Love, la recensione: amore e sesso (e altre variazioni sul tema) Norvegia

La recensione di Love, ultimo film del concorso veneziano che vede il ritorno in competizione di una pellicola norvegese dopo 38 anni.

I protagonisti di Love

Cos'è l'amore? Se lo chiede Dag Johan Haugerud, scrittore e regista norvegese che prosegue l'indagine sui sentimenti più intimi degli individui con la trilogia Sex, Love e Dreams. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, Love è un film molto parlato in cui i personaggi si confessano con amici, colleghi o con semplici sconosciuti incontrati sul traghetto che collega Oslo con le isole del fiordo. Le creature nate dalla penna di Haugerud hanno il bisogno irrefrenabile di confessare i loro sentimenti più intimi all'interlocutore per riflettere a voce alta sulla bontà dei loro comportamenti.

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Andrea Bræin Hovig e il suo partner in una scena di Love

Nella girandola di personaggi che compaiono in Love si identificano due protagonisti: Marianne, urologa pragmatica e indipendente, e Tor, infermiere omosessuale alla ricerca di sesso facile e magari anche di qualcosa in più. Grazie a un'amica guida turistica Marianne intreccia una relazione con un uomo divorziato, con due figlie e l'ex moglie che vivono nella casa accanto alla sua, mentre Tor, sul traghetto, abborda uno psicologo segnalatogli da Grindr che qualche tempo incrocia in ospedale visto che l'uomo sta per sottoporsi a un'operazione alla prostata.

Cosa resta della liberazione sessuale nel profondo nord?

Love ci fornisce uno spaccato fedele della società scandinava sessualmente libera facendo il punto sui sentimenti degli individui sulle relazioni etero e omosessuali. Cos'è il pudore in un mondo in cui la quota di bigottismo è decisamente ridotta rispetto ai paesi cattolici e in cui regna la sincerità (quasi) totale? Dopo aver avuto un fugace incontro sessuale con uno sconosciuto (sposato) incontrato sul traghetto, Marianne interroga l'amica che sembra disapprovare velatamente il suo comportamento chiedendole: "Ciò che ho fatto ti sembra immorale? Per me la moralità ha a che fare col modo in cui tratto gli altri e non col sesso". E questa è un po' la sintesi del pensiero dei vari personaggi.

In una società aliena agli occhi degli italiani passionali, possessivi e iracondi vediamo due divorziati che vivono pacificamente (più o meno) in due case adiacenti assistendo in tempo reale alle relazioni dell'ex coniuge, mentre un omosessuale non fa mistero di voler consumare relazioni sessuali con sconosciuti unicamente per diletto e non col fine di trovare un partner fisso, ma viene guardato con sospetto se annuncia di voler far visita a un conoscente appena operato. Seppur diverse dalle nostre, le contraddizioni nella società norvegese esistono eccome, ma ciò che cambia è l'approccio tra individui dominato per lo più da cortesia, comprensione e pacatezza.

Uno stile troppo televisivo

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Locandina di Kjærlighet

Per descrivere questo mondo utopico (almeno ai nostri occhi) e le convenzioni sociali che lo regolano, Dag Johan Haugerud adotta uno stile rilassato e intimista in cui predominano i dialoghi, intervallati da eleganti campi lunghi sui palazzi di Oslo e sulla natura che la circonda visti dall'alto o dal traghetto, di cui i protagonisti fanno largo uso. Lo sguardo umanista del regista è intriso di un inedito candore che si traduce in una fotografia limpida e solare la quale, però, unita a una regia impersonale, purtroppo dona a Love un'estetica da film tv.

Le performance convinte degli attori non sono sufficienti a distogliere l'attenzione da una forma troppo poco cinematografica anche se a stuzzicare la curiosità del pubblico ci pensa l'aitante infermiere gay di Tayo Cittadella Jacobsen, decisamente a suo agio col proprio corpo e con la propria sessualità. Saranno i geni italiani visto che l'attore è italo norvegese? A noi piace pensare che sia proprio così.

Conclusioni

Love è un'indagine sui sentimenti raccontata con sguardo candido e ingenuo da un regista innamorato dell'umanità che usa i dialoghi per scandagliare il massimo i meandri della psiche, fornendo un accurato spaccato della società norvegese riguardo al sentimento e alla sessualità. purtroppo lo stile visivo piatto rende la pellicola troppo simile a un film tv.

Movieplayer.it
3.0/5

Perché ci piace

  • La ricerca della profondità di un regista che privilegia i suoi personaggi.
  • La società scandinava, coi suoi modi gentili e l'attenzione al prossimo, sullo schermo è una boccata d'aria fresca,

Cosa non va

  • Stile visivo e fotografia troppo simili a un film per la televisione.
  • A tratti la pellicola risulta un po' troppo verbosa.