente. Ho pensato che sarebbe stato fantastico continuare a lavorare ai film dal mio appartamento. Al di fuori del sistema si posso mantenere le idee creative, si possono utilizzare strumenti nuovi, c'è più libertà di azione e questo rende i film migliori e più diretti al pubblico perché lo spettatore ci vede qualcosa di più reale, capisce che il film gli vuole dire qualcosa e questa diventa la sua forza.

I suoi film sono spesso caratterizzati da un lavoro sull'exploitation, sui generi, ma sono anche legati alla politica e all'attualità. Secondo lei quanto il dibattito sull'immigrazione in America adesso ha influenzato o sta influenzando la produzione di film?
Robert Rodriguez: Avevo pensato che questo film avrebbe affrontato temi sociali che esistevano già 16 anni fa e se questi problemi ci sono ancora vuol dire che non sono stati risolti. Nel mio film l'immigrazione è usata come copertura per i cattivi e il fatto che il film riesca a toccare a un livello diverso e che sia un film d'intrattenimento ha superato le nostre aspettative iniziali.

Signora Alba come ha risposto a Robert Rodriguez quando le ha proposto una parte in Machete?

Jessica Alba: Quando ho letto la sceneggiatura ho pensato che in nessun modo ce l'avrebbe fatta a fare questo film, ma il soggetto era fantastico e la storia entusiasmante. Poi insieme ne abbiamo parlato durante le riprese di Sin City, ricordo che lui voleva affrontare anche stereotipi come i latini e questi sono esplosi sullo schermo. L'unico modo per farlo era l'umorismo intelligente. Chi si sarebbe tirato indietro di fronte a un duro come Danny Trejo?

Signor Trejo pensando alla sua carriera, sembra che lei sia diventato un personaggio cinematografico, un marchio. Come vive questa situazione?
Danny Trejo: Sì, sono stato benedetto! Rodriguez mi ha fatto arrivare a diventare un'icona. Sono fortunatissimo ad aver lavorato con persone come lui.