"Un film per aiutare i giovani a credere in sé stessi": così recita la voce nel trailer de La rabbia, quarta fatica da regista di Louis Nero, dopo Golem, Pianosequenza e Hans, opere complesse che hanno portato all'attenzione di pubblico e critica un nuovo autore da seguire quantomeno con curiosità, nonostante gli eccessi di presunzione che non ce lo lasciano amare. Con La rabbia anche Nero, giovane promessa di un cinema italiano che stenta a sfornare elementi particolarmente brillanti, si concede il suo film nel film, un lavoro metacinematografico che riflette sul difficile stato delle cose oggi. Protagonista della pellicola è infatti un ragazzo che sogna di dirigere un film, ma che deve scontarsi con due terribili figure, quella del Produttore prima e del Distributore a prodotto finito, personaggi interessati a discorsi di tipo pratico ed economico, piuttosto che disposti a prestare ascolto alle idee e ai progetti dei giovani.
Il film, da oggi nelle sale distribuito in circa 30 copie, è stato presentato alla libreria Feltrinelli della Galleria Colonna di Roma. "Il mio è un film sul mondo del cinema - spiega Louis Nero - non è completamente autobiografico, ma è quello che un giovane deve affrontare quando vuole portare avanti una sua idea. Il protagonista va a bussare alle porte dei produttori per cercare i finanziamenti per il suo film, ma non trova mai nessuno disponibile all'ascolto. Decide perciò di fare una rapina in banca per prodursi da solo il film, per poi scoprire che dopo il produttore c'è da affrontare ancora il distributore. Un disastro, insomma, perché oggi si sceglie di non guardare nemmeno i nuovi progetti, le voci fuori dal coro."
Un cast di nomi illustri quello de La rabbia: oltre ai due protagonisti, Franco Nero e l'esordiente attore tedesco Nico Rogner, a prendere parte a questo ambizioso progetto dalle tinte sperimentali nomi come Giorgio Albertazzi, Tinto Brass, Arnoldo Foà. Philippe Leroy e addirittura un premio Oscar, Faye Dunaway, tutta gente che si è dichiarata entusiasta per questa possibilità di lavorare con i giovani e contribuire a farli crescere. "Ho l'abitudine, buona o cattiva a seconda dei punti di vista, di girare spesso con giovani registi - dichiara Philippe Leroy - Io e Franco Nero abbiamo la stessa passione nel provare a scoprire i giovani talenti e Louis Nero è senza dubbio uno di questi. Penso che noi vecchi dobbiamo trasmettere la nostra esperienza al giovane cinema d'autore." Gli fa eco Tinto Brass: "Quando Franco Nero mi ha parlato del progetto di Louis mi sono ricordato che c'è ancora gente che fa cinema con passione. Mi sono trovato a mio agio grazie anche alla storia, perché la rabbia è un sentimento che ho coltivato anch'io per molto tempo. Il mio primo film, Chi lavora è perduto, è stato definito da un critico come 'la calda rabbia della gioventù'. Noi usavamo l'ironia per stemperare questa rabbia e oggi succede lo stesso. Luois mi ha offerto una parte che accentua il mio personaggio erotomane, il porno-produttore, che smonta tutti i buoni propositi del giovane regista. La rabbia è un sentimento sacrosanto sempre più necessario. In questa campagna elettorale tutti hanno un'ipocrisia clamorosa, una melassa della quale si ricoprono per nascondere ciò che c'è davvero sotto. E' giusto dire basta a certi atteggiamenti."
Un film co-prodotto dal regista e da Franco Nero, che ha creduto fortemente nel progetto, arrivando a mettere a disposizione la propria esperienza ed un nome che è servito ad aprire qualche porta: "Io e Louis ci siamo conosciuti sul set di Hans - rivela l'attore - Ci aveva presentati Silvano Agosti, un altro geniaoloide, un regista indipendente molto bravo. Louis mi chiese di fare un cammeo in Hans e sebbene la sceneggiatura mi piacesse molto, non mi interessava interpretare il ruolo pensato per me, quello di un magistrato che trovavo allora piuttosto banale. Perciò ho proposto e poi scritto io un cammeo di un barbone che parla con una colomba della situazione dei manicomi. Alla fine ho fatto entrambi i ruoli. Ho capito subito che Louis era un ragazzo di grande talento. Il tema del film è molto attuale tra i giovani e cioè le difficoltà di un giovane autore di fare un film indipendente. In più questo film rappresenta anche un fantastico omaggio al cinema di Fellini. Il mio personaggio per esempio, nel corso del film, parla con una sagoma di Fellini e mi piace considerare il film una sorta di omaggio a quello straordinario regista."
Anche le musiche de La rabbia sono di grande prestigio e rappresentano per il regista, che del film è anche scrittore, montatore, fotografo e produttore, un bel colpo messo a segno per dare maggiore respiro al progetto. Da una parte la solennità di Luis Bacalov, premio Oscar per le musiche de Il postino nel 1994, dall'altra il talento di Teho Teardo, già sentito in colonne sonore come quella de L'amico di famiglia. "Io e Louis non ci siamo mai visti fino alla fine del film, ma ci sono state lunghe telefonate, anche di 4 o 5 volte al giorno. Eravamo diventati in pratica due fidanzatini. Non mi piace far musica per il cinema, ma preferisco portare la musica nel cinema, e in questo senso lavorare a questo film è stata un'esperienza molto gratificante." E mentre si aspetta con curiosità di vedere come andrà questa nuova esperienza di Louis Nero è già tempo di parlare di nuovi progetti: "Sto lavorando a varie idee - rivela il regista - ma il progetto che mi sta più a cuore è un film su Fellini intitolato La vita immaginaria di Federico Fellini. Spero tanto di riuscire a realizzarlo perché ci tengo molto."