Pippo Delbono viene accolto con una commossa ovazione alla fine del suo straordinario monologo Racconti di giugno, eseguito in un'esclusiva versione festivaliera che ha strappato risate, applausi e qualche lacrima nello struggente finale. Un performer di classe che, in quello che è il suo lavoro più personale, si mette in gioco fino in fondo donandosi a un pubblico partecipe che accoglie con incredibile calore l'arrivo sul palco dell'ormai star Bobò per i saluti finali, seguito dal direttore Frederic Maire che consegna a Delbono uno specialissimo Pardo del cuore.
Decisamente meno entusiastica l'accoglienza riservata al noir italo-svizzero La valle delle ombre, progetto sulla carta decisamente interessante, vista la fonte alla quale si ispira (alcuni racconti del giallista emiliano Eraldo Baldini contenuti nelle raccolte Gotico Rurale e Bambini, ragni e altri predatori) e alla presenza nel team degli sceneggiatori di un altro popolare romanziere italiano, Sandrone Dazieri. Il regista attinge all'ancestrale mitologia rurale per costruire la sua fiaba nera fatta di racconti a incastro, un po' alla maniera delle Mille e una notte, scegliendo intelligente di calare il tutto nell'atmosfera casereccia e un po' retrò delle Alpi ticinesi, location piuttosto inedita e decisamente adatta per le storie narrate al povero Matteo, bambino di città giunto da Lugano per far visita al nonno. Purtroppo a causa di un budget ridotto e della conseguente penuria di effetti speciali, il film è costretto a far leva prevalentemente sulla fascinazione dei luoghi, sulle interpretazioni degli attori e sulla solidità dello script, elementi che a tratti vacillano provocando l'umorismo involontario del pubblico a causa della scarsa tenuta della suspence. Non aiuta la presenza nel cast dell'ungherese Andrea Osvàrt, protagonista dell'episodio in teoria più "terrificante" dei tre narrati.
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Piacevole e divertente il secondo film in concorso, l'anime Summer Wars diretto da Mamoru Hosoda, una pellicola priva della profondità o dell'eleganza di un Miyazaki, ma capace di avvincere ed emozionare. La tesi su cui si basa il film riguarda la fine del nostro mondo ogni giorno più virtuale e dipendente dal web che potrebbe essere provocata da virus informatici, mostri creati dall'unione di avatar e giochi on
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