Ci siamo lasciati alle spalle San Valentino da pochi giorni, con il relativo abuso di dediche alla saccarina, stoccate crudeli dei cinici e proclami di orgoglio single. Nel frattempo, il dibattito politico è infiammato dalle sorti del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili e sulla famigerata stepchild adoption. La verità è che anche per i fortunati, quelli che possono vedere il loro impegno reciproco tutelato, quelli che combattono per proteggere i frutti di quell'impegno, e quelli che, tutto sommato, sono decisamente più contenti con la vecchia palla al piede accanto che là fuori, in un mondo in cui creare rapporti umani è sempre sempre più imbarazzante e spaventoso, l'amore è una bella gatta da pelare.
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In fondo l'atteggiamento che abbiamo verso l'amore è quello che abbiamo verso la vita: c'è chi ci si tuffa con gioia e senza salvagente e c'è chi resta distaccato e impassibile; c'è chi crede che l'amore sia l'unica forza che trascende il tempo e lo spazio (ciao Chris Nolan!) e chi lo ritiene la patetica illusione di chi è incapace di bastare a se stesso. Da qualche parte, forse, c'è la giusta e felice via di mezzo; un atteggiamento critico ma speranzoso, che passa direttamente per l'ironia.
Come quello del trio che rappresenta il motore creativo di Love, la nuova comedy che Netflix sta per elargire al suo vasto e adorante pubblico di abbonati. Paul Rust è un attore e sceneggiatore comico con un curriculum considerevole per un trentacinquenne; sua moglie Lesley Arfin, invece, proviene dalla crew al femminile stralunata e disillusa di Girls. Quanto a Judd Apatow, non c'è bisogno di presentazioni: è da sempre garanzia di una commedia di alto livello e di un divertimento intelligente e pieno di cuore, ed è un autore che è stato capace, negli anni, di mettersi brillantemente al servizio del talento altrui. Insieme, con il supporto insostituibile di Netflix, si sono decisi a raccontarci tutta la verità su un uomo e una donna in rotta di collisione l'uno con l'altro e - forse - con l'amore.
Prima dell'alba
Quello di Love è di fatto uno degli spunti narrativi più esili e scontati che si possano immaginare: due persone e la loro storia. Ma quando centri il registro giusto per una scrittura originale e divertente e hai due protagonisti azzeccati non ti serve molto altro: tanto più che Gus e Mickey (interpretati dallo stesso Paul Rust e dalla bravissima Gillian Jacobs di Community) funzionano bene insieme anche prima di incontrarsi. Perché il pilot si apre ben prima del loro incontro, non su un amore, ma su due personalissimi, desolanti se pure spassosi fallimenti.
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Poco più che trentenni, i due sono impegnati infatti in relazioni diversamente disfunzionali: Mickey sta con uno spiantato immaturo che fa la spola tra casa di lei e quella dei suoi genitori, ma la fa divertire a letto - beh, più o meno. Gus invece è appena andato a convivere con una ragazza con cui c'è tanta buona volontà, ma l'intesa fisica è pari a quella che ci può essere tra un cubetto di ghiaccio e un accendino scarico. Due naufragi annunciati che conducono i nostri eroi in una situazione analoga, una notte di follia in cui lei si ritrova imbottita di psicofarmaci in una chiesa col suo ex e lui, ubriaco, riesce a sventare miracolosamente un ménage à trois con due avventurose sorelle in vacanza dal college. La mattina dopo, davanti al caffè post-sbornia, l'incontro. È davanti a quella tazza di caffè che capiamo che questa incipiente storia d'amore è troppo onesta per essere romantica, e troppo ironica per essere sprezzante.
Vivere e innamorarsi a Los Angeles
Trascinato dalla fenomenale alchimia tra i due interpreti, dalla tenera goffaggine di Rust e dall'aggraziata sfrontatezza di Jacobs, Love non è quindi la storia di un travolgente colpo di fulmine, ma quella di due esistenze che si allacciano con risultati per lo più credibili e decisamente buffi sullo scenario di una Los Angeles assolata e sconfinata, ma falsa e insalubre come il mondo là fuori, quello dove vogliono farci credere che dovremmo trovare l'anima gemella: il set televisivo su cui lavora Gus come tutore di un impertinente mini-superstar televisiva, la radio dove Mickey è continuamente alle prese con un capo tronfio e pusillanime, locali che sono chiese di notte e teatro di riprese cinematografiche di giorno, e naturalmente un milione di fetenti e succulenti fast food.
Come altri show originati da Netflix, Love si prende comodamente i suoi tempi, e forse lo spazio dedicato ai "precedenti" di Mickey e Gus - praticamente tutto il pilot - è eccessivo; ma il passo quieto e arioso permette allo show di dare respiro anche a gustosi personaggi secondari e soprattutto di dedicarsi in maniera approfondita e arguta ai suoi protagonisti, ai loro incorreggibili difetti, ai loro insondabili pregi e ai loro desideri impossibili. Il risultato più prezioso sono quei momenti - e non sono pochi - in cui una nota disperatamente personale e autentica si sposa a scene sfrenatamente divertenti: il potere catartico della risata. Ecco, forse non troverete conforto per il vostro mal d'amore in Love, ma troverete la voglia di riderne.
Movieplayer.it
3.5/5