Si è dedicata al jazz Lola Ponce, cantando Cheek To Cheek sul palco del Forte Arena in Sardegna, cornice perfetta per le premiazioni e le proiezioni del Filming Italy Sardegna Festival di cui è ospite. Divenuta famosa grazie alla sua interpretazione di Esmeralda nel musical Notre Dame de Paris con le musiche di Riccardo Cocciante, Lola Ponce da anni si divide tra l'Italia e gli Stati Uniti per il teatro, la musica e i musical. Sposata con il collega attore, cantante e modello messicano Aarón Díaz, ci racconta in questa intervista la sua passione pura per il cinema e l'arte in generale.
Lola, sei per il cinema puro in sala o anche per lo streaming sul divano di casa?
Cinema puro tutta la vita, corro sempre al cinema appena posso. Poi, mi sono sposata anche con un attore e siamo d'accordo che il cinema brutto o meraviglioso va visto tutto, per me è pura alimentazione della creatività. Il cinema è l'arte sublime e suprema.
E le serie TV le vedi?
Non ne vedo tantissime, solo a volte. Ovviamente vedo tutte quelle che interpreta mio marito Aarón Díaz.
L'ultima serie che ha fatto lui in America mi ha fatto impazzire, è Quantico sull'Abc. Lui interpretava León Veléz nella seconda stagione, un latino americano metà americano e metà messicano proprio come lui. Diciamo che punto tutto su Aarón e amo veder proiettare il suo lavoro.
C'è un film che ti ha colpito particolarmente negli ultimi tempi?
Io ho amato La La Land o come dico a volte Lola Land, l'ho amato perché sono stata invitata alla prima a Venezia ed è stato spettacolare per me perché non me l'aspettavo neanche. Dalla produzione sono stati gentilissimi a invitarmi, perché mi hanno detto: "Lola, impazzirai a vederlo!".
Ed infatti, quando ho visto questa ragazza con quella piccola scena teatrale tutta al buio, mi sono rivista io mille volte in quello che si prova in quel tipo di situazioni e poi il finale, io avrei preferito che loro avessero lottato e vinto veramente nella vita perché per me vincere significa trovare la tua serenità e la tua felicità nell'amore, così che poi il resto non può che, di conseguenza, venire meglio.