L'Argentina è ormai solo un ricordo per Lodovica Comello, un talento in fuga che, a differenza di molti suoi coetanei, è tornato in Italia per affrontare una carriera brillante tra cinema, televisione e musica.
Dopo il grande successo della serie tv Violetta prodotta da Disney Channel, l'artista friulana classe 1990 si è fatta sedurre dalla musica, incidendo il primo singolo Universo nel 2013, per poi calcare il palcoscenico dell'Ariston nell'ultima edizione del Festival di Sanremo con il brano Il cielo non mi basta. Il pubblico televisivo, tuttavia, ha avuto modo di conoscerla meglio alla conduzione del reality show Italia's Got Talent, che ha sottolineato la sua personalità solare ed un'energia genuina, protagonista anche di numerose puntate di Edicola Fiore.
A parte la recente partecipazione nel film Poveri ma ricchi di Fausto Brizzi, il grande schermo l'ha accolta soprattutto come doppiatrice per film di animazione come Monsters University ed Inside Out, ma in La principessa e l'aquila di Otto Bell, atteso nelle sale italiane il prossimo 31 Agosto 2017, Lodovica Comello è la voce narrante (Daisy Ridley nella versione originale) che accompagna la piccola protagonista Aisholpan nella sua avventura formativa e coraggiosa.
Nel suggestivo e poetico paesaggio della Mongolia nei pressi dei Monti Altai questa eroina di tredici anni sfida i pregiudizi del contesto culturale del suo popolo per inseguire il sogno di diventare addestratrice di aquile, seguendo le orme degli uomini della famiglia. Questa attività non è mai stata praticata dalle donne, pertanto Aisholpan diventa simbolo del progresso e della ferma resistenza all'idea conservatrice che è ancora forte in quei luoghi.
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In occasione dell'anteprima de La principessa e l'aquila al Biografilm Festival 2017, abbiamo incontrato Lodovica Comello, che ci ha svelato il suo legame con questa favola di ribellione, amicizia e coraggio dalla straordinaria potenza visiva, riflettendo sulla sua storia personale e artistica e sui progetti futuri.
Una favola educativa e poetica
Cosa ti ha colpito di questo film?
Aisholpan sfida una tradizione millenaria che portano avanti gli uomini, i padri, i capi tribù e decide di fregarsene riuscendo poi a vincere il festival più importante della Mongolia per dimostrare a tutti che la cosa che conta sono gli "attributi", non quelli veri e propri ma quelli mentali.
Ti sei identificata con il personaggio di Aisholpan? Perché?
Ho avuto una famiglia che mi ha sempre allenato a non mollare e provare a fare qualsiasi cosa, credendo nell'idea di mettersi alla prova costantemente per dimostrare a se stessi quanto si è capaci. Quindi in questo senso sì, fin da piccola ho seguito le mie passioni che sono il canto, la danza, la recitazione, e ho avuto la grande fortuna di essere al posto giusto nel momento giusto per un provino fortunato che mi ha spedito in Argentina dove ho vissuto per quasi quattro anni. Una grande esperienza dettata un po' dalla fortuna, ma anche dal fatto di essermi impegnata molto prima. Come Aisholpan non mi piace fermarmi davanti agli ostacoli.
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L'importanza di rompere gli schemi
Che emozioni ti ha regalato questo film?
Mi sono emozionata molto, in primo luogo perchè La Principessa e l'Aquila offre la possibilità di avvicinarsi ad una realtà che molti di noi non conoscono, quella delle tribù nomadi nella Mongolia. Una storia meravigliosa di una poeticità unica e la bambina è semplicemente commovente ed estremamente coraggiosa. In una realtà del genere, abbastanza conservatrice, con tradizioni millenarie dalle quali non si scappa, uno deve rigare dritto, invece lei ha avuto il coraggio di ribellarsi e dimostrare quanto vale. E credo sia un messaggio giusto per tutte quelle giovani donne che hanno paura di muovere i primi passi verso le loro passioni e pensano di non essere all'altezza. Possono trarre ispirazione da questa storia.
A te ha aiutato questo film a superare qualche limite?
Io sono un po' come Aisholpan nel senso che non mi importa di quello che pensa la gente. Mi ci sono ritrovata molto in lei perchè ho sempre cercato di sgomitare per fare quello che volevo, fregandomene di quello che dicevano la famiglia, gli amici e ho scelto una carriera un po' insolita, o perlomeno più insicura rispetto ad un percorso di studi, una Laurea. Aisholpan ti trasmette una forza incredibile, mi ha fatto sentire viva. Appena finito di vedere il film avevo voglia di fare delle cose. Bisogna aggredire la vita, seguire l'istinto e fidarsi di se stessi e del proprio intuito e così non sbagli mai.
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Tutto iniziò con i Pink Floyd!
Aisholpan ha iniziato la sua passione all'età di 8 anni, tu a quell'età avevi già inseguivi i tuoi sogni?
Sì, io ho iniziato a 6 anni chiedendo a mio padre di iscrivermi ad un corso di chitarra. Lui mi faceva sentire tutto il giorno i Pink Floyd e io volevo suonare come loro, forse ero un po' ambiziosa! In particolare volevo suonare una canzone che si chiamava "Lost for Words" che aveva degli assoli di chitarra bellissimi e gli ho promesso di suonargli un giorno uno di questi, ma ancora ad oggi non l'ho mai fatto. Ma ero già molto determinata, ho iniziato con la chitarra per poi fare tutto quello che riguardava la musica, come pianoforte, solfeggio, canto, fino al ballo e la recitazione e mi si è aperto un mondo che non ho mai abbandonato.
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Inseguire un sogno è più facile con una famiglia complice
I tuoi avevano altri progetti per te?
Mi hanno sempre incoraggiato ma si sono sentiti un po' insicuri nel momento in cui, finito il liceo ho deciso di non continuare a studiare dicendo: "Io vado a Milano e tento la fortuna". Hanno fatto un po' di fatica ma sono stati coraggiosi e si sono fidati. Poi hanno visto che le cose hanno iniziato a girare nel verso giusto e ora sono contentissimi.
I tuoi progetti futuri?
Sarà un'estate principalmente musicale, ho iniziato con due date a Milano e Roma con un concerto e il tour continuerà nell'estate passando anche per alcuni festival. Poi concluderò l'album aspettando la prossima avventura televisiva, forse in autunno ma ancora non c'è nessuna conferma.